La chiesetta eretta nell’intorno del 1650 dai superstiti della peste del 1630 è la meta di uno dei percorsi più frequentati e suggestivi del Parco dell’Alto Garda.
Il sentiero che vi conduce è però chiuso con ordinanza comunale dall’autunno scorso. Era il 7 novembre 2018, quando, in seguito a un acquazzone, si verificò un crollo di roccia dal versante occidentale del Monte Comer, alla quota di circa di 750 metri.
Dalla montagna cadde un ammasso roccioso di 7-8 metri cubi che, dopo aver sfiorato alcune case private, travolgendo muri di sostegno, alberi e recinzioni, si arrestò nell’alveo del Rio Guandalini, 500 metri più a valle.
Inevitabile, per il Comune, chiudere il sentiero e procedere con l’esecuzione di disgaggi e l’installazione di barriere paramassi. Le opere, per una spesa di 170mila euro, sono terminate nei giorni scorsi, per la gioia dei tanti frequentatori di questo percorso che è nel cuore di tutti gli appassionati di montagna.
Resta da ultimare la procedura amministrativa con l’acquisizione della relazione geologica, questione di qualche giorno, e poi il sindaco Giovanni Albini potrà revocare l’ordinanza di chiusura del sentiero.
La passeggiata è breve, adatta a tutti e permette di ammirare il bel paesaggio attorno all’eremo, tutt’uno con la parete di roccia cui è addossato.
L’escursione. L’Eremo di San Valentino osserva il Garda da una posizione privilegiata. Può essere raggiunto dalla vicina frazione di Sasso, in 40 minuti, o attraverso un sentiero più impegnativo, che sale da Gargnano (2 ore).
Le Quattrocentesche pareti interne del piccolo edificio (in origine, probabilmente, adibito a riparo per uomini o animali) sono appoggiate direttamente alla roccia. L’attuale forma e utilizzo vengono tradizionalmente collocati attorno alla metà del Seicento e costituirebbero il ringraziamento di alcuni gargnanesi per essere scampati alla peste del 1630.
In passato, la solitaria dimora ha accolto anche qualche eremita: l’ultimo fu Andrea Paladini, deceduto nel 1865 e ricordato come il romit de San Valentì.
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