TOSCOLANO – Dieci avvisi di garanzia recapitati ad ex amministratori ed ex componenti del Cda del Consorzio Garda Formazione, ora sciolto. Nel mirino dei giudici un buco da 872mila euro.
La notizia circolava da qualche tempo in paese. Le informazioni di garanzia sono state recapitate, a conclusione delle indagini preliminari, nelle scorse settimane. L’avviso è arrivato a dieci persone, ex amministratori comunali ed ex componenti del cda del consorzio.
Scrive questa mattina il quotidiano Bresciaoggi: «A due anni dal definitivo scioglimento dell’ente, dichiarato fallito dal Tribunale di Brescia con sentenza del 15 luglio 2014, si avvicina così a un punto di svolta l’inchiesta della Procura per bancarotta e per ipotesi di reati fallimentari che vanno dalla dissipazione di fondi (per 872 mila euro) alla distruzione e sottrazione di scritture contabili».
Il Consorzio Garda Formazione, del quale il Comune deteneva il 93,51% delle quote del Consorzio (le altre erano della Comunità Montana) era stato creato nel 2001 per occuparsi di formazione professionale e inserimento lavorativo. Ma la sua gestione è stata sempre in perdita.
La Giunta Castellini, insediata nel 2013, ha voluto vederci chiaro ed ha scoperto che Garda Formazione è stata una voragine economica che negli ultimi 10 anni si è risucchiata qualcosa come un milione di euro, perdite ripianate dal Comune, ovvero, pagate con le tasse dei cittadini.
La dott.ssa Lorella Angelini, nominata dal sindaco Castellini amministratore unico del Consorzio nell’autunno 2013, aveva presentato una relazione in cui si evidenziano «disavanzi di gestione maturati negli anni, rapporti tra ricavi e costi assolutamente negativi e una situazione generale che appare drammatica poiché il consorzio versa in una condizione fallimentare».
I numeri della relazione Angelini: «Negli ultimi sei bilanci le perdite hanno raggiunto l’importo di 540.814 euro». Non solo: «Il saldo perdite del fido bancario è di meno 177.428 euro e i debiti verso terzi sono i seguenti: 53.262 verso fornitori per fatture non pagate da maggio 2010; debiti verso professionisti per 19.900 euro; debiti verso collaboratori per 16.500 euro; debiti di 25mila euro per il mancato pagamento delle utenze; debito di 180.400 euro per il mancato accantonamento del Tfr degli 11 dipendenti».
Insomma, non c’erano alternative allo scioglimento del centro di formazione professionale.
Inevitabile che anche la Procura volesse vederci chiaro. Ed ora ecco il primo risultato delle indagini coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Paolo Savio.
«Agli ex amministratori – scrive Bresciaoggi – è stato contestato, almeno in sede di indagini preliminari, di aver aggravato il dissesto, astenendosi dal richiedere in proprio il fallimento: nonostante la situazione patrimoniale e la carenza cronica di liquidità fossero tali che andare avanti avrebbe portato solo altro “rosso”, si volle ugualmente andare avanti per anni».
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