Depurazione: missione Roma
GARDONE RIVIERA – «L’aggiornamento del sistema di depurazione del Garda è una priorità nazionale». È questo il grido d’allarme che Ats intende fare arrivare a Roma.
«La depurazione del bacino benacense va ammodernata. È una priorità nazionale visti i numeri del turismo gardesano, fondamentali per il sistema Italia. È questo il grido d’allarme da fare arrivare a Roma». Così Giovanni Peretti, sindaco di Castelnuovo e presidente della Associazione temporanea di scopo “Garda Ambiente”, costituita dai Comuni del lago per fare lobby e massa critica, al fine reperire le risorse per risolvere le criticità dell’attuale sistema di depurazione del lago.
Lunedì scorso, l’8 febbraio, Peretti ha presieduto, nella sede della Comunità del Garda, la prima assemblea della Ats, e non ha nascosto la sua soddisfazione nel vedere i Comuni del lago, bresciani e veronesi, accantonare i campanilismi e far finalmente fronte comune con l’obiettivo di portare a casa i fondi per il nuovo progetto di depurazione, necessario per aggiornare un sistema vecchio di 40 anni e carico di punti critici, a cominciare dalla condotta sublacuale Maderno-Torri.
Il progetto (preliminare) c’è già. Ora, però, comincia il difficile. «Il progetto – dice Peretti – è una scatolata vuota. Va riempita». Di soldi. Tanti: almeno 220 milioni.
«La prima cosa da fare – conclude Peretti – è capire se c’è la volontà di Regioni, Governo e Unione Europea a finanziare questo progetto. Una verifica che intendo attuare in tempi brevi, diciamo entro la prossima primavera». Per Gianpiero Cipani, sindaco di Salò e componente del direttivo di Garda Ambiente, «è importante che di Ats facciano parte non solo i Comuni, ma anche i consorzi turistici e le associazioni ambientaliste, da Legambiente al Comitato Parco Colline Moreniche».
Una questione strategica. Attorno a questo progetto si intende creare grande condivisione, visto che si tratta di un problema vitale e di estremo interesse non solo nazionale ma anche europeo: le acque del lago di Garda (370 Kmq di superficie, circa 50 Km cubi di volume) rappresentano il 40% della risorsa idrica potabile disponibile della nazione.
Cosa accadrebbe all’ecosistema gardesano e alla sua economia, nonché all’immagine dell’intero paese nel mondo, se la condotta sublacuale principale, che giornalmente trasporta i reflui lombardi nel depuratore di Peschiera, avesse problemi e versasse nel lago i liquami, rompendosi in qualche punto particolarmente delicato e pericoloso. Si tratterebbe di una catastrofe ambientale.
Eppure per la depurazione del Garda non c’è il becco di un quattrino. Nonostante gli appelli, come quello che l’ex presidente della Comunità del Garda, Giorgio Passionelli, aveva rivolto al premier Renzi (leggi qui la notizia). Appello, a quanto si sa, inascoltato. Per non dire della totale latitanza della Regioni su questo tema: in ambito Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica) né il Veneto né la Lombardia hanno posto la questione depurazione del lago di Garda tra le priorità e le opere strategiche!
Il progetto
Come detto il progetto preliminare è già pronto. Prevede lo sdoppiamento delle reti: quella di sponda veronese manterrà l’uso del depuratore di Peschiera, mentre la sponda bresciana, previo rifacimento dell’intera tubazione, convoglierà invece gli scarichi in un nuovo collettore che li trasferirà al depuratore di Visano, che dovrà essere completamente riqualificato, o a un nuovo depuratore da realizzare in un’area di individuare.
Complessivamente è prevista la posa in opera di circa 90 chilometri di tubazioni con relative stazioni di pompaggio sulla riviera bresciana e 60 in quella veronese. Lo sdoppiamento consentirà di eliminare la doppia condotta che attraversa il lago, posata sul fondo, fra Toscolano e Brancolino, ed altre più brevi condotte sublacuali nei tratti Brancolino-Villa Marzan, Pergolana-Pioppi, San Benedetto-Pioppi. Il costo dell’opera è stimato in circa 220 milioni.