La lettera: un lungolago che non piace

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GARDONE RIVIERA – Giunge in redazione la lettera di un lettore, Giovanni Salerno, decisamente critico nei confronti del nuovo lungolago di Gardone Riviera. Eccola.

“Con la fine del 2014 sono finiti anche i lavori sul lungolago di Gardone Riviera due anni dopo il primo appalto poi revocato.

Ci sono voluti infatti due anni per portare a termine le opere contenute in un progetto fortemente voluto dalla Amministrazione comunale che, con il dichiarato scopo di risollevare le sorti commerciali e turistiche del paese, decise di riqualificare il nostro “salotto” rifacendolo completamente con la promessa che sarebbe diventato “il più bel lungolago del Benaco”.

Conviene ricordare brevemente la sequenza degli eventi.

L’operazione cominciò nel 2012 con l’affidamento del disegno ad un “famoso paesaggista svizzero” come venne presentato dal Sindaco Cipani, forse attratto anche lui dalla solita ammirazione per ciò che è straniero.

Sorsero subito le prime perplessità e discussioni sulla scelta di un architetto al di fuori dei confini patri (anzi al di fuori dei confini provinciali), ma la fama di un paesaggista creava un alone di professionalità che affascinava e faceva sperare.

Quando però apparvero i dettagli del disegno proposto per il nuovo lungolago divamparono le polemiche. Il cittadino comune si chiese tra l’altro come poteva il progettista aver previsto un ampio scivolo a lago in corrispondenza della piazzetta Marconi e l’eliminazione del muretto su tutta la lunghezza del lungolago.

Infatti, prima di proporre soluzioni così stravaganti, avrebbe dovuto consultare i registri meteo e limnologici o per lo meno ascoltare la gente del posto che avrebbe riferito di burrasche che in passato avevano portato acqua fino al centro del paese e di panchine scagliate fin dentro il giardino dell’Hotel Savoy.

Ma l’Amministrazione, senza porsi queste obiezioni, immortalva il progetto in un plastico esposto al pubblico all’entrata del Palazzo Comunale e poi, senza verificare il gradimento della popolazione, provvedeva ad indire a fine 2012 una gara d’appalto per la realizzazione del disegno senza nessuna modifica.

Parteciparono ben 79 imprese risultando vincente con un ribasso del 20,33% la ditta Cospef Srl di Antonio Furfaro con sede a Busalla (Ge) che però, invece di iniziare i lavori, impugnò il capitolato reclamando su varie voci come se non le avesse prese in considerazione prima di fare l’offerta.

Purtroppo, quando vennero diramati gli inviti alla gara non era stato verificato che questa ditta era da tempo indagata dalla Direzione Investigativa Antimafia per sconti sospetti in gare d’appalto troppo avventurose.

Il Direttore del Consorzio Demaniale revocò l’appalto e rivalutò la linea di condotta da tenere nei confronti del progetto con particolare riferimento ai rischi conseguenti alle burrasche sul lago, anche visionando i filmati disponibili su web. Come conseguenza dal progetto fu eliminato lo scivolo a lago e ricomparve il muretto ancora più alto di quello esistente, per cui il contrattempo della gara annullata si può dire che abbia salvato il lungolago da una realizzazione assurda.

La successiva gara d’appalto dieci mesi dopo fu aggiudicata alle ditte Eco Green Srl di Giambellara (Vi) e Italverde Srl di Landinara (Ro) che realizzarono il disegno così modificato nel corso del 2014 con una interruzione durante i mesi estivi.

Adesso il lungolago completamente rifatto si presenta al giudizio dei cittadini e dei turisti.

La prima impressione é quella di una spianata di pietra che richiama una corsia di autostrada fiancheggiata da un lato da un filare di nuove palme cinesi dal tronco peloso e dall’altro dalle preesistenti piante di arance castigate entro blocchi squadrati che fungono da sedili.

Le comode panchine con schienale sono sparite sostituite da blocchi di cemento bianchi ricoperti da listelli di legno che ricordano i sedili sul marciapiede di una stazione di provincia. (Sorprende poi sapere che queste sedute sono state disegnate e realizzate da una ditta svizzera con sede a poca distanza dallo studio del progettista).

Le aiuole fiorite che accompagnavano tutto il passeggio sono state sostituite da questa sequenza di blocchi-sedute intercalati alle palme cinesi sui cui tronchi pelosi sono stati avvolti rari esemplari di rose rampicanti superstiti.

L’illuminazione non poteva che completare il freddo intervento di rifacimento: infatti al posto dei vecchi lampioni in ferro battuto sono stati innalzati pali luce che il cittadino nostalgico ha subito paragonato agli spegnitoi del sagrestano.

Nella piazzetta Marconi, che nei programmi dell’Amministrazione doveva essere “riprogettata a giardino”, sono state tagliate addirittura le bougainvillea rampicanti che adornavano il porticato perimetrale per eliminare qualunque richiamo al precedente lungolago floreale.

Infine nella piazzetta Wimmer l’impatto di un enorme palma delle Canarie piantata al centro con tre misere panchette all’intorno ha richiamato al cittadino deluso un totem indiano.

In conclusione, di fronte al risultato di questo intervento che ha sconvolto l’ambiente precedente, si commenta che l’aver convocato un famoso paesaggista doveva preludere alla conservazione e allo sviluppo sostenibile dello spazio affidatogli sulla base delle caratteristiche naturali e dei valori storici e culturali del nostro territorio nel rispetto dei dettami che all’architetto del paesaggio sono imposti come normale prassi professionale.

Abbiamo invece ottenuto un risultato astratto dal nostro contesto di città-giardino rinnegando, e a che prezzo, i simboli vanto della nostra zona lacustre e del nostro patrimonio ambientale”.

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