GARDONE RIVIERA – L’allestimento temporaneo “Spazio Duse” visitabile fino a settembre nel Museo d’Annunzio Segreto, al Vittoriale. L’esposizione è stata realizzata in collaborazione con la Fondazione Cini di Venezia, che custodisce la raccolta più ampia di memorie e cimeli della Divina.
Dal giorno in cui il sipario scese sull’esistenza di Eleonora Duse, nel 1924, d’Annunzio tenne al Vittoriale, collocata accanto al tavolo da lavoro nella Stanza dell’Officina, una scultura del ferrarese Arrigo Minerbi raffigurante il volto dell’attrice. E’ un calco in gesso dell’opera originale in marmo di Carrara, anch’essa conservata dalla Fondazione dannunziana. Sul volto della Divina il poeta stende un foulard di seta per non rimanerne turbato: Eleonora è la «testimone velata» della sua ultima solitudine, la musa partecipe imperitura delle sue creazioni letterarie. D’Annunzio mise in risalto il volto della Duse pittando lo sfondo, contro cui la testa si staglia, con inchiostro di China. Secondo l’umore, poi, alzava o abbassava il velo di seta.
La scultura di Minerbi è il simbolo più noto, tra i tanti conservati al Vittoriale, della passione travagliata, dolente e disordinata tra d’Annunzio e la Duse. Che altro resta nella Prioria, l’abitazione del Vate, a far memoria della Divina? Nella Veranda dell’Apollino ecco una fotografia che ritrae l’attrice, accanto a quelle della madre Luisa. Un altro ritratto fotografico, ancora a fianco di quelli della madre e della sorella Elvira, è poggiato su un tavolino nella Stanza del Lebbroso, luogo ascetico allestito dal poeta perché la sua salma fosse qui vegliata (come appunto accadde), in cui d’Annunzio trascorre in meditazione giorni fatidici: l’anniversario delle imprese di guerra, della morte della madre o, appunto, della Duse.
Poi ancora, persi nel sovraffollamento simbolico della Prioria, un fermacarte con dedica «A Eleonora Duse», una medaglia con ritratto e la riproduzione in marmo di Carrara della mano sinistra dell’attrice, la «Lenor dalle belle mani». Hermann Hesse ebbe a dire di lei: «La sua recitazione, anche quella delle mani, è favolosamente fine, sensibile e trascinante». La scultura, opera di autore ignoro, riporta sulla base la scritta «Main de M.me Duse» e in questi giorni è esposta nell’allestimento temporaneo Spazio Duse, approntato nel Museo d’Annunzio Segreto in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, che custodisce la raccolta più ampia e completa di memorie e cimeli della Divina, avviata a seguito di una prima donazione effettuata nel 1968 da Eleonora Ilaria Bullough, nipote dell’attrice e sua unica erede.
In vetrina, nello Spazio Duse, abiti e costumi di scena, un sopraveste in taffetà di seta stampata di Mariano Fortuny, un soprabito in stoffa damascata di Paul Poiret, un mantello di velluto, un paio di guanti in pelle bianca con bottoncini in madreperla. Il Vate lusingava la sua attrice regalandole abiti superbi: «Non comprare vestiti, ti darò io quelli che ti si addicono», le scrisse. In esposizione, tra gli altri cimeli, anche un ritratto ad olio su tela realizzato dal pittore fiorentino Michele Gordigiani nel 1885, alcuni ritratti fotografici e il copione autografo del primo atto de «La figlia di Jorio». Inaugurato il 2 marzo scorso, in occasione della «Giornata immaginifica» organizzata a chiusura delle celebrazioni per il 150° compleanno del Vate, lo Spazio Duse sarà visitabile fino a settembre, tutti i giorni negli orari di apertura del Vittoriale, dalle 8.30 alle 19 (la visita al Museo d’Annunzio Segreto è prevista da ognuna delle tre tipologie di biglietti d’ingresso: 8 euro per il parco, 13 per accedere anche al museo d’Annunzio Eroe e 16 per chi intende effettuare pure la visita guidata alla Prioria).