I 450 anni dell’Ateneo di Salò

0

SALÒ – Cade quest’anno il 450° anniversario di fondazione dello storico Ateneo di Salò, la più antica istituzione culturale salodiana. Le celebrazioni si aprono il 20 settembre con una conversazione di Philippe Daverio.

Scrive sulla pagina Facebook dell’Ateno il presidente Pino Mongiello: «Cadendo quest’anno il 450° anniversario di fondazione l’Ateneo di Salò celebra la propria ininterrotta funzione culturale con manifestazioni che colgono quanto di nuovo si è prodotto negli ultimi decenni nella ricerca storico-umanistica, tecnico-scientifica, socio-economica ipotizzando anche possibili linee di prospettiva. Non saranno trascurati, insieme alle più classiche discipline umanistiche, aspetti quali il fenomeno turistico, l’ambiente e il paesaggio, la biosostenibilità nel bacino gardesano. A relazionare sugli argomenti sono chiamati docenti universitari italiani ed esponenti della cultura bresciana. Taluni docenti hanno compiuto i loro studi presso il Liceo statale “E. Fermi” di Salò, istituto che celebrerà i suoi 50 anni di vita, in collaborazione con l’Ateneo, nel 2015. Con le celebrazioni di quest’anno, si apre per l’Ateneo di Salò un nuovo corso di studi e di ricerche che interessano l’intera area. Ciò accresce la sua responsabilità e lo sprona a sviluppare ampie aperture in totale sinergica condivisione con le realtà istituzionali del territorio».

L’apertura ufficiale delle celebrazioni per i 450 anni dell’Ateneo di Salò è fissata per sabato 20 settembre, alle 20.30 nell’auditorium Ceccato (istituto Battisti in via Bezzecca), con una conversazione di Philippe Daverio sul tema «Il capitale gardesano: uomini, terre, arte, lavoro».

 

Fondato nel 1564

L’Ateneo di Salò è la più antica istituzione culturale cittadina, fondata nel 1564 sotto il nome di «Accademia degli Unanimi».

Ha sede a palazzo Fantoni, al n. 49 dell’omonima via, in centro, a due passi dal Duomo.

La Biblioteca dell’Ateneo vanta un’eccezionale collezione libraria. Nei suoi archivi, autentica miniera culturale, si conservano oltre 25mila volumi, manoscritti del ‘200, codici, incunaboli, 1504 cinquecentine, edizioni stampate all’inizio del ‘500 dallo stampatore Paganino Paganini a Messaga (Toscolano), documenti della Magnifica Patria.

L’Accademia degli Unanimi nasce nell’epoca aurea della Riviera bresciana del Garda, la Magnifica Patria, che il 13 maggio 1426 si affidò “spontaneamente e lietamente” alla Serenissima Repubblica di Venezia. L’ampia autonomia di cui godeva la Riviera favorì traffici e prosperità. Salò è la capitale colta e vivace. Sul lago fioriva la civiltà rinascimentale nelle arti, nelle lettere, nella scienza, nella musica (è il secolo di Gasparo da Salò).

La data della prima costituzione storica in Salò dell’Accademia degli Unanimi viene fatta risalire al 20 maggio 1564. La fondazione del cenacolo è attribuita al letterato salodiano Giuseppe Meio (o Milio), detto Voltolina, e ad altri 18 giovani.

Fu un vero e proprio cenacolo di studi superiori, un collegio intellettuale di amanti dello studio, non imposto dall’esterno ma sorto per spontanea volontà dei fondatori, non aperto a chiunque (le domande di ammissione dovevano ottenere l’unanimità dei suffragi), con una sede accademica e una biblioteca in continuo aumento (ogni socio era tenuto ad incrementarla), primo nucleo della biblioteca dell’attuale Ateneo. Nelle adunanze vigevano norme di buona creanza e non era lecito bestemmiare, né spergiurare, né introdurre dadi e carte da gioco, né turbare l’armonia dei congregati, pena l’espulsione.

Durante la pestilenza del 1630, dopo le violenze in Riviera dei Lanzichenecchi, l’antico archivio degli Unanimi andò in gran parte perduto

Seguirono anni di sonnolenza. Gli Unanimi, a dispetto del nome, si dimostrarono litigiosi, furono accusati di un chiuso e saccente rigore intellettuale. Nel 1761 nacque a Salò l’Accademia dei Discordi, in evidente polemica nel nome ed anche nell’ordinamento con gli Unanimi. Un anno dopo venne trasformata in Accademia dei pescatori benacensi, e quindi assorbita dagli Unanimi.

Il carattere frivolo della società salodiana del ‘700 si manifesta negli argomenti delle disquisizioni dell’Accademia: «Se fosse maggior piacere e sicurezza per un amante di dar prova del suo amore a poco a poco o il manifestarlo ad un tratto»; «Se ne’ beni terreni riesca più sensibile il piacer dell’acquisto o il dolor della perdita»; «Se è più espediente prendere in moglie donna straniera che della propria patria».

Nel 1786 l’Accademia degli Unanimi si trasformò in Accademia unanime agraria, su sollecitazione del senato veneto che incoraggiava la costituzione di accademie che si occupassero con assiduo impegno, «sui modi di trarre dalla terra maggior frutto rispettivamente alla diversa natura del suolo». La tradizione vuole che la fama di cui ancor oggi godono i vigneti della Valtenesi sia nata dagli studi degli accademici salodiani.

Nel 1797, con la caduta della Serenissima e la venuta dei francesi, l’attività della Unanime conobbe un periodo di arresto. Poi, nel 1811, in ottemperanza ad un decreto napoleonico, l’Accademia fu costretta a cambiare il suo secolare nome e assunse quello che porta ancora oggi, Ateneo. Il nuovo statuto, che pur sempre corrispondeva alle precedenti finalità, assegnava all’Ateneo lo «scopo di promuovere la coltura in ogni ramo di scienza, di belle arti e di letteratura, e soprattutto di studi agronomi».

Dopo la formazione del Regno d’Italia e fino alla Prima Guerra Mondiale, la vita accademia risulta piuttosto debole, ma, fortunatamente, in quegli anni venne riordinata l’antica biblioteca degli unanimi che era andata arricchendosi nel corso dei secoli.

Quasi una rinascita dell’Ateneo si riscontra intorno al 1930, quando vi confluirono le attività di studio di salodiani e di forestieri abitanti sul lago, i cui scritti apparvero in una pubblicazione accademica annuale, le «Memorie dell’Ateneo di Salò», tuttora viva.

Nomi di larga risonanza hanno contribuito a mantenere accesa la tradizione delle Memorie: d’Annunzio e l’architetto Giancarlo Maroni, Ugo da Como, gli accademici d’Italia Angelo Zanelli scultore e Emilio Bianchi scienziato e astronomo, il pittore Angelo Landi, l’agronomo Arturo Marescalchi, il radiologo Pier Luigi Valdini, i concertisti e musicologi marco Enrico Bossi e Giacomo Benvenuti.

Oggi, l’attività culturale dell’Ateneo prosegue intensa, grazie anche al sostegno del Comune. Continua la pubblicazione delle Memorie e la promozione di ristampe anastatiche di libri antichi.

La biblioteca dell’Ateneo, in via Fantoni, è aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12,30; il lunedì e il giovedì anche dalle 14 alle 17.

Info: www.ateneodisalo.it

Lascia una risposta