Sub negli abissi per riparare le condotte sublacuali
TOSCOLANO – Siamo saliti sulla piattaforma allestita dalla Drafinsub di Genova, dove si lavora all’«Emergency Procedure Repair System», l'intervento di manutenzione e riparazione delle condotte sublacuali Toscolano-Torri, aggredite da batteri.
“Cos’è? Sembra una nave!”. Dalla spiaggia degli Ulivi, a Toscolano, la piattaforma con le due camere iperbariche e un’infinità di altre attrezzature attira l’attenzione dei passanti. Mai visto, sul Garda, un simile cantiere galleggiante.
Sul gigantesco pontone progettato e allestito dalla Drafinsub di Genova, che su appalto di Acque Bresciane sta effettuando un’operazione altamente specializzata di manutenzione dei collettori fognari che corrono, a tratti in campata e a tratti appoggiati sul fondale, sul fondo del lago, operano 30 persone, su due turni di 12 ore, coordinati dall’ing. Marco Vacchieri.
Ma i veri “eroi” del cantiere sono i quattro sub che lavorano in profondità: Giovanni, Giuseppe, Luca e Luigi. Per tutta la durata dei lavori (le operazioni sono iniziate il 19 febbraio e proseguiranno ancora per giorni) i sub vivono in saturazione iperbarica: quando non sono sul fondale stanno in una camera iperbarica di 4 metri per 5.
Hanno battuto il record assoluto di immersione lacuale senza scafandro, superando i 180 metri di profondità. Si calano attraverso una campana pressurizzata, in due alla volta.
Mentre due lavorano in profondità, gli altri due sono in camera iperbarica. Usciranno solo a lavoro finito. Ma non subito: finite le operazioni resteranno nella camera iperbarica almeno altri 5 giorni, per abituare lentamente il loro corpo al cambio di pressione.
Sulla piattaforma ci sono, oltre alle due camere iperbariche, bombole con 120mila metri cubi di elio e ossigeno, control room, sistemi di sicurezza e un’infinità di attrezzature meccaniche e tecnologiche che permettono ai quattro sub di mettere in atto, fino ai 200 metri di profondità, l’«Emergency Procedure Repair System» predisposto dall’ing. Graziano Falappa per Acque Bresciane, ovvero l’intervento finalizzato a prevenire o ridurre i rischi di danneggiamento delle sublacuali realizzate alla fine degli anni ’80.
Si tratta di due tubi paralleli in acciaio che corrono per 7,3 km sul fondale e che convogliano in pressione i reflui fognari bresciani da Toscolano a Torri del Benaco e da qui al depuratore di Peschiera. Sono il punto debole della depurazione gardesana, la ragione che ha indotto a progettare un nuovo sistema che ne preveda la dismissione.
Le recenti ispezioni hanno accertato la presenza di bioconcrezioni generate da batteri, distribuite sull’intera circonferenza delle condotte, ed un conseguente fenomeno di biocorrosione. Le condotte vanno insomma curate. Lavoro che stanno eseguendo sommozzatori che rimuovono incrostazioni e appongono clampe metalliche a fasciatura dei tubi.
La piattaforma
Il pontone galleggiante ha superato il 17 e 18 febbraio il controllo omologazione da parte degli organi competenti RINA. “Lavoriamo ai vari certificati della piattaforma da 8 mesi“, dice l’ing. Marco Vacchieri. E questo la dice lunga sulla complessità tecnica dell’operazione.
RINA è un player globale che lavora nei settori Energy, Marine, Certification, Transport & Infrastructure e Industry. Ha in attivo una rete globale di 3.700 professionisti e opera in 170 uffici distribuiti in 65 paesi. Nel campo della marina hanno autorizzato ad operare oltre 110 amministrazioni di bandiera, classificando più di 5.600 navi, per un totale di 36.8M GT di flotta in classe, più di 1.300 yachts, primi al mondo per la classificazione dei traghetti.
Hanno detto
Sul pontone si sono recati in visita il direttore generale di Acque Bresciane, Paolo Saurgnani, e il direttore dell’Aato di Brescia Marco Zemello, e altri tecnici.
«La condotta – dice Zemello – manifesta un grado di usura che rende pressante superare le difficoltà legate alla collocazione dei nuovi depuratori per il Garda bresciano e avviare i lavori».
«L’urgenza – aggiunge Saurgnani – riguarda soprattutto il depuratore per l’alto Garda, da realizzare nel giro di 5 anni per dismettere la sublacuale».
La condotta sublacuale, caratteristiche
Il collettore fognario Toscolano-Torri, gestito da Acque Bresciane, è stato realizzato sul finire degli anni ’80 ed è costituito da 2 condotte parallele in acciaio che convogliano in pressione i reflui fognari ancora da trattare, da Toscolano Maderno sulla sponda bresciana sino a Torri del Benaco sulla sponda veronese, in prossimità di Punta San Vigilio.
Esso attraversa l’alto lago di Garda per una lunghezza di circa 7,3 km lungo un tracciato che raggiunge la profondità massima di -242 m. Una volta raggiunta l’altra sponda, i reflui fognari vengono a loro volta convogliati nel collettore veronese sino a raggiungere il depuratore di Peschiera del Garda in grado di trattare le portate dell’intero lago.
La problematica specifica e i primi interventi
Nel corso di una serie di ispezioni eseguite nel maggio 2017 si rilevò sulla superficie esterna delle condotte fognarie la presenza di alcuni aggregati e bioconcrezioni generate da particolari batteri ed un conseguente fenomeno di biocorrosione o MIC (Microbiological Induced Corrosion); in gergo si definisce anche “pitting” e/o “vaiolatura”. Questo processo biologico, se trascurato può progressivamente portare ad una riduzione degli spessori resistenti delle tubazioni.
Al fine di prevenire eventuali rischi di sversamento, furono quindi tempestivamente eseguiti tutta una serie di interventi di riparazione delle condotte sub lacuali in basso fondale (sino alla profondità di circa -40,0 m) mediante “clampaggio meccanico” esterno delle condotte stesse. Parallelamente furono eseguite delle ispezioni visive di dettaglio anche in alto fondale grazie ad un veicolo teleguidato ROV, riscontrando ulteriori punti di bioconcrezioni disposti su entrambe le condotte (da -40,0 m sino a -120,0 m di profondità).
Le ultime ispezioni e i nuovi interventi
Nell’ambito di una successiva ispezione, come da manuale, si è riscontrata una variazione in aumento rendendo necessario un complesso intervento di riparazione delle condotte in alto fondale, anche a profondità di circa 180 metri. Operazione dunque delicata che richiede l’impiego di sub in saturazione iperbarica.
Contestualmente alle suddette operazioni, sono stati consegnati alcuni campioni di bioconcrezioni al laboratorio dell’Università degli Studi di Brescia, coordinato dalla Responsabile Prof.ssa Pedrazzani e alla quale da Acque Bresciane ha affidato il compito di individuare ed accertare la tipologia e la natura dei ceppi batterici.
I costi dell’Emergency Procedure Repair System
L’operazione costa 1.8 milioni di euro. Inizialmente il preventivo ammontava a 1milione euro. A seguito delle contestuali ispezioni, si è reso necessario l’implementazione d’investimento.
Le tempistiche stimate: avvio e chiusura
20 novembre 2018– consegna ufficiale lavori alla ditta aggiudicatrice
28 gennaio 2019- Avvio predisposizione cantiere
16 febbraio 2019– termine predisposizione cantiere e contestuale avvio degli interventi
17-18 febbraio 2019– controllo omologazione da parte degli organi competenti RINA
Dal 19 febbraio al 18 marzo 2019– rimozione delle incrostazioni e conseguente apposizione nei punti individuati delle “clampe” a fasciatura.
Dal 25 marzo al 27 marzo 2019– demobilitazione del cantiere
31 marzo 2019– consegna al demanio (salvo imprevisti)
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