Ecco la posizione dei comitati che si battono contro la localizzazione sul Chiese dei depuratori per il Garda.
“Il comitato GAIA e Muscoline & Ambiente esprimono sconcerto per quanto emerso nella riunione svoltasi sabato presso la sede della Comunità del Garda. Abbiamo sempre creduto che fosse possibile una soluzione di “solidarietà” tra le esigenze di tutela del lago di Garda e la salvaguardia del fragile ecosistema del Chiese che tanta preoccupazione per la salute pubblica ha sollevato l’estate scorsa con l’epidemia di legionella nella bassa bresciana.
Confidavamo che la proposta di portare soluzioni alternative al Presidente della Provincia Alghisi ,che si era offerto come mediatore tra le due comunità della “sua” Provincia, fosse reale e sincera e aspettavamo di sottoporre anche a lui la nostra proposta solidale, migliorativa dal punto di vista ambientale, economico e gestionale rispetto a quanto proposto fino ad ora.
Noi proponiamo la separazione tra luogo in cui si depurano le fogne dei comuni gardesani, dove lo scelgano loro, NOI rispettiamo i territori e le comunità e non vogliamo imporre nulla anche se avremmo già individuato una serie di siti idonei, e lo scarico dei reflui depurati (magari dopo un ulteriore processo di defosfatazione) in un recettore idoneo individuato da uno studio (questa volta davvero indipendente) che prenda in esame tutte le opzioni possibili, non come quelle di comodo così come fatto fino ad ora.
Noi abbiamo chiesto un incontro urgente al Presidente della Provincia nell’intento di far notare come le premesse che hanno portato alla scelta di Gavardo e Montichiari siano assolutamente discutibili (differenze minimali in percentuale tra la scelta ottimale e quella peggiore), superate e generiche nei costi (si parlava di ampliamento di Gavardo mentre ora è un depuratore tutto nuovo di 26.000 mq con tanto di nuovo ponte sul Chiese) e tagliate “su misura” per il committente dello studio (è presente anche la localizzazione del depuratore a Lonato del Garda ma casualmente si è preferito passare in Vallesabbia).
La strada che noi proponiamo, ovvero la separazione tra depurazione e scarico reflui depurati è fattibile in tempi brevi che tanto stanno a cuore ad Acque Bresciane e alla Comunità del Garda, economicamente più vantaggiosa (il depuratore sul lago eviterebbe di pompare le fogne sue e giù per le colline) e dai costi di gestione, pagati dai cittadini di tutta la provincia, più contenuti.
Facciamo notare anche la coincidenza che si è scelto per la localizzazione un comune Commissariato e che si vuole a tutti i costi definire la posizione del depuratore a Gavardo prima delle elezioni. Noi chiediamo rispetto e che venga data ai gavardesi la possibilità di essere rappresentati dove necessario da un Sindaco democraticamente eletto!
Chiediamo quindi la moratoria di ogni scelta fino almeno a dopo le elezioni comunali previste in primavera. La “urgente” localizzazione del maxi depuratore del Garda ha aspettato 7 anni (non certo per colpa nostra) prima di trovare casa, crediamo possa aspettare ancora un paio di mesi.
Se la mediazione nel merito delle scelte non è percorribile, come sembrerebbe emerso dalla riunione di sabato e ai comuni interessati non resterebbe altro che discutere delle eventuali elemosine travestite da “compensazioni” allora noi rispondiamo che il nostro territorio, l’ambiente, la salute e la dignità dei cittadini di Gavardo non sono in vendita e proseguiremo con le azioni che riterremo più opportune.
La raccolta firme già oltre quota 2000 firme ha travalicato i confini dei comuni interessati e non è che l’inizio, ci danno degli illusi ma noi potremo dire che non ci siamo mai arresi”.
Il Comitato Gaia
Muscoline & Ambiente
Ricordiamo che sabato scorso in Comunità del Garda, in occasione dell’Assemblea generale, i sindaci del lago avevano sostanzialmente confermato di voler proseguire sulla strada indicata dai tecnici: il depuratore per l’alto Garda a Gavardo e quello per il basso lago a Montichiari.
La presidente Maria Stella Gelmini ha detto: «Rispettiamo i comitati e chi dissente, ma con i “no” fine a sé stessi non si va da nessuna parte. Ogni opzione ha i suoi pro e i suoi contro, ma la scelta tecnica non spetta alla politica: la soluzione l’hanno già indicata i tecnici e su quella bisogna procedere». E in fretta: «Le risorse ci sono – continua l’on. Gelmini, riferendosi ai 100 milioni già stanziati dal Governo su un preventivo totale di 220 milioni – ma non ci saranno per sempre. La coperta è corta, nel Paese ci sono altre emergenze. Il rischio che quei fondi finiscano altrove è alto».
L’obiettivo è insomma quello di uscire presto dalla situazione di stallo in cui è impantanato il progetto per la sponda bresciana (sulla riviera veronese stanno correndo: in maggio sarà pronto il progetto definitivo ed entro l’anno contano di avviare i lavori). A chiederlo con insistenza è il Ministero dell’ambiente, che venerdì ha sollecitato per l’ennesima volta un report a Regione, Autorità d’Ambito e Acque Bresciane.
Tra i due fronti – quello gardesano che aspetta con trepidazione l’opera e quello dei Comuni dell’asta del Chiese, contrari all’utilizzo del fiume come corpo recettore delle acque depurate – c’è la Provincia, cui la Regione ha passato la patata bollente della mediazione. Come trovare l’auspicata condivisione?
La parola chiave è «compensazioni», ribadita un po’ da tutti. Anche dal presidente della Provincia Samuele Alghisi: «Assodato che l’opera ha un interesse collettivo, dobbiamo pensare a compensazioni per i territori dove saranno realizzati i depuratori». Appunto Gavardo e Montichiari. Con una certa urgenza per il primo, dove è previsto il depuratore a servizio dell’alto Garda, che consentirà di dismettere la condotta sublacuale che da Maderno che porta i reflui dei Comuni rivieraschi compresi tra Tignale e San Felice fino a Torri, sulla riviera veronese, e da lì al depuratore Peschiera.
«La sublacuale, sulla quale stiamo investendo 1,8 milioni in manutenzioni (leggi qui)– dice il direttore generale di Acque Bresciane Paolo Saurgnani -, mostra fenomeni di erosione più rapidi di quanto ci aspettavamo». Da qui l’urgenza di realizzare l’impianto a Gavardo, un depuratore da 100mila abitanti equivalenti che affiancherà e poi integrerà quello da 36mila abitanti progettato per i Comuni della zona, ora in appalto.
«Un impianto da realizzare nel giro di 5 anni per dismettere al più presto la subalacuale, la madre di tutti i problemi del Garda», dice Saurgnani. La road map è tracciata: entro fine febbraio l’Autorità d’Ambito dovrà inviare al ministero il nuovo progetto di fattibilità tecnica ed economica ed entro dicembre indire la gara europea per la progettazione definitiva.
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