LAGO DI GARDA – La Comunità del Garda ha chiesto in via ufficiale all’Aipo, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po, di aumentare il più possibile il deflusso, attualmente regolato su 80 mc/s dallo scarico dall’edificio regolatore di Salionze, a Peschiera.
Oggi, lunedì 10 novembre, il lago misura 105 cm sopra lo zero idrometrico. «Un livello – spiega il segretario generale della Comunità del Garda Pierlucio Ceresa – che non genera ancora particolari preoccupazioni, visto che l’attenzione scatta a 130 cm, quota dalla quale siamo ben lontani considerando che un cm di lago equivale a 4 milioni di metri cubi di acqua. D’altra parte non vorremmo ritrovarci in pieno inverno con un lago troppo alto».
L’acqua alta potrebbe infatti provocare danni alle aree demaniali, alle passeggiate pubbliche, al collettore e al depuratore. Problemi che, in caso di forte moto ondoso, potrebbero verificarsi anche con livelli neppure troppo elevati, attorno ai 110-120 cm, ben al di sotto della soglia di allerta. Ecco la ragione della richiesta di aumentare il deflusso, sempre che, ovviamente, il Mincio e il Po possano sopportare ulteriori carici idrici.
Si guarda con preoccupazione anche alla piena dell’Adige e ci si augura che non si debba ricorrere all’apertura della galleria Adige-Garda, il tunnel scolmatore di 10 km tra Mori e Torbole che mette in comunicazione il fiume con il lago, realizzato negli anni Cinquanta per far defluire le acque del fiume nel Benaco in caso di piene che minacciano Verona. Eventualità mal vista sul Garda, visto che le acque dell’Adige sono più fredde ed inquinate di quelle del lago e creerebbero problemi all’ecosistema lacustre. «La galleria – spiega Ceresa – è di competenza della Protezione civile trentina, ma può essere utilizzata solo in casi eccezionali. E, comunque, è necessario anche il nulla osta delle Regioni Lombardia e Veneto».
(nella foto d’archivio: il lungolago di Salò)