Unione dei Comuni: manca un piano condiviso

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PADENGHE – Il Gruppo consiliare «Padenghe sei Tu» propone alcuni riflessioni sull’ulteriore trasferimento di funzioni all’Unione dei Comuni della Valtenesi.

Ecco il comunicato del gruppo consiliare.

«Alla luce dell’ulteriore trasferimento all’Unione dei Comuni della Valtenesi di funzioni sinora di competenza delle rispettive municipalità, riteniamo opportuno soffermarci a riflettere sui modi con cui s’intende gestire dal punto di vista operativo questa transizione.

Non siamo pregiudizialmente contrari a tale forme associativa, purché essa si configuri come una vera opportunità per migliorare la qualità della vita delle nostre comunità e non una saracinesca alla trasparenza informativa per ottenere vantaggi contabili e politici.

L’obbligo legislativo per i Comuni sotto i 5mila abitanti di riunirsi in Unioni o stringere Convenzioni non dev’essere il pretesto per la creazione di una zona franca di compensazione tra i sindaci mentre per i cittadini aumentano le spese necessarie a sostenere servizi e compensi dovuti alla proliferazione di nomine, incarichi ed indennità di vario tipo. Inoltre, le decisioni importanti per il Comune devono almeno transitare per il Consiglio del Comune di appartenenza prima di approdare all’Unione, non soltanto comunicate ai cittadini a mezzo stampa dopo essere state prese in una sede istituzionale diversa da quella che il buon senso democratico richiede.

Il presupposto per l’esercizio associato delle funzioni fondamentali dev’essere quello del contenimento della spesa pubblica e bisognerà rispondere al rispetto dei “princìpi di efficacia, economicità, di efficienza e di riduzione delle spese”. Il fatto che il Comune di Polpenazze dal 1 gennaio 2015 non faccia più parte dell’Unione dei Comuni della Valtenesi non è sicuramente riscontro di successo, ma indice che qualcosa non ha funzionato.

Come minoranza del nostro Comune, intendiamo sottolineare la nostra preoccupazione per una scelta sì obbligata, ma non sufficientemente studiata attraverso un’analisi organizzativa dell’attuale gestione, uno studio di fattibilità ed un piano operativo. Non si sa neppure, per esempio, come saranno organizzati gli uffici. Interpellato a proposito, il Sindaco di Padenghe non ha saputo, o voluto, dare risposte precise. Una mancanza di programmazione (riassumibile nel motto “intanto trasferiamo, poi vedremo”) davvero allarmante.

La gestione associata dovrà essere valutata per i risultati che produrrà e gli amministratori in carica dovranno assumersene la responsabilità di fronte ai cittadini. Ad essi dovranno rendere conto con trasparenza e chiarezza, ma soprattutto con dati oggettivi che solo un sistema di monitoraggio ed indicatori precisi potranno garantire. Per questo bisogna attivare un sistema di valutazione che consenta di confrontare i risultati della gestione, prima e dopo, il trasferimento dei servizi e funzioni alla gestione associata.

Le nostre percezioni hanno trovato riscontro e rispondenza in quanto emerso durante l’incontro tenutosi a Moniga il 10 Gennaio. I relatori Paolo avv. Sabbioni, esperto in diritto amministrativo e docente dell’Università Cattolica di Milano, e Marco ing. Panzeri, ex sindaco di Rovagnate già amministratore in un’Unione dei Comuni, hanno sottolineato che tale forma associativa non può soppiantare l’autonomia dei singoli Comuni, che devono realizzare il proprio programma elettorale e risponderne agli elettori, e che è necessario definire con chiarezza un modello gestionale prima del trasferimento delle funzioni.

Ci auguriamo che, se non le nostre, almeno le parole degli esperti siano ascoltate e recepite da chi di dovere».

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