Cibo di Mezzo, alleanza tra chef e produttori. E il cliente gode
BRESCIA - Alleanza strategica tra chef e produttori. In dieci tra i migliori ristoranti bresciani il menù "Cibo di mezzo", un racconto del territorio. Avete tempo fino al 30 marzo.
L’idea, tutto sommato, è semplice, ma dietro c’è un pensiero complesso, carico di sfumature, come del resto è il cibo, con le sue diverse implicazioni culturali.
Al centro di tutto, appunto, c’è il cibo (c’è sempre… il cibo di mezzo!), quello buono, quello che va difeso dalla tendenza all’omologazione del gusto, che merita attenzione, che è frutto di una ricerca faticosa e appassionata, del produttore prima e dello chef poi.
Tre gli attori coinvolti, ognuno dei quali si attende ricadute positive dal progetto: ristoratori, produttori e clienti.
Tralasciando gli aspetti tecnici dell’iniziativa e i vantaggi che prospetta per ristoratori e produttori, ci mettiamo direttamente nei panni dei clienti. Cosa offre Cibo di Mezzo a chi apprezza la buona cucina, a chi cerca nuovi sapori, a chi ama mangiare al ristorante?
Propone innanzi tutto un menù che è un’esperienza esclusiva e che mette in tavola il racconto di una terra e dei suoi prodotti migliori, pensato e scritto da 10 ristoranti bresciani: Esplanade di Desenzano (chef Massimo Fezzardi), Due Colombe di Cortefranca (chef Stefano Cerveni), La Rucola 2.0 di Sirmione (chef Andrea Mantovanelli) – i tre stellati -, Gaudio di Barbariga (chef Diego Papa), L’Osteria H20 di Moniga (chef Saulo della Valle), La Speranzina di Sirmione (chef Daniele Mei), Castello Malvezzi di Brescia (chef Alberto Riboldi), La Lepre di Desenzano (chef Roberto Stefani), Casa Leali di Puegnago (chef Andrea Leali) e Aquariva di Padenghe (chef Paolo Favalli).
Menù disponibili per un periodo di tempo limitato, che potrete prenotare solo online tramite il sito www.cibodimezzo.it e che propongono piatti dedicati, ognuno con almeno cinque portate, delle quali due tratte dalla carta del ristorante, le altre con materie prime e prodotti delle aziende selezionate, una rete virtuosa di produttori piccoli o addirittura piccolissimi, artefici di delizie come lo Silter Dop della Val Camonica, l’extravergine Dop del Sebino, il violino di pecora, la sardina essiccata tradizionale, la farina di mais nero spinoso, il farro bio, i vini…
Frutti preziosi e spesso rari, se non addirittura introvabili, di una “terra di mezzo”, a cavallo tra due laghi, il Garda e il Sebino, che i cuochi di Cibo di Mezzo trasformano in prelibatezze che potrete gustare fino al 30 marzo.
Due le fasce di prezzo (vino compreso): 100 euro per i tre stellati del circuito, 60 per gli altri sette ristoranti.
La squadra di 10 chef di Cibo di Mezzo – coordinata dal critico e giornalista enogastronomico Carlos Mac Adden e dall’esperto in digital marketing Paolo Maioli, che si sono occupati dello sviluppo progettuale dell’iniziativa – potrà crescere. Il progetto è in divenire, aperto a nuove adesioni (forse già a partire dal prossimo autunno-inverno, quando sarà proposto, sempre per un tempo breve e limitato, un nuovo menù “Cibo di Mezzo”), purché soddisfino “una serie di regole interne, che puntano su trasparenza, professionalità, sinergia, promozione sensata del consumo locale, originalità delle proposte e servizio”.
Non mancheranno altre iniziative, eventi comuni tra i soggetti aderenti, cene a quattro mani, incontri e cene col produttore.
Tutte le info su www.cibodimezzo.it.
Fin qui le info di servizio. Ora le nostre impressioni. Abbiamo provato per voi (qualcuno doveva pur sacrificarsi!), uno dei menù di Cibo di Mezzo. Quello proposto da chef Saulo della Valle de L’Osteria H2O di Moniga.
Un menù che si apre con la delizia che vedete qui sopra, “Cardo, nocciola e uovo marinato” e continua con quella che vedete nella foto in apertura, “Sarda agli agrumi con broccoletti verdi e senape antica”. Terra e lago.
Sapori dei nostri laghi e dei nostri monti, insieme, anche nel primo piatto, “Maltagliati con luccio, sedano rapa, formaggio Maniva, pepe selvatico e salvia”.
La freschezza del piatto successivo, “Carota, liquirizia, frutto della passione e fumo di camomilla”, ci predispone ai secondi, “Pecora, capperi di Gargnano e raperonzoli” (non fatevi intimorire dalla pecora, ha una carne tenerissima e delicata, con un sapore straordinario) oppure “Filetti di persico al limone gardesano con spinaci e purea di patate”.
I dolci sono un divertente e golosissimo gioco. La “Polenta e latte” (nella foto qui sopra) ricorda il sapore delle cene o delle colazioni della nonna. Sapori di una volta, buoni ed evocativi, un ricordo gustativo che molti di noi conservano e che trova attualità in questo dolce che sa emozionare.
E visto che il cibo è anche gioco, allegria, piacere di stare in compagnia, il finale si consuma tra i sorrisi e i fumi dell’azoto liquido, complice il “Tris di meringhe all’azoto” che ci trasforma in buffi draghi sbuffanti che soffiano vapore da narici e bocca.
Abbinato al menù un vino della Valtenesi, il Chiaretto Costellazioni Cascina Belmonte, nel nostro caso annata 2015, a dimostrazione dell’evoluzione che sta vivendo il rosé della Valtenesi.
Insomma, un bel viaggio che ci racconta il territorio, i suoi frutti, l’abilità di chi li coltiva, alleva o pesca, l’arte di chi li lavora in cucina con rispetto e passione.
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