L’illusione del mio tempo. La mostra di Quirino Gnutti al Vittoriale
GARDONE RIVIERA – Al Vittoriale le opere su velluto di Quirino Gnutti, giovane artista al debutto. "L’illusione del mio tempo" è visitabile fino al 1 dicembre nella sala del MAS della Beffa di Buccari.
Destinato a una carriera imprenditoriale, folgorato dall’arte. Erede di una dinastia di industriali bresciani, Quirino Gnutti, 31enne, un bel giorno ha deciso di mollare tutto, il lavoro come manager nell’azienda di famiglia e la solidità di una vita di certezze, per darsi anima e corpo alla sua passione, al suo sogno di felicità, dipingere.
Una passione che, grazie ad un incontro fortunato con il presidente del Vittoriale degli Italiani, Giordano Bruno Guerri, lo ha portato ad esordire in uno dei luoghi più sensibili e attenti all’arte contemporanea, appunto la cittadella del Vate a Gardone Riviera.
«Il Vittoriale – scrive Guerri nel catalogo – ha ormai realizzato molte mostre di artisti contemporanei, tutti affermati. Sarebbe bello che adesso lanciasse un pittore sconosciuto: che si potesse dire, in futuro, Quirino Gnutti l’ha scoperto il Vittoriale, è nato lì».
Nello spazio in cui è custodito il Mas della Beffa di Buccari («Una location magnifica, sono l’uomo più fortunato del mondo», dice l’artista), Quirino espone trenta opere in grande formato, tutte dipinte in acrilico su velluto, che rappresentano alcuni dei temi portanti dell’opera di questo artista al suo debutto. Tra questi, gli elementi della natura, le stagioni, lo spazio e le galassie.
La mostra si intitola «L’illusione del mio tempo», «perché il tempo – spiega l’artista – è illusorio e relativo. Quando lavoravo in azienda non passava mai. Guardavo di continuo l’orologio, non ero felice. Ora invece, mentre dipingo, dodici ore volano in un istante».
Quella per l’arte è una passione che Quirino ha sin da bambino: «Mio padre mi portava per gallerie e mercanti d’arte, ho respirato arte sin da piccolo, dipingo da quando avevo 12 anni». Poi la maturità e il lavoro nell’azienda di famiglia, la Gnutti Transfer Spa, sette lunghi anni in giro per il mondo a vendere macchine industriali. Fino al primo aprile 2017, quando Quirino fa la sua scelta di vita: «O adesso o mai più». Lascia il lavoro, allestisce uno studio in un garage in via Diaz, a Brescia, e da allora non fa che dipingere. «Ho lasciato il certo per l’incerto, ma sono l’uomo più felice del mondo».
E le sue opere? Colori, macchie, astrattismo su grandi tele di velluto, percorse da ghirigori che Quirino chiama «ricami», fatti con pennarelli di vernice, segno distintivo del suo lavoro: «Il quadro non è finito finché non faccio i ricami col pennarello».
Ma piacerebbe a d’Annunzio? «È la domanda – dice Guerri – che mi faccio sempre, prima di accogliere un artista al Vittoriale. Sì, questa opalescenza brillante, questo caos ordinato, questi percorsi senza fine, questo tessuto prezioso gli piacerebbero».
Sara Pallavicini, che firma la direzione artistica del progetto scrive sul catalogo: «Q esce dall’orbita di un sistema solare predefinito per dirigersi verso nuove galassie – le sue galassie – in una delle quali scatena, a un certo punto, un nuovo Big Bang. E genera gli elementi, le stagioni, le arti».
La mostra è visitabile fino al 1° dicembre. Costo del biglietto: ingresso gratuito per tutti i visitatori de “Il Vittoriale degli Italiani”.
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