76 anni fa la morte di Sergio Bresciani, il “Cucciolo della Leonessa”

Salodiano, classe 1924, secondogenito dei quattro figli di Bortolo Davide e di Maria Carattoni, nel dicembre 1940 il giovane Sergio Bresciani, a soli 15 anni, scappa di casa per arruolarsi nell’esercito.

Viene riportano a Salò dai Carabinieri, allertati dai genitori in apprensione, che lo trovano a Milano. Un mese dopo ci riprova. Scappa di nuovo dalla sua Salò, ancora più determinato a raggiungere un porto e quindi l’Africa. Ma anche questa volta i suoi sogni di gloria non vanno troppo lontano. I Carabinieri lo individuano a Genova e per la seconda volta lo rispediscono a casa.

Il terzo tentativo è quello buono. Sergio raggiunge Milano e poi Napoli, dove riesce ad imbarcarsi clandestinamente su un piroscafo e raggiungere così l’agognata Libia.

A Tripoli è preso in consegna dalle autorità militari. Il 2 luglio 1941, al compimento del diciassettesimo anno di età, ottenuto il consenso dei genitori, necessario per l’arruolamento di un minorenne, viene inquadrato nei ranghi del 3° Reggimento Celere «Principe Amedeo duca d’Aosta». Diventa così il più giovane soldato d’Italia.

In basso a destra il giovane Sergio Bresciani.

 

Il ragazzo si fa subito onore sul campo di battaglia, meritandosi il rispetto dei commilitoni che sono già padri e che considerano Sergio un loro figlio. Poi il tragico epilogo.

Il 4 settembre 1942 un autocarro, in cui c’era anche lui, con la ruota anteriore passò su una mina a pressione e la seguente esplosione gli tranciò la gamba sinistra. Sergio Bresciani morì, nonostante i vari tentativi di salvarlo e dopo aver ricevuto dal cappellano conforto e l’estrema unzione, presso la 53ª Sezione di sanità della Divisione Folgore.

Inizialmente il suo corpo venne sepolto al chilometro 41,5 della Pista Rossa o Massicciata, nella tomba numero 1. Dopo la fine della guerra la salma, insieme a quella di tanti altri militari, fu recuperata e trasferita al Sacrario militare italiano di El Alamein dove si trova attualmente.

Nel decreto di conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare si legge: «Avanguardista sedicenne, fuggito da casa per accorrere sul fronte libico, portava nella batteria che lo accoglieva la poesia sublime della sua fanciullezza eroica. Sempre primo nel pericolo, rifiutava qualsiasi turno di riposo, riuscendo in ogni occasione di superbo esempio ai camerati più anziani».

Labari davanti al monumento a Sergio Bresciani in occasione di una recente commemorazione.

 

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GardaPost