D’Annunzio, Pascoli, l’aeroplano e il velivolo

GARDONE RIVIERA – I ragazzi dell’istituto alberghiero fanno ricerca negli archivi del Vittoriale. E trovano un curioso biglietto di Pascoli, che parla di d’Annunzio….

Un biglietto fissato a una busta color turchese con una vecchia graffetta arrugginita. Un biglietto informale, con cancellature e sottolineature, e una grafia piccola e rotonda. In calce la firma: Giovanni Pascoli.

Si trova nel faldone delle lettere di Pascoli a d’Annunzio, negli archivi del Vittoriale, ed è finito quasi per caso nelle mani dei ragazzi di 5° dell’istituto alberghiero Caterina de’ Medici di Gardone Riviera (www.alberghierodemedici.gov.it), impegnati in un lavoro di ricerca sul Vate coordinato dalla prof.ssa di lettere Elisabetta Daolio.

Il biglietto, per quanto si sa, è inedito. È datato «Castelvecchio di Barga, 5 ott 1911» ed è indirizzato a un non precisato «caro e illustre ingegnere», al quale Pascoli sottopone l’idea di chiamare “Tripolitalia” la Libia (la guerra contro l’impero ottomano per la conquista delle regioni nordafricane è appena iniziata). Ma la parte forse più interessante arriva poi, quando Pascoli cita d’Annunzio, maestro della creazione di nuove parole, e sponsorizza il termine «velivolo», coniato dal Vate che per primo lo utilizzò nel romanzo “Forse che sì forse che no” (1909) per designare le macchine volanti. Preferibile, sostiene Pascoli, alla sgraziata parola «aereoplano».

Questo il testo del biglietto: «Si! Tripolitalia è facile e gentile parola: di più, augurale. Diciamo dunque Tripolitalia: la nuova Italia dalle tre città. Ma in quanti saremo a chiamarla così? Forse in due. O non s’è visto per aereoplano, così lenta parola a così veloce cosa, la quale parola chi non sa pronunziare così come ho scritto, dice spropositando areoplano, aroplano, aeroplano, invece di dire latinamente, sdrucciolevolmente, alatamente: velivolo? Ella crede nella mia autorità!… Oh, ben maggiore è quella del d’Annunzio, e non gli hanno dato retta. Bene! E noi diciamo, anzi gridiamo, conclamiamo: Viva la Tripolitalia! Suo Giovanni Pascoli»

«Interessante notare – commenta la prof.ssa Daolio – come Pascoli, la cui poesia è definita impressionista, affidi a solo tre avverbi l’analisi completa del neologismo, definendone etimologia (latinamente), musicalità (sdrucciolevolmente) e capacità evocativa (alatamente). La parola “velivolo” deriva  dal sostantivo latino velum, vela, e da un derivato del verbo “volare”. La si usava  per indicare una nave a vela molto veloce. Insomma quando ci si mettono due veri poeti…».

Questa la vicenda del biglietto riemerso dagli archivi del Vittoriale, che ci piace pensare sfuggito a studiosi, dannunzisti e dannunziofili, ma non ai ragazzi del Caterina de’ Medici. Una vicenda che conferma come il Vittoriale sia luogo privilegiato per la didattica, grazie anche alla presenza di figure come quelle del dott. Alessandro Tonacci, responsabile dell’archivio, e dalla prof.ssa Giovanna Ciccarelli, responsabile dei progetti rivolti alle scuole.

Foto sopra: Gabriele d’Annunzio sullo Sva 10 utilizzato per il celebre volo su Vienna.

Il biglietto scritto da Giovanni Pascoli conservato negli archivi del Vittoriale.
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GardaPost