Sono stati 129 i milioni di ettari di foreste andati distrutti tra il 1990 e il 2015, diventati superfici agricole intensive o pascoli, oggetto di commercio indiscriminato di legname o di estrazione mineraria.
La frammentazione degli habitat che ne è derivata ha ridotto sull’orlo dell’estinzione tante specie animali da considerare l’epoca che viviamo quella della “sesta estinzione di massa”.
Ma durante le celebrazioni di domenica 22 aprile per Giornata Mondiale della Terra, l’allarme è arrivato anche per la sorte di un’altra comunità che, al pari degli animali, è legata a doppio filo con le foreste da millenni: l’uomo.
“Sono 350 milioni di anni che le foreste permettono agli abitanti di questo Pianeta di sopravvivere – spiega Telmo Pievani, filosofo della scienza, presidente della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica durante il suo intervento al Parco Natura Viva di Bussolengo – e il genere homo ha visto la sua alba proprio lì circa 2 milioni e mezzo di anni fa. Alcuni di noi ancora oggi sono rimasti lì dove l’evoluzione li ha condotti, depositari di una diversità culturale che la scienza ha dimostrato camminare di pari passo con la biodiversità dell’ecosistema. Ma se il tasso di deforestazione dovesse continuare con questo ritmo, per nessun popolo indigeno ci sarebbe speranza di sopravvivenza e ognuno di loro, porterebbe via con sé la memoria della storia dell’uomo”.
Secondo le stime di Survival, l’organizzazione mondiale per i diritti dei popoli indigeni, sono 170 milioni le persone a vivere ancora oggi nelle foreste di 70 Paesi del Mondo, proprio in quelle zone dove si concentra anche l’80% delle specie terrestri animali e vegetali. “Emblematico è il caso della Papua Nuova Guinea che da sola, ospita nello stesso tempo l’8% delle specie animali conosciute sul Pianeta e 4mila linguaggi umani differenti, pari al numero di lingue adottate in tutto il Mondo”, commenta Pievani.
“Purtroppo però, ogni anno, 3 milioni di metri cubi di legno grezzo lasciano le foreste dell’isola asiatica e fanno posto a coltivazioni intensive da olio di palma, trascinando via con sé la casa e la memoria evolutiva di uomini e animali”.
Nel bel mezzo della sesta estinzione di massa, il conto è presto fatto: negli ultimi 5 secoli una specie da sola – la nostra – è stata in grado di estinguere 1/3 di tutte le altre specie. E adesso sta estinguendo anche se stessa, a cominciare dalla propria memoria.
Foreste sottosopra: al via la campagna UIZA (Unione italiana zoo e acquari)
Telmo Pievani è stato l’ospite d’eccezione della Giornata della Terra al Parco Natura Viva, durante la quale è stata presentata anche “Foreste Sottosopra”, la nuova campagna d’informazione promossa dall’Unione Italiana Zoo e Acquari.
Un vero “mondo al contrario” infatti, quello a cui stiamo assistendo: al declino delle popolazioni indigene corrisponde anche la progressiva scomparsa delle specie animali che con esse condividono un’ecosistema ancestrale, messo a repentaglio oggi dalle attività antropiche che devono soddisfare le esigenze di una popolazione mondiale in continua crescita.
Basti pensare che il 30% della disponibilità di coltan – il componente fondamentale di videocamere, telefonini e altri apparecchi hi-tech – si trova in Congo, dove le miniere stanno massacrando le foreste degli scimpanzé; che le monocolture intensive di banane o ananas stanno deforestando enormi superfici di foreste umide del Centro America, decretando la morte di milioni di specie endemiche, come le farfalle. O che le miniere a cielo aperto di bauxite, con la quale si producono le lattine, stanno portando alla riduzione costante delle foreste del Sud Asiatico, in cui vivono gli oranghi o i cervi muntjak.
La ricetta è semplice, ma può avere la forza di invertire la tendenza: ridurre, riciclare e riusare.