La quinta edizione degli “Itinerari Storici Gardesani“, convegni organizzati dal gruppo archivistico salodiano dell’ASAR su temi legati alla storia del territorio della Magnifica Patria, è dedicata al Cinquecento, il secolo in cui Salò e la Riviera hanno vissuto la loro stagione più florida, dal punto di vista economico, demografico e culturale.
È il secolo in cui, nonostante le guerre dei primi decenni, è decollata a livello internazionale la manifattura del refe, la città di Salò si è sviluppata demograficamente ed estesa urbanisticamente, è stato costruito il lazzaretto e si è fatto il massimo sforzo per l’ornamento artistico del duomo; è anche il secolo in cui hanno preso slancio le confraternite e gli istituti religiosi dediti alle opere di carità destinate a soccorrere gli strati più poveri e indigenti della popolazione e, infine, è anche il secolo in cui è nata l’accademia culturale più prestigiosa, l’accademia degli Unanimi, sopravvissuta fino ai nostri giorni con il nome di Ateneo di Salò.
Nel terzo e ultimo appuntamento, giovedì 19 aprile, due studiose del gruppo archivistico dell’ASAR parleranno della vita sociale e spirituale di Salò nel secolo XVI.
La professoressa Liliana Aimo presenterà un quadro della vivacissima vita religiosa della nostra città nel Cinquecento, mentre la professoressa Claudia Dalboni si soffermerà sulla Compagnia di Carità, la confraternita dedita al soccorso dei poveri di cui esiste nel nostro archivio la più antica documentazione (prima metà del secolo XVI).
Questa relazione permetterà di costruire un quadro realistico della società locale del tempo dal lato dei ceti popolari, sottolineando i bisogni emergenti e le misure, spesso sorprendentemente moderne, che la società salodiana ha ideato per rispondere ad essi.
Nella foto in alto: la tela dipinta dal pittore Sante Cattaneo (Salò 1739 – Brescia 1819) commissionata dalla comunità di Riviera in onore del provveditore Marco Soranzo, in segno di gratitudine per la sua opera di lotta al brigantaggio (La Riviera rende grazie al provveditore Marco Soranzo, 1786). La tela è conservata al MuSa.