I giardini segreti del Vate
GARDONE RIVIERA – Sabato 6 settembre l’associazione culturale Lacus propone un’inedita e straordinaria visita guidata attraverso il parco del Vittoriale, la cittadella monumentale di Gabriele d’Annunzio. Sarà un viaggio alla scoperta di verità manifeste, di richiami seducenti, di simboli e di autocelebrazioni che fecero del Vittoriale, ultima dimora di Gabriele d’Annunzio, uno dei luoghi più avvincenti e discussi del secolo. Dai giardini monumentali ai giardini privati e lungo l’intrigante valletta dell’Acqua Pazza, cammineremo attraverso tutto il parco, per capire, passo dopo passo, la vita e la personalità di un uomo inimitabile e ineguagliato. La visita – della durata di circa tre ore – si svilupperà attraverso i giardini del Vittoriale. La visita alla Prioria, casa del poeta, e ai musei è facoltativa e non è gestita dall’associazione Lacus. Costo dell’escursione: € 10,00 a persona + biglietto d’ingresso al parco: € 8,00 intero, € 6 ridotto. Info e prenotazioni: 338.7573813 La prenotazione è indispensabile
Il Parco del Vittoriale
Le aree verdi del Vittoriale non sono una semplice cornice vegetale alla Prioria, l’abitazione che d’Annunzio battezzò con vezzo francescano, ma un percorso della memoria. Questo parco di 9 ettari – di recente definito il «più bello d’Italia» da una giuria patrocinata dai ministeri dei Beni Culturali, del Turismo, dell’Ambiente e dal Fai – è un itinerario simbolico, un’esaltazione delle allegorie dannunziane, una creazione letteraria del poeta nella quale, al linguaggio simbolico delle parole corrisponde quello delle pietre, degli alberi, dei cimeli, delle acque. Ecco perché questo parco polimaterico, dove i simboli primeggiano sulle piante, merita un’attenta lettura da parte del visitatore, chiamato ad interpretare un’infinità di segni, motti, elementi storici e biografici. La ridondanza della Prioria si proietta negli spazi aperti. Come per l’abitazione, d’Annunzio, che il presidente del Vittoriale, Giordano Bruno Guerri, annovera fra i «primi difensori della natura in senso contemporaneo», ideò personalmente l’impostazione del giardino, seguendone la realizzazione, la piantumazione e l’arricchimento con lo stesso senso del dettaglio che riservava ai suoi versi. Il significativo impianto vegetale, prevalentemente di specie tipiche del paesaggio locale (olivi, allori, lecci, oleandri, rose e ben 781 cipressi, assai amati dal poeta) è oggi affidato alle cure costanti dei periti agrari e dei giardinieri del Vittoriale, che ogni giorno potano alberi, tosano prati, piantano essenze e curano fiori per preservare le suggestioni del luogo. Ai giardini si accede attraverso un portale con due colonne cinquecentesche sormontate da un architrave con il motto «Rosam cape/Spinam cave» (cogli la rosa/bada alla spina). Poco oltre, protetti dal gesto benedicente del bronzeo Frate Sole di Giacinto Bardetti, i 15 massi del Grappa e degli altri monti dove più duramente si è combattuto nella Grande Guerra. In ogni angolo del parco il poeta realizza interventi delicati, rispettosi della vegetazione stratificata, ma sempre con un intendimento simbolico, per dar luogo ad un percorso catartico, personale e intimo. Tra le fronde delle magnolie ecco l’Arengo, il fulcro di questa composizione simbolica, dove il Vate si riuniva con i seguaci fiumani per cerimonie commemorative. Tra i sedili in pietra si ergono 27 colonne simboleggianti le vittorie della Grande Guerra; quella più scura, con l’urna che racchiude la terra del Carso, ricorda Caporetto, disfatta considerata vittoria morale poiché accese la voglia di riscatto. Annessa al giardino vi era un’antica limonaia: d’Annunzio ne destinò una porzione a frutteto, recintato da pilastri sormontati da aquile e gigli, ripresi dalle decorazioni della Villa d’Este di Tivoli (Parco più bello d’Italia nel 2006), e impreziosito da una bella statua bronzea, la Canefora del Martinuzzi. Più in alto, incastonata nella collina, la prua della nave Puglia, sormontata a mo’ di corona dal Mausoleo delle Arche, ispirato ai tumuli romani, ultimo ricovero del poeta e dei legionari fiumani. Siamo sul crinale del promontorio che guarda le vallette dell’Acqua Pazza e dell’Acqua Savia, battezzate così da d’Annunzio in virtù del moto delle acque che le solcano, impetuose le une, tranquille le altre. I due ruscelli confluiscono nel Laghetto delle Danze, invaso in pietra a forma di violino, in ricordo di Gasparo da Salò, posto nella porzione di parco chiusa inferiormente dal Portale Rivano, donato dalla città di Riva.