Il boom del rosé, ma non in Italia
PUEGNAGO – Il futuro del rosé: numeri e dimensioni di un mercato in forte espansione. Ecco cosa è emerso nel corso del convegno organizzato nell’ambito di Italia in Rosa.
La produzione ed il consumo mondiali di rosati sono in costante aumento, ma il consumo in Italia è sorprendentemente in calo: è solo uno dei dati più significativi emersi sabato 11 giugno dal convegno “Il Futuro dei rosé: numeri e dimensioni di un mercato in forte espansione”, ospitato nell’ambito della nona edizione di Italia in Rosa (www.italiainrosa.it) a villa Galnica di Puegnago, sede del Consorzio Valtènesi.
Ospite d’onore Michel Couderc, responsabile del centro studi ed economia del Conseil Interprofessionel Vins de Provence: la Provenza è del resto oggi un punto di riferimento per la produzione di rosati d’alta gamma, in un Paese, la Francia, che ha visto crescere del 43% il consumo di rosé nel periodo compreso tra il 2002 ed il 2014 ed ha dovuto divenire paese importatore per soddisfare la domanda.
Proprio sull’arco di tempo compreso in questi dodici anni è stata focalizzata la relazione dell’esperto francese, che ha ricordato come i vini rosati “non abbiamo percezione specifica da parte dei consumatori: non ci sono inoltre informazioni di dettaglio e tutto ciò che sappiamo arriva da organizzazioni locali e soprattutto dalla Francia dove la Provenza è diventata ovviamente un punto di riferimento anche per lo studio del settore”.
La Provenza investe del resto da 30 anni sul comparto ed oggi il 90% della produzione vinicola della regione è rappresentata dai rosé, che a loro volta occupano una quota del 40% sul totale dei rosati a denominazione prodotti in Francia (7,3 milioni di ettolitri). Oltre il 31% del vino fermo consumato in Francia è rosé.
A livello mondiale, la produzione ha oggi toccato i 22,7 milioni di hl, pari a circa il 10% dei vini consumati nel 2014 (quota che nel 2002 era pari all’8%). Sorprende, per l’appunto, la notizia che in realtà, nonostante il gran parlare che negli ultimi anni si è fatto sul trend crescente dei rosè, la notizia che in verità in Italia, i consumi siano in calo: ma il Belpaese resta comunque il secondo esportatore nel mondo in volume con il 16% e con una quota del 23% a valore, in un mercato mondiale sempre più internazionale nel quale ben 4 bottiglie su 10 di rosè prodotti nel mondo passano la frontiera prima del consumo (per un interscambio che vale circa 1,5 miliardi di euro).
È la Spagna a detenere il primo posto come principale esportatore, ma è la Francia quella che domina nel mercato a valore con una percentuale del 31%, pur con volumi uguali a quelli italiani: una dimostrazione di come in Francia e soprattutto in Provenza si sia molto investito sul rosé e sulla sua immagine elevandolo allo status di prodotto di alta gamma.
Da qui è emersa l’evidenza di una mancanza di strategia a livello italiano, che contrasta con le numerose campagne di marketing e promozione che la Provenza ha effettuato per rafforzare il consumo e la percezione del rosé. Particolarmente significativa in questo senso quindi la partecipazione di Tiziana Sarnari, analista di mercato di Ismea, specializzata nel comparto vitivinicolo, ed anche di Lucia Nettis, direttrice dell’associazione Puglia in Rosé, in quanto, come affermato dal direttore del Consorzio Valtènesi, “l’obbiettivo di Consorzio Valtènesi ed Italia in Rosa è quella di fare rete con Ismea, con la Puglia e con le altri principali regioni produttive italiane per costruire un’alleana che ci consenta di arrivare ad avere anche in Italia un osservatorio di riferimento”.
Tiziana Sarnari ha illustrato gli strumenti che Ismea potrebbe mettere a disposizione per attivare uno strumento di studio in un campo, quello dei rosati, dove per l’appunto esistono dati ufficiali: in particolare in ambito vino Ismea effettua un monitoraggio costante sui prezzi di 200 prodotti intervistando ogni trimestre 800 imprese agricole per produrre una serie di outlook periodici su un compartto da 638 mila ettari e 310 mila aziende che vanta un fatturato complessivo 2015 di 12,5 miliardi pari al 9,4% del totale del settore agroalimentare. Ammonta a 20 milioni di ettolitri il volume italiano esportato, con un valore di 5,4 miliardi di euro pari al 15% valore agroalimentare. “Ma nel quadro di tutti questi numeri non esiste una statistica ufficiale sul vino rosato – ha ammesso Tiziana Sarnari -. LA cosa che vorremmo fare è quello di cominciare a chiedere i dati di ogni singola Doc suddivisa per singola tipologia: questo ci consentirebbe di avere i dati sui rosati di tutte le Doc e Igt. Bisognerà lavorarci, ma gli strumenti esistono, i dati ci sono e sappiamo come trovarli: basta metterli insieme ed aggregarli come ci serviranno. Non abbiamo nulla al momento, ma possiamo aprire una finestra su un mondo tutto da scoprire con un grande sforzo collettivo”. Però qualche dato ufficiale positivo c’è: nella Gdo, ha ricordato Sarnari, “i rosati valgono il 5% a volume e il 4% a valore, e nel 2015 i rosati Dop sono cresciuti del + 6% a volume e del +4% a valore”.
D’accordo Lucia Nettis, direttrice di Puglia in Rosé, 52 cantine associate in tutta la Puglia, con tante diverse identità che danno rosati completamente diverse gli uni dagli altri con sfumature di colore e gusto uniche al mondo. “E’ il momento di essere uniti sotto una grande famiglia. gli Stati generali dei vini rosati sarebbero un’idea eccellente per contarci, capire chi siamo, ed andare uniti sul mercato per essere vincenti”.
Soddisfatto Alessandro Luzzago, presidente del Consorzio Valtènesi. Quello di oggi è un tassello importante del percorso intrapreso dal Consorzio Valtènesi – ha detto Luzzago -. Dobbiamo acquisire una consapevolezza, acquisire un linguaggio descrittivo che ci aiuti a prendere coscienza sul fatto che il Chiaretto può essere il nostro primo vino. Dobbiamo noi per primi acquisire questa padronanza e questa consapevolezza, perché anche se è vero che il Chiaretto si produce qui da oltre 100 anni il settore ha vissuto fasi alterne in cui questo vino ha smarrito la sua centralità. Il processo è lungo: è in fondo solo da 10 anni che in Provenza è stato maturato un orgoglio vero e proprio per i vini rosati, ma i loro risultati sono un esempio che non può che darci coraggio. Forse non arriveremo mai al 31% di quota che i rosè occupano nel consumo generale di vini fermi del Francesi ma abbiamo ampio margine di crescita e la Valtènesi può essere una delle zone che guida questo processo. Abbiamo avviato un percorso con il Centre du Rosè di Vidauban, in Francia, che ci ha già visto inviare i Chiaretti nel 2013 e 2014 che sono stati analizzati e degustati: ora stiamo pensando ad un nuovo ciclo triennale con analisi più dettagliate su parametri gustativi ed aromatici, per avere conforto analitico del gruppo di degustatori più rodato sui vini rosati. Un percorso di confronto a tutto campo per approfondire la nostra identità, per conoscerci meglio e per crescere”.
Importante anche l’apertura su possibili nuove sinergie future per il Garda: “Abbiamo storicità, tradizione e dinamismo da vantare: insieme a Bardolino possiamo fare del Garda un territorio che possa fare da ombrello per dare nuova forza al rosé”.
In conclusione, Luigi Alberti, presidente di Italia in Rosa, ha voluto ringraziare tutti gli intervenuti rilanciando per l’edizione del decennale.
“Italia in Rosa è cresciuta non solo a livello quantitativo, ma anche diventando una manifestazione non solo sempre più qualificata. Pensiamo già ad un grande decennale aperto in particolar modo al target dei giovani che tanto importanti sono stati per il boom di Italia in Rosa: da qui l’idea di istituire una borsa di studio permanente che rimanga nel tempo e che possa rappresentare un punto di riferimento per il mondo dei chiaretti e dei rosati”.
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