SALÒ – Presentato questa mattina il “Museo della Follia”, progetto itinerante di Vittorio Sgarbi che trova casa al MuSa. Domani, sabato 11 marzo, l’apertura al pubblico.
Sarà uno degli eventi culturali del 2017. «Nella storia dell’arte – spiega Sgarbi -, anche prima dei casi clamorosi di Van Gogh e di Ligabue, molti sono gli artisti la cui mente è attraversata dal turbamento, che si esprimono in una lingua visionaria e allucinata. Ognuno di loro ha una storia, una dimensione che non si misura con la realtà, ma con il sogno. E quel sogno, con piena soddisfazione, oltre ogni tormento, rappresenta».
In mostra troveremo alcuni capolavori dei “grandi” della storia dell’arte internazionale, come Francisco Goya, Antonio Mancini, Francis Bacon, Antonio Ligabue e Jean-Michel Basquiat. Le opere – tra sculture, pitture e fotografie – provengono da prestigiose collezioni private e da importanti musei italiani e internazionali e affrontano la tematica della follia attraverso la storia dell’arte.
L’esposizione propone numerosi, sorprendenti installazioni, come «Tutti santi», le sculture di Cesare Inzerillo, disperato tentativo di porre rimedio al malessere psichico di cui soffrono i pazienti dell’ospedale psichiatrico immaginato dall’artista, o come «La griglia», novanta ritratti di pazienti selezionati tra le diverse cartelle cliniche negli ex manicomi d’Italia, che compongono appunto una griglia di oltre 12 metri dove un neon luminoso, seguendo il contorno di ciascun ritratto, dona luce e rumore ai pensieri di ciascun volto.
In mostra anche immagini, documenti e oggetti che raccontano, nella «Sala dei ricordi», le condizioni umilianti e dolenti dell’alienazione: libri di letteratura in lingua originale che hanno trattato il tema della follia nel corso dei secoli; farmaci originali ritrovati nei manicomi abbandonati, oggetti per le terapia (come elettroshock, apribocca, camice di forza…); effetti personali dei pazienti, lettere, giocattoli e disegni.
Frutto di una follia distruttrice e non creatrice è, invece, l’olio esposto in mostra in anteprima mondiale, opera di Adolf Hitler che disse all’ambasciatore britannico Neville Henderson “Io sono un artista e non un politico. Una volta che la questione polacca sarà risolta, voglio finire la mia la vita come un artista”.
E ancora, due documentari di Rai Teche danno voce alle due scuole di pensiero sul tema dei manicomi italiani: «Linea Diretta – Discussione su Legge 180» e «X Day – I grandi della scienza: Franco Basaglia».
In mostra, inoltre, documenti sulla storia della Legge 180 del 13 maggio 1978, la prima e unica legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio. Ci sarà anche la video-inchiesta sugli ospedali psichiatrici giudiziari eseguita dal Senato della Repubblica a favore della battaglia contro il degrado di queste strutture ancora oggi aperte.
Per il Museo della Follia il critico cinematografico Enrico Ghezzi ha pensato e realizzato un “Blob” che è stato presentato in anteprima assoluta in occasione dell’inaugurazione di Salò. Questo insolito montaggio prende forma in una vera e propria “Camera Blob”: una stanza buia e isolata che ospita la proiezione di un gigantesco “Blob” scomposto tra le pareti, permettendo così al visitatore di vivere un’esperienza immersiva e sensoriale attraverso le immagini e i suoni della installazione multimediale, diventandone inconsapevolmente parte integrante.
Ci sarà la sezione «I pazzi politici», curata dal direttore del MuSa Giordano Bruno Guerri: tra i tanti aspetti che il secolo breve ha sviluppato a favore dell’uomo ce ne sono anche numerosi che invece hanno inteso controllare e in qualche misura ingabbiare il corpo e la vita delle persone in modo arbitrario e doloroso.
Il Museo della Follia, nato da un’idea di Vittorio Sgarbi, è realizzato da Giovanni Lettini, Sara Pallavicini, Stefano Morelli e Cesare Inzerillo. L’allestimento occuperà l’intero primo piano del MuSa, che per l’occasione sarà completamente dipinto di nero.
Le ragioni della Follia di Vittorio Sgarbi
«Immagini, documenti, oggetti raccontano le condizioni umiliPrenti e dolenti dell’alienazione, le prescrizioni e le cure, i letti di contenzione e gli strumenti di costrizione. È un repertorio non dissimile da quello, doloroso, dei reperti dei profughi nei campi di concentramento. Frammenti che evocano infinite tristezze, isolati, anche nella loro innocua costituzione, come un cucchiaio, una fialetta odontalgica del Dott. Knapp, un pacchetto di Alfa, una chiave. Nulla di strano o di originale, nulla di specifico; tutto di doloroso. È l’introduzione al Museo della Follia. Un repertorio, senza proclami, senza manifesti, senza denunce. Poi si entra nella Stanza della Griglia. E si incontrano le persone. Uomini e donne come noi, sfortunati, umiliati, isolati. E ancora vivi nella incredula disperazione dei loro sguardi. Condannati senza colpa, incriminati senza reati per il solo destino di essere diversi, cioè individui. Inzerillo dà la traccia, evoca inevitabilmente Sigmund Freud e Michel Foucault, e apre la strada a un inedito riconoscimento, a una poesia della follia che muove i giovani in questa impresa. Sara Pallavicini, Giovanni Lettini e Stefano Morelli. Determinati, liberi, folli. Ed ecco il loro museo».
Info: museodisalo.it – www.museodellafollia.it
Il «Museo della Follia» apre al pubblico oggi, sabato 11 marzo, e sarà visitabile presso il MuSa, il Museo civico di Salò, in via Brunati, fino al 19 novembre.
Orari
Da marzo a maggio: da martedì a domenica 10-19;
da giugno a settembre: da martedì a domenica 10-20;
ottobre e novembre: da martedì a domenica 10-19.
Infoline: 030.5785122
Biglietti: intero 14 euro, ridotto 11.