L’arte è servita, e per tutta l’estate: prosegue con la personale di Matteo Basilè l’innovativo progetto artistico dell’osteria Alla Torre di San Martino della Battaglia (all’ombra dello splendido complesso monumentale) realizzato grazie alla stretta collaborazione tra il titolare Roberto Mattinzoli e il gallerista e critico d’arte Luigi De Ambrogi.
Dopo aver ospitato, lo scorso inverno, un’esclusiva collettiva di fotografia e pittura (Goldin e Serrano, Kulik e Bertoglio solo per citarne alcuni) all’osteria Alla Torre è stata inaugurata in questi giorni la nuova mostra di Matteo Basilè, giovane artista romano (classe 1974) per la prima volta gradito ospite del lago di Garda dopo aver esposto, negli anni, da Milano a Nizza, da Madrid a New York, dai musei di provincia alle sale olandesi, la Biennale di Venezia, addirittura in Cina, nella regione dell’Hubey.
La mostra si compone di una ventina di opere “pittorico-fotografiche”, che raccontano l’intero “ciclo artistico” del Basilè: dalla splendida sofferenza di “Ofelia”, ovviamente ispirata a Shakespeare, fino al puzzle del suo “Ciclo delle battaglie”, dove le immagini (fotografiche) ritraggono solo donne, e i ritratti sembrano sia parte di un quadro che di un set cinematografico. Senza dimenticare la dedica all’artista cinese Ai Weiwei, tra i progettisti del The Bird’s Nest dello stadio di Pechino (per le Olimpiadi del 2000) e poi perseguitato dal regime per le sue posizioni anti-autoritarie.
La nota curiosa della mostra (e delle mostre) in scena all’osteria Alla Torre riguarda sicuramente il loro allestimento: non vengono esposte in una sala a parte, o in una galleria, ma posizionate in lungo e in largo per il ristorante, vicino ai tavoli e alle finestre, così da comporre un tutt’uno tra cibo e arte di qualità. “Un progetto che vuole andare oltre la sacralità della mostra – spiega il curatore De Ambrogi – ma vuole costruire un ambiente dove sia possibile nutrire sia il corpo che lo spirito che il tatto”.
Alle fotografie di Basilè si aggiungono anche le opere in vetro della collezione di Archimede Seguso, ultimo erede di una famiglia di vetrai veneziani che lavora e disegna il vetro ormai dal XIV secolo.
Ci sono candelieri, vasi, abat-jour, perfino gli seau a glace disegnati per Tiffany: appoggiati al centro di ogni tavolo, così che il cliente li possa pure toccare. Altra nota curiosa: tutte le opere presenti, di Basilè e Seguso, sono in vendita.
La mostra rimarrà allestita almeno fino alla metà di agosto, negli orari di apertura del ristorante. Per info +39 030 9108261.
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