Un itinerario storico alla scoperta dei cippi di confine del 1753
VALVESTINO - Un percorso nella storia, quello che conduce ai cippi in pietra che Maria Teresa d'Austria fece collocare nel 1753 per segnare il confine tra l'impero asburgico e il dominio della Repubblica di Venezia.
Nel 1752 il governo dell’imperatrice Maria Teresa e la Serenissima decisero di porre fine ad annosi contrasti e stipularono un trattato con l’obiettivo di tracciare il confine preciso tra il Tirolo asburgico e la Repubblica di Venezia.
Chi frequenta i sentieri meno battuti dell’Alto Garda, ma anche di Bagolino, potrà imbattersi in strani cippi di pietra dal sapore arcaico, con incise quattro cifre: 1753. È una data: l’anno 1753, l’anno del trattato di Rovereto, sottoscritto dal doge veneziano Francesco Loredan e l’imperatrice Maria Teresa d’Austria,
A quel tempo sui monti bagossi e altogardesani passava il confine tra l’impero austriaco e la Serenissima Repubblica di Venezia. Era un confine incerto, che correva su monti selvaggi, spesso causa di liti per il possesso dei pascoli tra i pastori dell’uno e dell’altro stato.
A questa situazione pose rimedio l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, che fece segnare il più esattamente possibile il confine stabilito dal trattato con questi cippi che vennero posizionati lungo tutta la frontiera, dal Passo del Gavia sino al Mare Adriatico.
I cippi che vedete in questo servizio si trovano nella Valle di Vesta, in Valvestino, poco distante a Vesta di Cima, dove si trova anche una vecchia caserma della Guardia di Finanza, costruita verso la fine dell’Ottocento dal Regno d’Italia per controllare i traffici commerciali di confine.
Tantissimi di questi cippi sono andati perduti, soprattutto nelle zone più antropizzate. Alcuni oggi si trovano sul fondo delle acque del Lago di Valvestino che a quei tempi ovviamente non c’era.
Altri sono stati utilizzati per farne inutili postazioni difensive della seconda guerra mondiale.
La valle di Vesta. La Val di Vesta è una delle vallate prealpine lombarde più isolate e selvagge, facente parte della più grande Valvestino, nel bacino del Lago di Garda. Tocca la massima quota nel Monte Zingla, di 1497 m slm, ed è scenograficamente molto suggestiva per il “fiordo” che il lago artificiale di Valvestino crea incuneandosi in essa per circa un chilometro e mezzo.
Dal 1998 la Valle di vesta è un’area wilderness, ossia a conservazione protetta e integrale, di proprietà dell’ERSAF.
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