Un cantiere unico quello in fase di smobilitazione tra Toscolano Maderno e Torri del Benaco che ha messo alla prova le competenze della società Acque Bresciane nella sfida sempre attuale della prevenzione e sicurezza. Un lavoro iniziato lo scorso febbraio e che mette “riparo” da una serie di bioconcrezioni generate da particolari batteri ed un conseguente fenomeno di biocorrosione o MIC (Microbiological Induced Corrosion) anche a profondità elevate.
Mario Bocchio, Consigliere di Acque Bresciane: “E’ importante informare ed essere consapevoli di quanto impegno vi sia dietro questo genere di interventi, anche perché abbiamo di fronte sfide ancora più importanti e che non possono essere più rimandate”.
Operazione dunque delicata che ha richiesto l’impiego di sub in saturazione iperbarica e interventi di riparazione altamente specialistici affidati alla Ditta Drafinsub di Genova: per la prima volta al mondo si sono calati sul fondo del lago, ovvero in un bacino “chiuso” non raggiungibile da mezzi marini, sino alla profondità record (trattandosi di bacino lacustre) di -186 m.
Ufficialmente i lavori di “clampaggio” sono terminati venerdì scorso, 15 marzo 2019, e da lunedì 18 sono iniziate le “manovre” di de-mobilitazione del cantiere, fase complessa e altrettanto impegnativa.
Breve excursus della problematica riscontrata. Nel corso di una serie di ispezioni eseguite nel maggio 2017 si rilevò sulla superficie esterna delle condotte fognarie la presenza di alcuni aggregati e bioconcrezioni a cui sono associati dei sottostanti crateri e/o cavità sull’acciaio costituente le tubazioni sub-lacuali che, in gergo, si definisce come “pitting” e/o “vaiolatura”.
Questo processo biologico, se trascurato può progressivamente portare ad una riduzione degli spessori resistenti delle tubazioni con conseguente pericolo di sversamento incontrollato dei reflui fognari nel lago di Garda. In prossimità di entrambi gli approdi (sino alla profondità di -40,0 mt) vennero complessivamente individuate su entrambe le condotte costituenti il collettore fognario n. 59 bioconcrezioni, di cui n. 55 a Toscolano Maderno e n. 4 a Torri del Benaco.
Su tutti i punti in cui vennero rilevate vaiolature critiche furono quindi tempestivamente eseguiti tutta una serie di interventi di riparazione delle condotte sub lacuali in basso fondale (sino alla profondità di circa -40,0 m) ottenuti mediante l’installazione di n. 16 + 1 “clampe” meccaniche esterne ubicate, rispettivamente, a Toscolano Maderno e Torri del Benaco. In tutti gli altri punti vennero solo effettuati interventi di ripristino del rivestimento esterno delle condotte ottenuto tramite l’applicazione di speciali resine.
Parallelamente furono eseguite delle ispezioni visive di dettaglio anche in alto fondale grazie ad un veicolo teleguidato ROV (Remote Operated Vehicle), riscontrando ulteriori n. 20 punti di bioconcrezioni disposti su entrambe le condotte (da -40,0 m sino a -120,0 m di profondità) disposte solo sul versante di Toscolano Maderno. Nello stesso “range” di profondità, non venne infatti riscontrata alcuna bioconcrezione sul versante di Torri del Benaco.
Preso atto di questa situazione è stato quindi redatto un complesso progetto di riparazione in emergenza delle condotte in alto fondale prevedente l’intervento di sommozzatori in saturazione iperbarica sino alla profondità di -120,0 m sul solo versante di Toscolano Maderno, in accordo alle vigenti norme di sicurezza e tutela della salute nelle attività subacquee.
La situazione oggi. Come riportato dall’ing. Marco Vacchieri (ditta Drafin Sub) durante il suo intervento, anche grazie all’ausilio di immagini fotografiche e video, molto suggestive, le nuove videoispezioni in basso fondale e con ROV e in alto fondale, eseguite nel mese di dicembre 2018 (e quindi dopo appena 18 mesi dalla precedente ispezione), hanno messo in luce la presenza di un numero di bioconcrezioni molto superiore rispetto a quello che era stato precedentemente rilevato e, soprattutto, distribuite su entrambi i versanti sia di Toscolano Maderno che di Torri del Benaco, sino alle profondità massime di circa 180,0 mt andando quindi ad interessare tratti di condotta ben più estesi rispetto a quello iniziale.
Tutto ciò ha aumentato la complessità dell’intervento comportando un impegno tecnico ed economico ulteriore.
Una panoramica ben esplicitata anche dall’ing. Graziano Falappa, Direttore dei lavori, e da Gianfranco Sinatra di Acque Bresciane (in sostituzione del Vice direttore Giacomelli), sottolineando di come sia stata fondamentale la procedura di monitoraggio eseguita nell’ambito di uno specifico piano di manutenzione, ispezione e intervento sulle condotte sub-lacuali (EPRS Emergency Procedure Repair System) di cui Acque Bresciane si è dotata da alcuni anni e dunque l’opera di prevenzione anche alla luce dello stato attuale delle condotte e della più generale impostazione del sistema di collettamento.
Un grande lavoro tecnico che ha permesso di raccogliere e consegnare queste bio concrezioni all’Università degli studi di Brescia, presente all’incontro nella figura della prof.ssa Roberta Pedrazzani la quale conferma di come “il Laboratorio di Analisi Industriali e Ambientali del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università degli Studi di Brescia proseguirà lo studio delle concrezioni accresciutesi sulla condotta, analizzando le popolazioni batteriche coinvolte nel fenomeno e la natura delle concrezioni medesime“.
Ne riparleremo. Intanto una precisazione: la Dreissena polymorpha, chiamata “cozza zebra” per le caratteristiche linee scure che scorrono sull’esterno delle sue valve, non c’entra nulla con le bioconcrezioni ritrovate sui tubi, come scritto nei giorni scorsi dal quotidiano Bresciaoggi e come poi riportato dai soliti siti che scopiazzano i quotidiani.
Le videoispezioni eseguite con personale specializzato in basso fondale e con ROV (Remote Operated Vehicle) in alto fondale hanno messo in luce la presenza di un numero di bioconcrezioni ben superiore a quello che era stato inizialmente ipotizzato.
Ore Uomo lavorate: 1380
Personale impiegato: 12 tecnici
La fase di manutenzioni e riparazioni in alto fondale, condotte con l’utilizzo di impianto di saturazione “RAFFAELLA” fra i 40 metri e i 186 metri di profondità hanno portato alle seguenti risultanze:
1.800.000 euro. Inizialmente ammontavano a 1.000.000 euro. A seguito delle contestuali ispezioni, si è reso necessario l’implementazione d’investimento.