Albergo diffuso a Cecina, si entra nella fase operativa
CECINA – Il progetto pilota «Le Dimore di Cecina» per attivare nella frazione collinare di Toscolano Maderno un albergo diffuso entra nella fase decisiva.
Due mesi. È il tempo che si è data l’Amministrazione del sindaco Delia Castellini per capire se il progetto andrà in porto o se rimarrà soltanto un suggestivo studio accademico.
Due mesi durante i quali i proprietari degli immobili ritenuti idonei dovranno aderire formalmente all’iniziativa e individuare di comune accordo un soggetto gestore. Se accadrà tutto ciò, come probabile viste le manifestazioni d’interesse già raccolte, allora il progetto pilota «Le Dimore di Cecina» per attivare nella frazione collinare di Toscolano Maderno un albergo diffuso diventerà realtà.
In Comune ci lavorano da un paio d’anni ed ora il progetto predisposto dall’arch. Ermanno Benedetti con la consulenza di Micol Dusi è pronto per passare alla fase operativa. I due esperti hanno mappato la disponibilità di unità immobiliari idonee a Cecina e Messaga, dove a fronte di 202 abitanti residenti esistono 193 abitazioni, 93 delle quali non risultano occupate stabilmente (sono seconde case o immobili in disuso). Undici di questi edifici, per un totale di 58 posti letto, sono stati individuati come idonei a costituire il primo nucleo dell’albergo diffuso.
A questi si aggiunge «casa Campanardi», immobile situato in posizione strategica, nel centro della frazione, acquistato dall’Amministrazione comunale per collocarvi il front office, gli uffici e i servizi comuni necessari per rendere operativo questo nuovo modello di ricettività turistica, con camere e servizi dislocati in edifici diversi, seppure vicini tra loro e gestiti in forma imprenditoriale.
Per chi deciderà di aderire al progetto il Comune ha programmato una serie di agevolazioni per interventi di recupero più flessibili e meno onerosi. Sono inoltre previste procedure assistite, con il Comune a fare da coordinatore, per favorire la progettazione e individuare il soggetto gestore.
Il pubblico, insomma, ha fatto la sua parte. Ora tocca al privato, ovvero i proprietari che decideranno di mettere a reddito i propri immobili tramite questa nuova forma di ricettività che strizza l’occhio ad un mercato turistico che ha sempre più voglia di vacanze «verdi», di costi sostenibili, di occasioni alternative e di nuovi orizzonti paesaggistici e naturalistici.
Se i proprietari formalizzeranno la propria adesione e individueranno un soggetto cui affidare la gestione unitaria dei posti letto (qualche imprenditore dell’ospitalità, peraltro, si è già candidato), il resto verrà da sé. «Gli alberghi diffusi – dice Ermanno Benedetti – sono ormai un centinaio in Italia e funzionano tutti. Non si hanno notizie di alberghi diffusi che hanno chiuso».
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