D’Annunzio anticipatore del Sessantotto
GARDONE RIVIERA – Restituire d’Annunzio Eroe a d’Annunzio Eroe, liberandolo finalmente dalle false notizie che si sono ormai da tempo depositate intorno alla sua figura. Questo l’intento del convegno di studi «Gabriele d’Annunzio e la Grande Guerra… l’analogia tra l’eroismo e la voluttà», in programma venerdì 26 settembre a Gardone Riviera.
Personalità autorevoli del mondo della cultura, del giornalismo e dell’università italiana e straniera faranno il punto sugli studi che si sono susseguiti in questi anni sulla figura di un d’Annunzio esteta armato, amante del piacere che conosceva le virtù del guerriero, un d’Annunzio “nuovo”, alla ricerca di un’estetica abitata dalla morte e confrontata alle sfide della modernità.
Spiega Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale: «Se nel convegno “Il d’Annunzio soldato, risorgimentale e moderno” svoltosi nel settembre 2013 a Pescara (al convegno di Gardone sarà presentato un nuovo Quaderno del Vittoriale che ne contiene gli atti, ndr) si è fatta luce sul d’Annunzio ufficiale, volontario, pluridecorato e insignito di Medaglia d’Oro al Valor Militare, ora si approfondiscono gli aspetti politici, letterari e artistici della guerra di d’Annunzio. Il convegno punta ad essere uno tra gli appuntamenti più importanti mai tenuti su d’Annunzio e la guerra».
Appuntamento necessario, secondo Guerri, anche per sgombrare il campo da alcuni equivoci storiografici: «Una falsa notizia, per esempio, è quella che descrive la guerra di d’Annunzio come una guerra quasi personale, come l’esibizione di un dandy in cerca di nuove ribalte. In realtà d’Annunzio, sia pure con ovvi privilegi, fu un instancabile lavoratore anche in campo militare, proprio come il d’Annunzio letterato. Sperimentava aerei, accumulava ore e ore di volo, preparava nei minimi dettagli le imprese militari, condivideva la vita di caserma dei soldati. Era egli stesso un vero soldato».
Il poeta sfida il pericolo coprendosi di gloria come fante, aviatore e marinaio, perde quasi l’occhio destro in un fortunoso ammaraggio nelle acque di Grado il 16 gennaio 1916, combatte sul Veliki e sul Faiti, compie atti leggendari di puro eroismo come l’impresa di Buccari che nel febbraio 1918 lo vede penetrare a bordo del Mas nel golfo di Fiume «osando l’inosabile» (affonda le navi nemiche e lascia galleggiare sull’acqua, «in onta alla cautissima flotta austriaca»», tre bottiglie coronate di fiamme tricolori), o ancora come il volo su Vienna del 9 agosto 1918 per annunciare una vittoria ormai sicura: «In questo mattino d’agosto – si legge nei volantini lanciati dall’aereo – l’ala tricolore vi apparisce all’improvviso come indizio del destino che si svolge».
Un eroe, dunque, ma non un guerrafondaio. «Questo – sostiene Giordano Bruno Guerri – è un altro equivoco da chiarire. Per d’Annunzio la Grande Guerra fu la quarta Guerra d’Indipendenza, necessaria per completare quell’Unità che lui immaginava un poco più estesa. Chiarificatrici, in questo senso, sono le 32 lettere del poeta indirizzate a Roberto Forges Davanzati, uno dei fondatori del nazionalismo italiano, che sabato presenteremo assieme ad altre importanti acquisizioni». Sulla questione della vittoria «mutilata» e di Fiume, il luogo dove l’azione del d’Annunzio soldato può continuare anche dopo la fine della guerra, Guerri ha una convinzione: «Fiume non è l’anticipazione del fascismo, ma del Sessantotto».
Ecco dunque il titolo della festa di sabato 27, mutuato da una canzone de I Giganti del ’67 (Mettete dei fiori nei vostri cannoni). «Lo spunto – spiega Guerri – è giunto da una lettera di d’Annunzio a Luisa Baccara, scritta a Fiume il 7 marzo del 1920: “Ho marciato cinque ore coi fanti, su per i monti. Sono passato su prati pieni di violette. Ho legato rami di mandorlo e di pesco alle lance delle bandiere. Ho visto l’adorazione negli occhi dei soldati, l’adorazione e la felicità”. La celebre canzone di quasi mezzo secolo dopo è citata per dimostrare, ancora una volta, la potenza visionaria e anticipatrice del Comandante, Vate, Poeta e Imaginifico capace di divinare l’atmosfera e i simboli che avrebbero caratterizzato il Sessantotto». La festa «saluterà le nuove opere d’arte, i nuovi documenti, i nuovi amici e le nuove allegrie del Vittoriale. Troverete i nostri cannoni – esorta Guerri – pieni di fiori: mettetene altri». In questa occasione Guerri consegnerà inoltre la sua «poderosa» biblioteca dannunziana al Vittoriale, «perché non c’è luogo migliore per studiare d’Annunzio».
Il programma
Due giorni intensi nel principato dannunziano di Gardone Riviera. Venerdì 26 settembre una giornata di studi presentata come «il più importante convegno mai tenuto su d’Annunzio e la guerra». Il giorno dopo, sabato 27, la festa «Mettete dei fiori nei nostri cannoni», per salutare nuove acquisizioni del Vittoriale. Il convegno (aperto al pubblico, info 0365.296511) si apre nell’auditorium alle 9.30 con l’introduzione del presidente Giordano Bruno Guerri e del suo predecessore Francesco Perfetti, presidente del Vittoriale dal 1993 al 1997, e prosegue per l’intera giornata con l’intento di esplorare la figura dannunziana di uomo d’azione. Nella sessione mattutina intervengono Sergio Romano (La questione adriatica), Gennaro Sangiuliano (D’Annunzio e le riviste dell’interventismo), Perfetti (D’Annunzio e la guerra: l’esteta armato), Caterina Olcese Spingardi (Vicende artistiche e umane intorno al monumento di Quarto); nel pomeriggio relazioni di Didier Musiedlak (D’Annunzio, Maurice Barrès e la prima guerra mondiale), Mauro Canali (Dal discorso di Roma al discorso di Roma 1915-1919), Anita Ginella (Genova 1915, maggio “radioso” ma non troppo) e Francesco De Nicola (1921: il Notturno e gli altri libri sulla Grande Guerra). La festa di sabato si apre alle 10.45 in piazzetta Dalmata, con la consegna dell’affusto di cannone usato per il funerale del Vate e l’inaugurazione di uno spazio finora chiuso al pubblico: il Tempietto dell’Esedra, dove riposò la salma di d’Annunzio dal 1938 al 1963. Saranno poi presentate le ultime acquisizioni della Fondazione.