Il lungo inseguimento di Zanzanù

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SALÒ – Venerdì 16 a Salò, per i ciclo “Itinerari storici gardesani”, si parla del celebre fuorilegge gardesano. Sarà smentita l’immagine che ne è stata tracciata nel corso del tempo.

Appuntamento alle 17.30 presso la Sala dei Provveditori, in municipio per l’incontro “Tra l’archivio di Venezia e l’archivio della Magnifica Patria. Il lungo inseguimento del grande fuorilegge Zanzanù» con il prof. Claudio Povolo (Università Ca’ Foscari di Venezia).

Il programma prevede poi i seguenti interventi

– «Alcune bole d’untione di colore gialo»: il processo di Salò del 1671 contro gli untori;

– «Fenomenologia della peste in area lombarda. Psicosi e unzione nella seconda metà del XVII secolo» del dott. Giuseppe Catterin (Università Ca’ Foscari di Venezia);

– «Pitocchi, scrocchi, calcanti, furfanti. Le figure degli untori nel processo di Salò» del dott. Marco Romio (Università Ca’ Foscari di Venezia).

La serata vedrà l’intervento del prof. Claudio Povolo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, accompagnato da due suoi collaboratori. Si parlerà del noto fuorilegge, il cosiddetto “bandito Zanzanù“, al secolo Giovanni Beatrice di Gargnano, la cui appassionante storia il prof. Povolo ha faticosamente ricostruito lavorando anche e soprattutto negli archivi salodiani (Comune e Magnifica Patria), seguendo le tracce che portavano al personaggio e ricostruendo di esso un profilo che supera e smentisce l’immagine che ne avevano dato più generazioni di “ricercatori” locali.

È possibile, se il tempo permetterà ai ricercatori di completare i loro studi, che nella serata venga  svelato al pubblico un episodio della storia salodiana del secolo XVII non legato a Zanzanù, ma curioso ed avvincente ed ampiamente documentato nell’archivio della Comunità di Riviera.

Itinerari storici gardesani

Gli “Itinerari storici gardesani” costituiscono per l’équipe archivistica dell’ASAR un versante necessario del lavoro d’archivio, dal punto di vista sia scientifico sia civico.

Sul piano scientifico, se lo studio dei documenti deve seguire una disciplina e una deontologia che non possono essere influenzate dalla pubblica opinione, è però necessario giungere al momento della comunicazione del risultato delle ricerche, rendendone partecipe sia la comunità scientifica sia il pubblico non specialistico interessato. Studiare implica insegnare, anche se lo studio ha significato di per sé: tuttavia, noi siamo quasi tutti ex docenti e per noi i contenuti del nostro povero sapere, acquisito per coltivare il nostro gratuito interesse, sono naturalmente destinato ad essere comunicati ad altri.

Dal punto di vista civico, le nostre ricerche e soprattutto le nostre comunicazioni si fondano sulla convinzione che la consapevolezza della propria storia sia un fattore imprescindibile per trasformare una generica accolita di individui in una comunità, che sa da dove viene, cosa ha ereditato dalle generazioni del passato, cosa va difeso e conservato e in quali direzioni si può indirizzare il cambiamento.

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