L’ultimo lavoro di Attilio Mazza
GARDONE RIVIERA – Domenica 8 marzo, nel trigesimo della morte di Attilio Mazza, sarà presentato a Gardone il libro «La religione di d’Annunzio», ultimo lavoro del giornalista e scrittore gardesano.
L’appuntamento è fissato alle 18 nella sala consiliare del municipio di Gardone Riviera. Intervengono, dopo il saluti del sindaco Andrea Cipani, il giornalista Costanza Gatta e gli studiosi dannunziani Pietro Gibellini ed Elena Ledda.
Per ricordare la figura di Mazza, riportiamo il testo dell’articolo, firmato dallo stesso Costanza Gatta, pubblicato sul dorso bresciano del Corriere della Sera lo scorso 10 febbraio.
Attilio Mazza, dannunziano controcorrente
Intransigente, rigido, severo, irriducibile, persino scorbutico, Attilio Mazza ha lasciato per sempre la famiglia, Gardone Riviera, i libri, gli studi, le cronache. «Morirò prima di toccare gli 80 anni, come mio padre e mio nonno », continuava a ripetere agli amici. Un chiodo fisso, il suo. «Vedrete se sbaglio!», insisteva con quanti aveva alla mano, sottolineando che era nato il 27 febbraio del 1935. E chi l’ascoltava, se non toccava ferro, gli rispondeva di non pensare come Gabriele d’Annunzio, oggetto dei suoi studi, perennemente suggestionato dalla «maledizione dello zio Demetrio». Cambiai discorso anch’io, una notte di sei-sette anni fa. Tornavamo da Riva di Trento dopo un dibattito su Giancarlo Maroni, «magister de vivis lapidibus» del Vittoriale. E Attilio, in macchina, attaccò il lugubre ritornello sul suo futuro.
Negli ultimi tempi Donna Emma, la moglie, il figlio Oliviero, quanti gli erano vicini, come Franco Di Tizio, dannunzista pescarese, cercavano di allontanargli lo spettro che l’aveva ripreso ad assillare, dopo una batosta di salute. Verissimo: un brutto infarto lo aveva segnato ma non domato, tanto da aver l’energia per mandare in tipografia un paio di volumi: uno sulla casa di Gabriele d’Annunzio e un altro sull’amata Gardone (di cui fu sindaco per un paio di anni) ed imbastirne un terzo sulle religiosità del poeta di Cargnacco. Uscirà a giorni, per i tipi di Ianieri, editore in Pescara, e con la revisione di Franco Di Tizio che solo una settimana fa ha ricevuto le bozze riviste dall’autore. Titolo: «D’Annunzio e la religione».
Invece la morte ha raggiunto Attilio alle 20 di domenica sera. Ieri pomeriggio, mentre ancora la salma è composta a Villa Barbarano di Salò, in attesa del commiato fissato per oggi alle 14, il primo addio s’è svolto al Vittoriale. Alle 16 in punto la bandiera al Pilo del Piave è stata abbassata. Fra i presenti il vice sindaco Seresina, il comandante della stazione di Carabinieri, luogotenente Benedetto Santoro ed i dipendenti del Vittoriale. «Attilio Mazza era uno studioso appassionato di d’Annunzio e un amico del Vittoriale, per quanto le nostre idee sulla sua conservazione e il suo sviluppo divergessero», ha spiegato il sovrintendente Giordano Bruno Guerri, ricordando che «in segno di lutto il Vittoriale terrà la propria bandiera a mezz’asta per tre giorni».
Parole oneste. Mazza non condivideva la maniera di governare il Vittoriale, non accettava che nella casa del poeta entrassero opere d’arte moderne, che non venissero rispettati i voleri di d’Annunzio e soprattutto spostati monili dalla Prioria. Schietto e rude come è sempre stato, lo ha più volte scritto apertamente. Schietto lo fu fin dal 1961 quando cominciò a scrivere per Voce del Popolo di mons. Fappani, prima di passare alla redazione bresciana de L’Italia .
A quei tempi risale la mia amicizia. Poi, da altro osservatorio, lontano dalla città, ebbi modo di seguirlo nella carriera giornalistica. Fu al Giornale di Brescia come caposervizi della cultura, (1974-1993) e poi collaboratore di altre testate: l’agenzia Nea (1985-1993), Corriere della sera (pseudonimo Francesco Martello), Corriere del Ticino . E successivamente i quotidiani del gruppo Athesis: Bresciaoggi , L’Arena , Giornale di Vicenza . Socio dell’Ateneo di Brescia dal 1979 e poi dell’Ateneo salodiano, è stato anche sindaco di Gardone nel 1989 e 1990. Fu dimissionato per aver rifiutato il rilascio della licenza che avrebbe trasformato in discoteca la Torre di San Marco, monumento nazionale e parte della tenuta del Vittoriale. Al suo attivo tanti premi letterari oltre 60 libri a partire dal 1969. Diversi gli argomenti trattati: 28 studi di artisti bresciani, le vite di Papa Giovanni e di Paolo VI, volumi su Gardone, Sirmione, La Valtenesi, La Valcamonica, Il Bresciano. E infine una massa di libri sulla casa e la vita di d’Annunzio: dagli amori alle medicine, dai piaceri al guardaroba, dagli amuleti all’occultismo e all’aldilà. Oggi, mentre la fiamma ridurrà in cenere le spoglie mortali del collega, una rotativa di Pescara darà alle stampe il suo ultimo libro: «D’Annunzio e la religione».