La concimazione e la potatura dell’ulivo
LAGO DI GARDA – Pubblichiamo gli avvisi tecnici della Fondazione Edmund Mach inerenti la potatura e la concimazione dell’olivo. Sulla potatura programmati corsi a Riva.
La potatura dell’olivo. Ormai da decenni la linea operativa proposta per la potatura delle piante tradizionali di olivo è basata su due aspetti fondamentali: salvaguardare il vecchio ceppo delle piante per motivi paesaggistici e conformare la chioma secondo criteri di razionalità, in accordo con la fisiologia della pianta, l’economicità e la sicurezza per l’olivicoltore nella gestione dell’oliveto.
La forma che da anni si propone e che meglio risponde a tutte queste esigenze è il vaso policonico.
I caratteri principali del vaso policonico sono sostanzialmente tre:
- semplicità della struttura scheletrica della pianta che deve essere costituita da 3-4, o al massimo 5 branche legnose principali, che si divaricano obliquamente lungo un unico asse verso l’alto, in regolare opposizione l’una dell’altra;
- creazione di una zona vuota al centro della pianta che permetta l’arrivo della luce diretta del sole fin nelle parti basse e interne della chioma;
- rivestimento delle branche legnose principali con vegetazione minuta e produttiva dal portamento pendulo, più abbondante ed espansa in basso, e più affusolata in cima.
Riguardo la frequenza degli interventi di potatura, prove di campo dimostrano che la potatura fatta tutti gli anni in maniera poco energica predispongono l’olivo ad una più elevata e costante produttività rispetto a potature energiche fatte a turni biennali o anche triennali.
Chi si accinge a potare una pianta dovrebbe operare secondo la seguente sequenza:
- valutazione della situazione scheletrica della pianta per decidere l’eventuale asportazione di rami nella zona alta e centrale della pianta al fine di semplificare la struttura legnosa e creare più luminosità in basso
- eliminazione di succhioni o altre strutture rameali troppo verticali nella zona centrale della pianta (se la ricchezza di succhioni è eccessiva significa che la pianta richiede una dimensione maggiore e/o un minore sfoltimento della vegetazione minuta. In questi casi andrà valutata inoltre la riduzione dell’entità della concimazione azotata).
- sfoltimento della vegetazione minuta con pochi tagli di rami esauriti ed in ombra (lo sfoltimento della vegetazione minuta non deve essere intenso altrimenti si limita troppo la capacità produttiva della pianta).
Nelle annate in cui si prevede una buona produzione (come potrebbe essere quest’anno) lo sfoltimento può essere leggermente più intenso togliendo sempre rametti in ombra.
I concetti della potatura saranno illustrati in brevi corsi teorico pratici di potatura dell’olivo.
Per spiegare meglio e vedere nella pratica i concetti di potatura dell’olivo si faranno dei corsi teorico-pratici a cui tutti gli olivicoltori potranno partecipare liberamente. Si riportano di seguito le date dei corsi, l’olivicoltore potrà scegliere a quale dei tre partecipare: giovedì 22 febbraio, mercoledì 28 febbraio, mercoledì 14 marzo. Il ritrovo sarà in tutte tre le date alle ore 14.00 nella sala riunioni di Agraria di Riva.
Concimazione dell’olivo.
Andamento e produzione del 2017. Il 2017 olivicolo era partito in sordina, le piante scontavano l’aggravio della elevata produzione del 2016 e del pesante stress idrico della fine agosto e settembre della medesima annata. Un’interferenza negativa si è avuta anche a seguito delle piogge autunnali del ottobre e novembre 2016 che hanno portato a una cascola fogliare a fine inverno dovuta alle infezioni di occhio di pavone, soprattutto laddove la difesa da questa malattia non è stata eseguita correttamente.
Un ulteriore aggravio della situazione venne dall’andamento climatico freddo e secco del gennaio e forse anche dalle gelate di aprile che ridussero consistentemente la fioritura negli oliveti di fondovalle tra Arco e Riva, nelle olivaie a ovest di Dro e nelle zone più estreme sopra i laghi di Cavedine e Toblino. La controprova di questo si ebbe constatando la maggiore allegagione e l’abbondante carico produttivo realizzati nelle zone climaticamente più favorite a monte di Torbole.
A fine fioritura le prospettive erano di una produzione piuttosto ridotta, tuttavia da quel momento in poi, se escludiamo alcuni eventi grandinigeni intensi sulla parte alta della valle e su una fascia ristretta del M. Brione, il clima caldo con piogge ben distribuite ha fatto si che le piante lavorassero nel migliore dei modi. Già nella fase suggestiva alla allegagione (fase di accrescimento del frutto per divisione cellulare) si constatò un eloce incremento delle dimensioni delle drupe che si mantenne per tutta l’estate e poi fino alla raccolta.
Le temperature torride estive contribuirono a ritardare l’evoluzione della mosca, la quale comparve solo tardivamente in qualche zona del fondovalle.
L’inizio dell’autunno altalenante, ma nel complesso piuttosto tiepido e asciutto, mantenne elevata la sintesi, l’accumulo e la concentrazione di olio nelle olive. Dunque un andamento dell’annata spesso contrastante, ma con un epilogo a dir poco sorprendente; infatti le elevate dimensioni delle drupe ( peso medio in ottobre 2,1 g rispetto alla media degli anni precedenti di 1,9 g) ha limitato la perdita di produzione a – 23,5 % rispetto al 2016, e l’elevata resa in olio (media 19,51 %) ha consentito il recupero della quantità di olio fino ad un saldo positivo del 12 %, per un totale di 303,7 tonnellate di olio prodotto, che risulta essere la produzione più elevata in Trentino di cui si è a conoscenza (cioè dal 1974 in poi).
Da quanto sopra esposto, nonostante l’elevata produzione di olio che peraltro non ha stressato le piante, e da quanto si vede in campo si ritiene che nella normalità le piante di olivo in Alto Garda siano entrate nel 2018 nelle condizioni ottimali di preparazione e di vegetazione.
Anche il periodo invernale sta trascorrendo con regolare piovosità e le temperature si sono mantenute entro limiti ben sopportabili dall’olivo.
Le prospettive per la prossima annata sono dunque a favore di una bella fioritura e, salvo eventi fino ad ora non prevedibili, una buona allegagione.
Le pratiche colturali di fine inverno e primavera, in particolare la concimazione (e la potatura) dovranno essere quindi improntate al sostenimento della prossima produzione e al conseguimento di nuova vegetazione che consenta il ritorno di produzione anche nell’annata successiva.
Concimazione. Il modo di fiorire e fruttificare, esclusivamente sui rametti cresciuti nell’anno precedente, fa si che l’olivo, per produrre bene e costantemente, abbia bisogno di essere sostenuto nella crescita vegetativa.
Nella fisiologia della pianta l’azoto assimilato nella giusta quantità svolge una preziosa azione di amplificazione della attività vegetativa e produttiva della pianta. Da osservazioni fatte nel nostro territorio si è riscontrato che l’apporto di azoto, mediante concimi organici o chimici, corrispondente a circa 4-500 g per pianta adulta sia sufficiente per ottenere buone produzioni. Eccedere nell’apporto di azoto può portare ad una esagerata attività vegetativa e a un eccessivo ingentilimento dei tessuti che può predisporre la pianta a disfunzioni fisiologiche e patologiche oltre che alla sua perdita per dilavamento.
Anche nel caso di piante magre da spingere vegetativamente è preferibile frazionare l’apporto di azotati (specie se chimici) nel periodo da fine inverno a primavera inoltrata, oppure utilizzare tipi di concimi che permettano un rilascio graduale dell’elemento. Sarà inoltre opportuno, oltre all’azoto, l’apporto commisurato degli altri macro e micro elementi quali fosforo, potassio, magnesio e boro.
Il letame è da sempre il principe dei concimi per l’arricchimento di sostanza organica ed il miglioramento della fertilità e vitalità del terreno oltre che per l’apporto di elementi nutritivi.
La distribuzione di 70-100 kg per pianta adulta di letame maturo a fine inverno soddisfa le esigenze annuali dell’olivo, non solo per l’azoto, ma anche per gli altri elementi nutritivi e può inoltre attenuare gli effetti della carenza d’acqua.
Un’azione simile a quella del letame nell’apporto di sostanza organica e vitalità al terreno è svolta dagli ammendanti compostati verdi e misti (30-50 Kg per pianta), per i quali, secondo le loro caratteristiche, andrà valutata l’opportunità di una integrazione azotata con concimi organici o chimici.
Alternative al letame e agli ammendanti: i concimi organici. I concimi organici possono apportare elementi nutritivi di cui la pianta ha bisogno ed anche sostanza organica, essendo essi derivati dal recupero di sottoprodotti organici di origine vegetale (panelli, sanse, borlande) e animale (stallatici, cascami di macelleria o pelletteria, collagene, ecc.).
Data l’estrema variabilità nel titolo dei vari elementi nutritivi, per questi prodotti non è possibile dare dosi precise.
Tuttavia, a titolo orientativo, possiamo indicare per quelli che contengono il 2-3 % di azoto quantitativi di concime rispettivamente di circa 20 e 15 Kg per pianta adulta,
oppure per i prodotti che contengono il 6-8 % di azoto quantità di circa 7 e 5 Kg per pianta,
Per i prodotti che non contengono potassio e magnesio occorre (esempio: Verdeolivo o simili) integrarne l’apporto, utilizzando solfato potassico-magnesiaco (0-0-30-10) in ragione di 1-1,5 Kg per pianta adulta
Le indicazioni date valgono anche per chi pratica il metodo di produzione biologica ricordando che in tale metodo è ammesso l’impiego del letame maturo proveniente da allevamenti estensivi e di concimi ed ammendanti che riportino in etichetta la possibilità di uso in agricoltura biologica.
In ogni caso è consigliabile verificare presso il proprio ente certificatore l’ammissibilità del prodotto che si intende utilizzare.
Per chi non intende fare uso di letame, concimi o ammendanti organici è possibile anche l’uso di un concime complesso (non ammesso nel biologico) del tipo 12-6-18+2, 12-12-17+2, 15-6- 20 o similari alla dose di circa 3,5-4 Kg per pianta. Sono da preferire i concimi complessi che apportino una seppure minima quantità di boro.
La distribuzione. Il letame, gli ammendanti e i concimi organici entrando in attività lentamente vanno distribuiti in febbraio o inizio marzo. Alle piante più deboli può essere fatta una integrazione con 1-1,5 Kg per pianta di concime organico con 8-10% di azoto in maggio prima della fioritura.
Per i concimi chimici sarebbe preferibile la distribuzione in due momenti: metà febbraio-inizio marzo e l’altra metà a maggio, prima della fioritura; oppure, per chi non ha possibilità di fare i due apporti, in un’unica soluzione da aprile fino al germogliamento.
Concimi e ammendanti vanno distribuiti su tutta la superficie dell’oliveto o, per singole piante, sulla superficie di terreno corrispondente alla proiezione della chioma.
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