Posate due pietre d’inciampo
ALTO GARDA – Due “pietre d’inciampo” sono state collocate oggi, 18 gennaio, a Salò e Gardone Riviera, in occasione della Giornata della Memoria, di fronte alle abitazioni di due deportati nei campi di sterminio nazisti.
Le pietre d’inciampo sono “monumenti minimi” che ricordano le vittime del nazismo. In Europa ne sono state posate quasi 56mila. Sono 37 quelle collocate in Provincia di Brescia: nel capoluogo, ad Adro, Collebeato, Gavardo, Sarezzo, Palazzolo Sull’Oglio ed ora anche a Salò e a Gardone Riviera.
Le due pietre, “monumenti minimi” incastonati sulla sede stradale antistante le ultime dimore delle vittime del nazismo, sono state posate dall’artista tedesco Gunter Demnig, ideatore dell’iniziativa nata nel 1995 e pensata per collocare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti (altre info, in inglese, sul sito dell’artista; clicca qui: www.stolpersteine.eu).
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Massimo Löwi
A Salò la pietra è stata collocata nella frazione di Barbarano, in via Rive Grandi 13, ultima dimora di Massimo Löwi, ebreo apolide nato a Moravska Ostrava (Repubblica Ceca) il 29 settembre 1888 e domiciliato appunto a Barbarano al tempo della Seconda guerra mondiale. Militari italiani lo prelevarono dalla sua abitazione il 2 dicembre 1943. Detenuto prima a Salò e poi a Brescia, Löwi fu trasferito successivamente a Fossoli e da lì deportato il 22 febbraio 1944 al campo di sterminio di Auschwitz, dove morì in data ignota. Con lui furono tratte in arresto le figlie Carola ed Helene, nate sul Garda nel 1914 e 1916, poi riconosciute di «discendenza mista di primo grado perché figlie di madre ariana di nazionalità tedesca» e come tali rilasciate dal carcere di Salò.
Alfredo Russo
A Gardone le ricerche anagrafiche hanno invece strappato all’oblio la storia di un cittadino ebreo, Alfredo Russo, nato a Vienna il 25 settembre 1871 e rifugiatosi nel 1939 a Gardone, su quella riviera che sarebbe poi diventata la “tana del lupo”, a due passi dalla residenza di Mussolini e dagli apparati di potere della Rsi. Al momento del suo arresto, nel gennaio del ’44, Russo era domiciliato nell’allora via Roma 91, toponimo corrisponde all’attuale vicolo Ars 10. Alfredo Russo fece parte dello stesso convoglio di Primo Levi e fu eliminato all’arrivo ad Auschwitz il 26 febbraio 1944.
La memoria di Massimo Löwi e Alfredo Russo è riemersa grazie a ricerche anagrafiche condotte dagli uffici dei due Comuni, su sollecitazione dell’Aned di Brescia (Associazione Nazionale ex deportati Politici nei campi nazisti “Andrea Trebeschi”) e della Ccdc (Cooperativa Cattolico Democratica di Cultura).
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