GARDONE RIVIERA – Villa Mirabella: continua il braccio di ferro tra Vittoriale (locatore) e Comunità del Garda (inquilino). Nuovo ricorso della fondazione dannunziana.
Sembrava che l’annosa querelle su Villa Mirabella fosse chiusa. Non è così.
È notizia di oggi che il Vittoriale ha presentato ricorso in appello contro la sentenza con cui, lo scorso dicembre, il Tribunale di Brescia confermava il diritto della Comunità del Garda ad occupare il prestigioso immobile, di proprietà della Fondazione del Vittoriale, fino al 31 dicembre 2019, vale a dire fino alla scadenza naturale del contratto d’affitto stipulato nel 2008 (6 anni + 6).
«Apprendiamo con sorpresa e rammarico – dice il direttore generale della Comunità del Garda, Lucio Ceresa – la notizia del ricorso in appello. Pareva che i rapporti tra Comunità e Vittoriale fossero rasserenati. A soli tre anni e mezzo dalla scadenza naturale del contratto di locazione non capisco la ragione del ricorso, che ovviamente comporterà ulteriori costi per spese legali, sia per il Vittoriale che per la Comunità del Garda».
La vicenda
Il contratto di locazione di Villa Mirabella – immobile situato nel complesso monumentale del Vittoriale che fu residenza di Maria Hardouin di Gallese, moglie del poeta, e che negli ultimi mesi della Repubblica di Salò ospitò Claretta Petacci, l’amante del duce – venne stipulato, con decorrenza primo gennaio 2008, tra gli allora presidenti del Vittoriale e della Comunità, Annamaria Andreoli e Aventino Frau.
Prevedeva un affitto di mille euro al mese, ora lievitati a circa 1.200 in virtù degli adeguamenti Istat. Un canone ben al di sotto delle quotazioni di mercato, ma per una ragione precisa: Villa Mirabella non è ad uso esclusivo della Comunità del Garda. La parte nobile dell’edificio, il salone del primo piano, è ad uso comune. Infatti il Vittoriale vi organizza mostre che sono accessibili al pubblico grazie alla presenza del personale della Comunità del Garda.
Il contratto di locazione prevedeva una durata di 6 anni, scaduti il 31 dicembre 2013, con un rinnovo automatico di altri 6 anni, così come stabilisce la legge.
Il Vittoriale però, dopo la nomina del presidente Giordano Bruno Guerri, insediatosi alla guida della Fondazione dannunziana nel settembre del 2008, aveva chiesto di poter riavere la disponibilità dell’immobile alla scadenza dei primi sei anni di contratto, il 31 dicembre 2013.
La Fondazione presentò un’istanza di sfratto, poi rigettata dal giudice, che invitò le parti a ricorrere all’istituto della mediazione, ovvero a trovare un accordo. Accordo che evidentemente non è stato trovato.
«Non vogliamo polemizzare con il Vittoriale – aveva dichiarato il direttore generale della Comunità, Pierlucio Ceresa – che legittimamente intende tornare in possesso di un proprio bene. Ma è altrettanto legittimo il diritto della Comunità del Garda, che ha sottoscritto un contratto di locazione che prevede una durata di 6 anni, scaduti il 31 dicembre 2013, con un rinnovo di altri 6».
Anche il Tribunale di Brescia la pensa così, come conferma la sentenza della scorso dicembre. Ma, evidentemente, non la pensa così il Vittoriale.
Una considerazione finale: la Comunità del Garda è un ente che, storicamente, rappresenta i Comuni gardesani e che riveste un preciso ed importante ruolo istituzionale. Tra istituzioni, appunto, ci si aspetterebbe almeno il tentativo di trovare un accordo bonario, evitando beghe legali che comportano inevitabilmente costi che, nel caso della Comunità del Garda, sono sostenuti dai Comuni che ne fanno parte. Ovvero dai cittadini.