La mostra “Angelo Zanelli. Nel laboratorio dello scultore” nasce per ricordare l’artista che proprio a San Felice del Benaco, nacque centoquarant’anni fa. Il suo nome è legato alla realizzazione in pietra bresciana (marmo di Botticino) della parte scultorea più impegnativa del monumento a Vittorio Emanuele II: il grande fregio di 70 metri che sovrasta la tomba del Milite Ignoto e decora il grande piedestallo della statua equestre del sovrano a Roma, ma Zanelli che realizzò il fregio per il Vittoriano a soli 29 anni, fu uno scultore prolifico ed eclettico che lavorò instancabilmente ad opere e progetti nell’arco di tutta la sua vita.
La mostra curata da Michela Valotti e Rosanna Padrini Dolcini offre la possibilità di scoprire non solo la sua figura pubblica di artista, ma di svelarne anche gli aspetti più privati e personali, attraverso documenti e testimonianze alcuni dei quali inediti.
Grazie alla collaborazione con Brescia Musei che detengono un ricchissimo materiale documentario relativo all’artista, è stato possibile realizzare un percorso espositivo composto da bozzetti, studi, disegni preparatori, taccuini di appunti, lettere e libri, ciò consente di entrare virtualmente nel laboratorio dell’artista, coglierne alcuni elementi ispiratori, comprenderne le prove e i ripensamenti, e scoprirne le relazioni e le committenze.
Il fregio dell’Altare della Patria rimane ovviamente il culmine della notorietà e del titanico sforzo creativo di Zanelli ma si inserisce in un percorso già ricco e promettente e apre a una stagione che conoscerà opere importanti, nuove forme espressive, inediti approdi stilistici dello scultore gardesano.
La mostra, promossa dal Comune di San Felice del Benaco e allestita al piano nobile di Palazzo Cominelli, sarà accompagnata da una pubblicazione con un testo di Massimo Tedeschi, storico e giornalista.
di Massimo Tedeschi
Un grande dimenticato. Non si può definire altrimenti Angelo Zanelli (San Felice di Scovolo 17 marzo 1879 – Roma 3 dicembre 1942), l’artista che venne chiamato a realizzare il più importante e vasto fregio scultoreo d’Italia, collocato nel cuore del monumento nazionale più carico di valori simbolici e oggi più visitato da italiani e stranieri.
Zanelli, di origini umilissime, formatosi in Accademia a Firenze grazie a una borsa di studio, aveva solo 29 anni nel 1908 quando si impose fra i 26 artisti che avevano partecipato al concorso per l’ideazione e la realizzazione del fregio di 70 metri che avrebbe costituito il fulcro espressivo del monumento a Vittorio Emanuele II, il Vittoriano oggi entrato nel linguaggio comune come Altare della patria.
La realizzazione del fregio impegnò Zanelli per un quindicennio visto che la Dea Roma – dopo ripetuti ripensamenti e variazioni stilistiche – fu realizzata e infine collocata il 21 aprile 1925. La realizzazione del fregio diede gloria e fama a Zanelli che divenne Accademico d’Italia e successivamente realizzò un numero significativo – anche se non sterminato – di altri capolavori.
Vincente fu l’intuizione di Zanelli di proporre due cortei allegorici – rappresentanti il lavoro e l’amor patrio – che convergono verso la città eterna, l’agognata capitale unitaria rappresentata dalla Dea Roma. Vincente fu lo stile, potente e classico, con cui rappresentò le 102 figure umane che formano i due cortei.
Le polemiche che per alcuni decenni hanno accompagnato l’Altare della Patria hanno finito per oscurare anche la figura e la fama dell’artista che realizzò la parte preponderante del suo apparato scultoreo.
Oggi che il monumento è frequentato (e ammirato) da oltre un milione e mezzo di visitatori all’anno, anche la figura di Zanelli merita d’essere oggetto di riscoperta: la mostra del Comune di San Felice e della Fondazione Cominelli rappresenta un saggio esemplare di come promuovere questa azione.
Brescia ha la fortuna di possedere nei depositi dei Civici Musei (sia pur in attesa di riunificazione, riordino e compiuta catalogazione) un ricchissimo materiale documentario relativo all’artista: bozzetti, studi, disegni preparatori, taccuini di appunti, lettere, libri. Materiale che consente – come dimostra questa piccola ma significativa rassegna voluta dal Comune che ad Angelo Zanelli diede i natali centoquarant’anni orsono – di entrare nel laboratorio dell’artista, coglierne alcuni elementi ispiratori, apprezzarne le prove e i ripensamenti, scoprirne le relazioni e le committenze.
Il fregio dell’Altare della Patria rimane ovviamente il culmine della notorietà e del titanico sforzo creativo dell’artista ma si inserisce in un percorso già ricco e promettente e apre a una stagione che conoscerà opere importanti, nuove forme espressive, inediti approdi stilistici dello scultore nato a San Felice.
«Si capisce che la febbre dell’arte è di per sé la vita, forse tutta la vita» dichiarava Zanelli in un’intervista del 1924, ricordando le due settimane di forsennato lavoro in cui aveva ideato e realizzato il bozzetto per il concorso del fregio. Una febbre che in realtà ha attraversato e segnato tutta la vita dell’artista e di cui, a distanza di tanto tempo, i materiali in mostra ci restituiscono ancora l’intensità, la carica umana, la forza creativa.
Massimo Tedeschi
La mostra sarà aperta fino al 5 maggio 2019.
Orari: sabato e domenica: 10.00-13.00 / 16.00-19.00; aperture straordinarie: 25 aprile, 26 aprile, 1 maggio.
Sede: Fondazione Raffaele Cominelli, Via Padre Santabona 9, Cisano di San Felice del Benaco.
Ingresso libero
Info: fondazioneraffaelecominelli@gmail.com
[themoneytizer id=”16862-1″]
[themoneytizer id=”16862-16″]