DESENZANO – La stampa si è occupata in queste settimane della questione dei senzatetto che dimorano in stazione. Interviene ora, spiegando cosa ha fatto il Comune in proposito l’assessorato comunale ai Servizi sociali.
Riportiamo integralmente il testo a firma dell’assessore Antonella Soccini, pubblicata sul sito del Pd di Desenzano (www.pddesenzano.it)
«In queste settimane sui giornali locali e sulla posta elettronica del Comune di Desenzano del Garda sono pervenute alcune segnalazioni di cittadini preoccupati per la presenza di persone che trascorrono la notte all’aperto, nei pressi della stazione ferroviaria. La preoccupazione è giustamente legata al senso di impotenza che deriva di fronte a situazioni di grave disagio per le quali il cittadino comune, o meglio sensibile, si chiede come si possa intervenire e soprattutto perché chi forse potrebbe farlo non lo fa, o meglio sì pensa che non lo faccia. È proprio su questo ultimo aspetto che, da assessore ai Servizi Sociali del Comune chiamato in causa, intendo spendere qualche parola per provare a tracciare i confini del complesso e variegato mondo che compone coloro che vengono definiti «senzatetto» e rispetto al quale io stessa ho dovuto rivedere le possibilità di intervento.
La prima cosa fatta, con il supporto degli operatori sociali, è stata quella di ripercorrere le tante e diversificate azioni che negli anni il Comune di Desenzano del Garda ha attivato per monitorare il fenomeno. Non a caso uso il verbo monitorare e non risolvere perché si tratta di un fenomeno che, oltre certe misure, non può essere eliminato.
Già a partire dal 2004 il Comune di Desenzano, insieme agli altri Comuni dell’Ambito Distrettuale numero 11 (praticamente l’intero lago di Garda), ha attivato un Progetto povertà, grazie ai fondi della legge 328/2000, al cui interno era prevista anche l’istituzione di Unità di Strada, con il compito di mappare i luoghi del disagio e di incontrare le persone che li frequentavano per raccogliere i loro bisogni e, dove possibile, rispondere agli stessi. La stazione era solo uno dei posti sotto osservazione, vi erano cascine e case abbandonate. Questo lungo e faticoso percorso, che ha visto il coinvolgimento attivo di molte associazioni del territorio (Centro Aiuto alla Vita, San Vincenzo, Istituto Padri Rogazionisti, Caritas Diocesana, Associazione Aria, Acqua Terra e Fuoco di Lonato, Associazione Tutti insieme di Bedizzole) aveva portato, fra le altre cose, all’apertura di un dormitorio con la presenza quotidiana di un educatore.
L’esperienza, durata qualche anno, ha permesso di capire che nella realtà non era questa la risposta al bisogno dei senza tetto presenti sul territorio. Fra di loro, infatti, vi era chi intendeva intraprendere un percorso, con l’aiuto dei servizi sociali, che lo portasse di nuovo ad una vita «normale» e chi, al contrario, non chiedeva altro che essere lasciato in pace, poter mangiare presso le mense sociali e poter dormire dove voleva. Il dormitorio, quindi, fu chiuso per mancanza di domanda. Per i casi più collaborativi si strinse un accordo con servizio di housing a Montichiari (accoglienze temporanee in alloggio) mentre per gli altri si stipularono delle convenzioni con i dormitori di Brescia, per le donne, e di Verona per gli uomini. Anche in questo caso i posti acquistati – e pagati dal Comune vuoto per pieno – restarono per gran parte dell’anno inutilizzati e quindi anche questa esperienza fu chiusa.
Oggi che il problema si sta riproponendo, probabilmente anche a seguito della chiusura della stazione di Brescia, dove alcune di queste persone trovavano rifugio per la notte, i servizi sociali si sono nuovamente attivati, consapevoli però di quale sia l’effettiva domanda. A livello di Ambito distrettuale numero 11, che comprende tutti i Comuni del lago, non è mai stato sospeso, anche se ha cambiato volto, il Progetto Povertà a cui si faceva cenno: la Fondazione Servizi Integrati Gardesani (www.servizisocialigardabresciano.it), insieme a diversi assistenti sociali del territorio, promuove regolarmente incontri di coordinamento fra tutte le associazioni che costituiscono la rete operativa del progetto stesso. Scopo degli incontri, oltre a quello di garantire il supporto istituzionale alle associazioni partecipanti, è definire le azioni in modo coordinato, così da evitare sovrapposizioni e da garantire risposte più efficaci e capillari.
Le associazioni possono inoltre contare sulla collaborazione del personale professionale dei Comuni e sul sostegno economico reso attraverso i fondi messi a disposizione dal Distretto, ad integrazione di quanto già ciascuna di loro stanzia in base al proprio mandato. Anche da un confronto con i referenti più rappresentativi di queste associazioni, che possono permettersi un approccio più «informale» alla problematica, è possibile avere conferma di quanto emerge dai servizi, ossia che molte di queste persone non si aspettano da noi quello che potremmo immaginarci. Per molti di loro è difficile, se non impossibile, pensarsi all’interno di percorsi tracciati da altri ed è altrettanto difficile riuscire autonomamente a costruirsi una minima progettualità, che contempli per esempio rituali quali il lavarsi, l’usufruire di mense (Desenzano ne offre più di una), il trascorrere la notte al caldo e con altre persone, nei dormitori, e tutto ciò che a prima vista potrebbe rendere un po’ migliore, almeno questo è ciò che pensiamo noi, la loro vita.
Prima di concludere voglio rassicurare i cittadini sul fatto che l’Amministrazione Comunale è perfettamente al corrente delle situazioni di disagio presenti sul territorio, almeno di quelle che si rivolgono ai servizi o che gli stessi servizi rilevano nella loro attenta attività di monitoraggio.
Tornando nello specifico ai «senza tetto», va detto che alcuni di loro, avvicinati in strada, sono stati più volte invitati a rivolgersi agli assistenti sociali per valutare insieme percorsi che potessero migliorare, per quanto possibile, la loro qualità di vita ma quasi mai si sono presentati, se non per sporadiche richieste di denaro per poi sparire nuovamente. Quello di cui hanno bisogno, spesso, è un po’ di compagnia, una parola di conforto oltre che cibo, coperte, sigarette…: è evidente che in questo molto possono fare anche i cittadini di Desenzano in quanto ci si muove nell’ambito della solidarietà e dell’umanità che non è certo prerogativa solo del Comune o delle Associazioni.
Altra cosa, tuttavia, è comprendere fino in fondo le ragioni che spingono alcuni di loro a fare questa scelta, imparare a rispettarla e costruire relazioni che si muovano entro confini «accettati». Per questo serve personale qualificato, con la capacità di gestire le frustrazioni dettate da un’apparente impotenza e consapevole del limite oltre il quale non è possibile andare».