Lunedì Cinema: la quinta edizione
GARDA TRENTINO – Dorian Gray, Orson Welles e Stanley Donen sono alcuni dei protagonisti della quinta edizione di “Lunedì Cinema”, in programma dal 19 ottobre al 4 aprile alternativamente ad Arco e a Riva.
Il cineforum è organizzato dal centro culturale «La Firma» di Riva del Garda insieme ad Altogarda Cultura, il Servizio di attività culturali intercomunale dei Comuni di Arco e di Riva del Garda, in collaborazione con la Federazione Italiana Cineforum, per la cura di Ludovico Maillet.
Dal 19 ottobre al 4 aprile, alternativamente ad Arco (a palazzo dei Panni) e a Riva del Garda (all’auditorium del Conservatorio) saranno proposti al pubblico cinque cicli tematici per 19 pellicole. L’ingresso avviene con tessera FIC (sottoscrivibile la sera della proiezione, al costo di 12 euro, 5 euro per gli studenti fino ai 25 anni d’età), valida per l’intera stagione; le proiezioni iniziano alle ore 21.
Un cineforum pensato come un’occasione di confronto, per una lettura più approfondita di un film, di un regista o di un genere cinematografico, ma soprattutto per incontrarsi, parlare di cinema e scambiare opinioni. Il calendario è stato selezionato per sorprendere e incuriosire un pubblico ampio: infatti, come tradizione, sono proposti cicli diversi, caratterizzati da temi specifici, che consentiranno di approfondire la conoscenza del cinema, delle sue espressioni e della sua storia.
Il primo ciclo tematico, «Chiamatemi divina: Dorian Gray», dal 19 ottobre al 9 novembre a Riva del Garda, è dedicato ad una diva meravigliosa e pressoché dimenticata (al secolo Maria Luisa Mangini), che ha vissuto per quasi quarant’anni in Trentino, dov’è morta nel 2011. Il primo film in programma la vedrà nel suo ruolo forse più famoso, quello della «malafemmina» nel classico di Camillo Mastrocinque «Totò, Peppino e la… malafemmina» (1956), per proseguire con altre commedie («Brevi amori a Palma di Maiorca» di Giorgio Bianchi, del 1959; e «Mogli pericolose» di Luigi Comencini, del 1958) e con il ruolo drammatico interpretato ne «Il grido» di Michelangelo Antonioni (1957).
Il secondo ciclo tematico, «Altri fronti», dal 17 al 30 novembre ad Arco, è dedicato alla memoria della Grande Guerra con un breve ciclo di film ambientati non sulla linea austro-ungarica, ma in altre terre e continenti. Si tratta di «Gli anni spezzati» di Peter Weir (1981), «La regina d’Africa» di John Huston (1951) e «Joyeux Noël» di Christian Carion (2005).
Il terzo ciclo è dedicato ai cent’anni di uno dei più grandi protagonisti del cinema: «100 anni con Orson Welles» propone dall’11 gennaio al primo febbraio a Riva del Garda alcuni dei suoi capolavori hollywoodiani: «Quarto potere» (1941), «L’orgoglio degli Amberson» (1942), «Rapporto confidenziale» (1955) e «L’infernale Quinlan» (1958).
«La leggerezza di Stanley Donen» è il tema del quarto ciclo tematico, che dall’8 al 29 febbraio propone ad Arco una selezione di capolavori di un maestro della commedia sofisticata americana, tutti realizzati nel momento del suo tramonto: «Sciarada» (1963), «L’erba del vicino è sempre più verde» (1960), «Due per la strada» (1967) e «Indiscreto» (1958).
«Giallo italiano» è il ciclo tematico di chiusura, che dal 7 marzo al 4 aprile propone a Riva del Garda alcuni film di un genere che a partire dagli anni Sessanta e soprattutto nel decennio successivo ha visto la produzione nostrana presa ad esempio e imitata in tutto il mondo dai registi più disparati. La scelta è caduta su «Sei donne per l’assassino» di Mario Bava (1964), «L’uccello dalle piume di cristallo» di Dario Argento (1970), «Sette note in nero» di Lucio Fulci (1977) e «La casa dalle finestre che ridono» di Pupi Avati (1976).
«Iniziamo una stagione ricca di film – scrive il curatore Ludovico Maillet – che speriamo sia di vostro gradimento. Ci rendiamo sempre più conto che da qualche anno l’aria in Italia sta cambiando in meglio (se non altro dal punto di vista cinematografico!): si intensificano le uscite nei circuiti cinematografici “normali” di film del nostro passato più o meno recente. Si comincia a capire che il patrimonio cinematografico italiano – e non solo – è una ricchezza importantissima la cui memoria merita di essere valorizzata, diffusa e conosciuta. Sento sempre meno dire in giro: “non vado a vedere quel film, perché è vecchio”, e magari è della stagione precedente! Questo ci conferma nella nostra ipotesi (ma oserei dire “certezza”) che non esistono “vecchi film” ma solamente «buoni film. Devo dire che la Cineteca di Bologna in questo ha avuto un ruolo fondamentale restaurando, mettendo a disposizione e diffondendo film altrimenti introvabili. E noi nel nostro piccolo siamo sempre stati su questa linea e abbiamo sempre cercato insieme a voi di tenere viva la memoria di un arte straordinaria che è stata definita non a caso “l’arte del XX secolo” e che speriamo abbia ancora lunga vita».