Per chi ama il formaggio di malga è un appuntamento da non perdere. Sia per assaggiarne uno dei più rari e buoni del bresciano, sia per garantirsene una scorta in dispensa.
Parliamo della 39° Sagra del formaggio che avrà luogo, come ogni anno, la seconda domenica di settembre, il 9, nel borgo di Cima Rest, a Magasa.
Il protagonista principale dell’evento (ma non il solo), sarà appunto il Tombea, realizzato con latte vaccino da razza bruna alpina.
Tutelato da un presidio Slow Food e dal Marchio d’impresa collettivo che ne certifica la produzione nel rispetto di un rigido disciplinare, il Tombea è il formaggio principe della Valvestino, irriproducibile altrove.
Il programma: già di buon’ora, alle 9, aprono gli stand di degustazione e vendita del Tombea (ma anche di altri prodotti della valle); alle 9.30 aprono gli stand gastronomici con spiedo, polenta cùsa, salamine, formaggio fuso, patatine.
Alle 10.30 messa nella chiesetta alpina; alle 11.30 il saluto delle autorità; alle 12 il pranzo (per prenotare lo spiedo: info@visitvalvestino.it oppure telefonare al numero 0365.1980960 entro sabato 8 alle 16); nel pomeriggio, dalle 14.30, ballo liscio e alle 16.30 sottoscrizione a premi.
Il Tombea, pregiato e ricercato prodotto caseario di Magasa, è il formaggio principe dell’Alto Garda bresciano, lavorato con cura e pazienza secondo i ritmi e gli usi di una volta.
Il Tombea è un prodotto di nicchia, una ghiottoneria casearia dal profumo inconfondibile che prende il nome dal massiccio di quasi duemila metri che sovrasta l’altopiano di Rest a Magasa, nel cuore del Parco altogardesano.
È un formaggio d’alpeggio dolce, a pasta dura, buono dopo un anno di stagionatura, superbo dopo quattro, ma che invecchia anche fino a nove.
È realizzato con latte vaccino da razza bruna alpina e viene confezionato in forme cilindriche di diametro compreso tra i 35 ed i 45 centimetri e peso variabile tra i 10 e i 18 chilogrammi.
Il profumo è speziato e il gusto è sapido, leggermente piccante nel finale. Si tratta di una prelibatezza apprezzata e ricercata dai gourmet, ma è quasi una rarità. Per trovarlo occorre salire proprio su questi monti e rivolgersi al drappello di casari che ancora lo producono.
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