Il misterioso stemma cronologico dell’antichissima chiesa salodiana
SALO' - Giovedì 28 giugno alle 20.30 in Duomo sarà presentato il libro della prof.ssa Liliana Aimo sullo «stemma cronologico» conservato in Duomo, opera singolare e straordinaria.
Lo stemma è un’opera insolita e curiosa, custodita in Duomo, che suscita interesse e interrogativi per la sua singolarità: si tratta di una grande rappresentazione (312 x 158 cm), realizzata dall’abate Filippo Tomacelli (1691-1773) con pennino e inchiostro ferro-gallico su dodici fogli di carta della Riviera, scritta in latino classicheggiante.
È un complesso cartiglio con informazioni storiche, culturali e religiose, allegorie, metafore e simboli, notizie, fatti, personaggi ed eventi.
Lo stemma risale al 1727 e ha un’introduzione, seguita da due note storiche generali e, sui due lati, riproduce le monete antiche ritrovate durante la costruzione delle fondamenta del Monastero della Visitazione; dalla cima del Duomo che si erge sulle rovine pagane, si propaga verso l’alto un albero maestoso, le cui foglie riportano notizie di tutte le chiese, del clero e delle confraternite di Salò. Fu esposto per duecento anni nella sala consiliare del Municipio e poi nel Duomo.
È un unicum per originalità e completezza, che ora si svela ai salodiani grazie agli studi della prof.ssa Aimo, pubblicati nel libro edito da Asar, Comune e Parrocchia.
L’abate Filippo Tomacelli, nato da una ricca e importante famiglia salodiana, emerito uomo di cultura, rettore di San Giorgio e canonico del duomo, fu un acceso sostenitore dell’indipendenza della Comunità di Riviera da Brescia.
Nel 1727 ideò, progettò e realizzò lo stemma cronologico dell’antichissima Chiesa di Salò, un enorme quadro, disegnato su dodici fogli di carta della Riviera, con un inchiostro bruno, che sapientemente alterna disegni a note storiche scritte in lingua latina.
Dal suo abile e certosino lavoro ne esce non solo uno spaccato assolutamente inedito della vita religiosa che animava la società salodiana del XVIII secolo, ma anche tutta una serie di informazioni e notizie del tutto sconosciute finora.
L’opera fu esposta per due secoli nella sala consiliare del Municipio e poi per una cinquantina di anni nella sala della fabbriceria del duomo e poi molto malridotto nel duomo stesso.
Recentemente è stato restaurato e, appeso nella cappella a sinistra del presbiterio del Duomo, riesce nuovamente ad esercitare il suo fascino magnetico sui visitatori.
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