L’opposizione sul piano Tavina: ne vale la pena?
SALÒ – Opportunità per riqualificare un comparto industriale in piano centro storico o semplice operazione speculativa? Il dibattito si riaccende a Salò.
«Operazione Tavina: ne vale davvero la pena?». Se lo chiede la minoranza di «Scelgo Salò», che giovedì sera ha portato all’attenzione di un’assemblea pubblica i dati della mega operazione urbanistica in fase di approvazione a Salò. Lo scorso luglio il Consiglio comunale ha infatti adottato i due Piani attuativi riguardanti l’intervento: la delocalizzazione dell’attività industriale nel nuovo stabilimento da costruire a Cunettone e la riqualificazione urbanistica del sito che ora ospita l’impianto di imbottigliamento e che in futuro accoglierà volumetrie residenziali ed alberghiere (sull’attuale comparto industriale di 77.289 mq si concede una potenzialità edificatoria di 28.980 mq, di cui 20.650 mq a destinazione residenziale, ovvero 250 appartamenti da 80 mq, 8mila mq alberghieri e 330 mq commerciali).
I due Piani torneranno in Consiglio, per l’approvazione, il prossimo 15 dicembre. Ma intanto la minoranza ribadisce i suoi dubbi. Dopo l’intervento dell’arch. Giovanni Cigognetti, ex sindaco, che ha presentato i dati urbanistici, il capogruppo Stefano Zane ha proposto una fotografia del complesso intreccio societario dei soggetti che promuovono l’operazione, ribadendo ciò che la minoranza va sostenendo da tempo: «Si sposta la fabbrica non per garantirne la sopravvivenza, ma per fare un’operazione immobiliare, necessaria a risanare i debiti contratti dalla proprietà negli anni passati per operazioni finanziarie e non industriali».
Zane ha sollevato numerosi interrogativi: «Si farà il nuovo stabilimento? Dove sono le risorse per finanziare il nuovo investimento di almeno 25 milioni? Chi farà fronte alle fidejussioni per 5,6 milioni alla firma della Convenzione?» E ancora: «Con il bilancio che si ritrova, Primavera Spa (che controlla il 70% di Tavina Immobiliare Srl, e dunque, sostiene Zane, è il vero soggetto economico dell’intervento immobiliare nella zona a lago) riuscirà a fare fronte alle fidejussioni alla firma della Convenzione per 12,4 milioni? È responsabile sprecare in questo modo l’unica grande occasione che Salò ha per pianificare un suo nuovo sviluppo? È giusto che la nostra comunità paghi un prezzo così caro per un debito finanziario contratto da un privato? Detto tutto ciò, ne vale la pena?»
Ecco, quindi, ciò che propone Scelgo Salò: «Unitarietà con le aree “Gasometro” e “Pontoglio”, secondo un progetto unitario e complessivo; coerenza con la visione complessiva di sviluppo della città; realizzazione, nella parte “a lago”, di attività in grado di generare un volano per l’economia salodiana, attività economiche quali ristorazione e svago in genere e la possibilità di ricavare spazi anche per uso pubblico; una pianificazione unitaria che includa una nuova viabilità, una grande piazza e servizi che valorizzino le aree a lago e le Rive; una progettazione di qualità ed innovativa, quale Salò merita; un progetto che ricomprenda la proposta del Parco dell’Arca».
Per l’Amministrazione in carica, invece, è un’operazione strategica: «Alla Tavina – ha sempre sostenuto il sindaco Gianpiero Cipani – non si occupa nuovo territorio, ma si va a rivalutare un comparto occupato da una fabbrica obsoleta, che ha la necessità di trasferirsi. Dove oggi si trovano 70mila mq di capannoni verranno realizzati 61.950 mq di residenziale. Non vedo quello sconvolgimento urbanistico di cui si parla. E neppure tutta questa colata di nuovo cemento».