ARCO DI TRENTO – La SAT di Arco incontra il festival «Mistero dei Monti» di Madonna di Campiglio per dare forma e significato ad un rapporto che lega le due località fin dalla fine dell’Ottocento.
L’iniziativa è proposta mentre si va chiudendo un anno di particolare importanza per le montagne trentine, un secolo e mezzo fa scoperte e mirabilmente descritte nei diari di viaggio degli inventori dell’alpinismo: gli inglesi. I quali, mentre salivano le vette dolomitiche e i ghiacciai dell’Adamello, inconsapevolmente accendevano l’alba del turismo in montagna.
«Pionieri delle montagne. Arco, Madonna di Campiglio e gli Inglesi» è un incontro-conversazione con Riccardo Decarli, studioso, scrittore di montagna e bibliotecario della SAT e Paolo Bisti, studioso e scrittore della storia dei Madonna di Campiglio che ci porteranno ad attraversare le diverse storie a partire di diversi luoghi. Ricordiamo che SAT fu fondata proprio a Madonna di Campiglio il 2 settembre del 1872 che in quell’occasione diventa da luogo di incontro dei liberi uomini della montagna. Da uno sguardo a ciò che accadeva in loco si aprirà l’orizzonte all’importanza che i pionieri inglesi hanno avuto nella corrispondenza di intenti e nel loro modo di guardare alla montagna. Introduzione del presidente della SAT di Arco Fabrizio Miori. Sabato 6 dicembre alla ore 20.30 alla sede della SAT di Arco. Ingresso libero.
Un gioco di andata e ritorno, quello tra Arco e Madonna di Campiglio, che in quegli anni si vivacizzava d’un certo fermento: a partire dalle carrozze degli Asburgo, che frequentavano volentieri l’uno e l’altro Kurort, fino alle spedizioni organizzate da forestieri curiosi e aristocratici, che per primi si avvicinavano alla montagna. L’incontro culturale, organizzato dalla sezione arcense della SAT, vuole far incontrare le storie e i diversi punti di vista di due comunità così lontane e allo stesso tempo così vicine. Una serata di incontro nel segno dell’avventura e della scoperta, insieme ad un festival d’alta quota, il «Mistero dei Monti», che da dodici anni anni indaga il rapporto tra l’uomo e la montagna, con occhi aperti ai tempi che cambiano e la più disponibile mobilità di pensiero,
Nel corso della serata si parlerà degli alpinisti inglesi e del loro sguardo lungo, precursore, grazie ala quale il nome Dolomiti consolidò la sua forza e la identità, e l’alpinismo le sue glorie. Ma quali avvenimenti resero speciale l’estate del 1864? Furono la prima traversata delle Dolomiti di Brenta da parte dell’eclettico inglese John Ball, accademico, botanico, glaciologo, che il 22 luglio documentò la prima traversata del massiccio dolomitico, accompagnato dalla guida alpina di Molveno Bonifacio Nicolussi. Ma pure sul fronte granitico della Val Genova successe qualcosa di rilevante, in quell’anno: un altro esploratore britannico, Douglas William Freshfield, salì per primo la cima più alta del gruppo, la Presanella, seguito a distanza di pochi giorni dal tenente boemo Julius Payer, che conquistò la cima dell’Adamello.