ALTO GARDA – Si possono istituire tutti i divieti del mondo, ma i base-jumper continueranno ad arrivare. Forse, più che reprimere, meglio regolamentare.
Le recenti tragedie (leggi qui la cronaca) hanno innescato una discussione sulla necessità di governare un fenomeno quasi di massa come il base-jumping, che vede nel monte Brento e nel Becco dell’Aquila uno dei «santuari» mondiali di questa specialità.
Il quotidiano trentino L’Adige ne ha parlato con Gianluca Tognoni, comandante del Soccorso Alpino di Riva del Garda, che avanza alcuni suggerimenti: «Regolamentare i lanci, attivare un posto di controllo gestito da personale specializzato che sappia valutare capacità e curriculum di chi vuole lanciarsi e fornire informazioni preziose anche dal punto di vista meteorologico».
Sulla parete del monte che si innalza alle spalle di Riva del Garda sabato 16 agosto aveva perso la vita Abraham Cubo Lopez, spagnolo di Madrid. Avrebbe compiuto 38 anni il prossimo 8 dicembre.
«Aveva una tuta alare particolare, usata spesso per compiere acrobazie e passaggi radenti ma che aumenta l’indice di difficoltà – ha dichiarato a L’Adige Gianluca Tognoni -. Credo si sia accorto subito di essere passato troppo basso, forse ha perso lucidità e quando ha aperto il paracadute era troppo a ridosso delle rocce».
Secondo Tognoni «sarebbe veramente ora di fare qualcosa. E non dico di proibire i lanci, ma di dare alcune regole precise. Del resto la nascita di questa disciplina è simile alla nascita dell’alpinismo: anche all’epoca si pensava che fossero solo quattro matti che volevano sfidare la montagna e la natura». Che fare, dunque? «Attivare un tavolo di confronto con politici, tecnici del settore, responsabili del Soccorso Alpino e altri soggetti sarebbe un buon punto di partenza – dice Tognoni -. Qui parliamo di un fenomeno che ormai viaggia su numeri importanti, con 2-3000 lanci all’anno dalla sommità del Brento. Si possono e si dovrebbero individuare regole precise, proibire non serve a nulla. Un presidio al punto di lancio sarebbe ad esempio già una buona cosa. Tantissimi russi che si lanciano dalle nostre parti, ad esempio, hanno esperienza di paracadutismo ma nessuna di base-jumping. E non è affatto la stessa cosa».
Sarebbe importantissimo anche fornire ai base jumper informazioni dal punto di vista meteorologico. Nel caso della giovanissima russa morta l’11 agosto, ad esempio, le condizioni meteo erano pessime per avventurarsi in lanci di questo tipo.
(La foto è tratta dalla pagina Facebook Base Bus Monte Brento)