L’acqua del sindaco resti al sindaco

LIMONE – Petizione online del Comune di Limone, sulla piattaforma change.org, rivolta al presidente Matterella, affinché la gestione dell’acqua rimanga in carico al comune.

«L’acqua del sindaco era… e che acqua del sindaco continui ad essere!» è il titolo della petizione lanciata dal Comune di Limone sul Garda, indirizzata a Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana, e Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri.

Questo il testo: «La gestione dell’acqua deve restare ai singoli comuni, in modo che questa importante risorsa venga utilizzata secondo la regola del “buon padre di famiglia”. Non deve essere affidata a società pubbliche, che tramite la votazione di pochi, possono cedere un domani parte delle quote a società multinazionali!
No al futuro dell’acqua deciso da pochi!
No all’acqua gestita da multinazionali!
Si all’acqua gestita direttamente da chi il popolo riconosce (istituzionalmente) e conosce perchè nato o adottato da quella terra, dall’ente piu’ vicino ad esso, da chi con essa non può arricchirsi: il comune!!!»

Potete leggere e firmare la petizione a questo link.

Limone sul Garda
Il centro storico di Limone sul Garda.

Ricordiamo che a Limone è in atto una querelle legata alla gestione dell’acquedotto dall’estate del 2012. Cioè da quando il Comune revocò l’affidamento del servizio idrico a Garda Uno per gestire in house l’acquedotto.

«Tariffe altissime – spiegò allora il sindaco Franceschino Risatti – a fronte di pochissimi investimenti».

Da allora è in corso un estenuante braccio di ferro giudiziario. Da una parte il sindaco, dall’altra Garda Uno prima e ora Acque Bresciane, la società cui è affidata la gestione del servizio idrico in provincia di Brescia. Alla quale, stabilisce ora una sentenza del Consiglio di Stato, il Comune deve consegnare, entro 60 giorni, l’acquedotto.

Ma Risatti non ci sta: «Non mi arrendo. Intanto – dice il primo cittadino – abbiamo 2 mesi di tempo. Nel frattempo arriverà una nuova sentenza del Consiglio di Stato che potrebbe accogliere le nostre richieste».

Per Risatti, insomma, la partita è aperta: «Limone è un comune di confine – spiega il sindaco -, se ho un’emergenza non posso aspettare tecnici che arrivano da chissà dove e magari lasciare senz’acqua 30mila turisti. L’acqua di Limone è un bene dei limonesi e me la tengo stretta».

Risatti rivendica inoltre una più oculata gestione del servizio: «Nell’ultimo anno della gestione Garda Uno furono spesi 52mila euro di energia per pompare l’acqua dai pozzi. Noi ne spendiamo in media 20mila, perché preferiamo tenere in funzione la fonte in montagna, anche se comporta più manutenzione». È anche una questione di qualità dell’acqua. «Mi stanno chiamando sindaci da tutta Italia – dice Risatti – per esprimermi solidarietà, persino da Benevento, oltre che dalla Valle Camonica (dove pure procede la battaglia giuridica per non cedere il servizio, facendo leva su una legge che tutela i paesi con fonti idriche di pregio, ndr).

Conclude il sindaco: «Io non mollo. L’acqua deve restare pubblica. Ricordiamocelo quanto potremo dire la nostra al referendum provinciale. Non intendo lasciarla ai francesi che vogliono acquisire il 49% di Acque Bresciane. Lo faccio per i miei figli. Quando l’acqua varrà più del petrolio, potrò dire loro: io ho difeso il diritto all’acqua pubblica».

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