Una petizione al Parlamento Europeo sui progetti a tutela del carpione
TOSCOLANO MADERNO – Una petizione al Parlamento Europeo per chiedere chiarezza sulle strategie e gli stanziamenti pubblici a favore della salvaguardia del carpione. Siamo certi che i tentativi di riproduzione in cattività non producano «aberrazioni ecologiche»?
La petizione è stata inviata al Parlamento europeo dal consigliere comunale di Toscolano Maderno Davide Boni, che inviato a valutare eventuali criticità e omissioni nel programma «Life Scipione», progetto da 2,2 milioni che vede Regione Lombardia in corsa per un contributo di 1,2 milioni, presentato lo scorso febbraio a Salò (leggi qui).
«Benché il declino – scrive Boni – sia documentato dal 1996, si è dovuto attendere il 2019 perché le istituzioni si accordassero per vietarne la cattura su tutto il lago». Il problema, insomma, sembra essere stato approcciato con superficialità.
Ma quel che preoccupa Boni è che «il Progetto Life Scipione non considera alcune osservazioni di carattere biologico emerse di recente, come comportamenti anomali mai riscontrati prima dell’inizio dell’immissione di carpioni da ripopolamento di origine domestica. Anche sotto il profilo della “qualità” degli individui ottenuti si evidenziano forti perplessità. Piegando la rusticità del carpione per renderlo adatto all’allevamento, che pesce si è ottenuto?».
Boni parla di «inquinamento genetico e di ingegnerizzazione di ciò che è selvatico» e segnala che l’immissione di esemplari nati in cattività può risultare «ininfluente sul restocking della residua popolazione selvatica, se non addirittura una minaccia per l’integrità della specie stessa».
Boni segnala infine la forzatura dell’indicazione del pesce siluro come potenziale predatore del carpione, mentre non si menzionano specie effettivamente in competizione alimentare con lui, come i coregoni, oggetti di continue azioni di ripopolamento.
Ecco il testo integrale della petizione inoltrata alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo (e, per conoscenza, ai resposanibili dei progetti Life e a Regione Lombardia, Assessorato all’Agricoltura, capofila di progetto LIFE18 NAT/IT/000957 – LIFE SCIPIONE).
Il sottoscritto Davide Boni, cittadino della Repubblica Italiana e cittadino dell’Unione Europea, residente in Toscolano Maderno Via Chiabrera 4, Provincia di Brescia, Italia, nelle veci di Consigliere Comunale del Comune di Toscolano Maderno:
- Ai sensi degli articoli Articoli 20, 24 e 227 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e articolo 44 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, secondo cui qualsiasi cittadino dell’Unione europea ha il diritto di presentare una petizione al Parlamento europeo sotto forma di richiesta su una materia che rientra nel campo di attività dell’Unione;
- Ai sensi della convenzione di Aarhus, con particolare riferimento all’articolo 6, entrata in vigore a partire dal 2001 e sottoscritta dalla Repubblica Italiana con L.108/2001, cui ha aderito al stessa Comunità Europea con la decisione 2005/370/ EC dal Maggio 2005, che prevede il diritto alla partecipazione del pubblico alle decisioni sull’ambiente;
- Ai sensi dell’ articolo 118 Com.4 della Costituzione della Repubblica Italiana, tesi a favorire, “ l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”
- Ai sensi dell’ Art.9 Com.2 della Costituzione della Repubblica Italiana circa il “buon andamento e dell’imparzialità dell’amministrazione” ,come recepito e declinato ex articolo 9 e 10 legge n.241 del 1990;
è a RICHIEDERE quanto segue :
1) che il presente documento e le osservazioni come di seguito dettagliate, le cui premesse sono da considerarsi parte integrale dello stesso, vengano trasmesse con urgenza e valutate dagli organi coinvolti nel processo di valutazione (Commissione di Valutazione et al.) della Proposta di Progetto denominata – LIFE18 NAT/IT/000957 – LIFE SCIPIONE, alla luce degli obblighi previsti dalla convenzione di Aarhus;
2) che il Parlamento Europeo si attivi per codificare mediante strumenti legislativi/regolamentari le corrette modalità per i cittadini europei di intervenire nei procedimenti amministrativi aventi carattere ambientale, con particolare riferimento ai meccanismi europei di valutazione per proporre osservazioni, come previsto dalla Convenzione di Aarhus ex art.6-7-8 sottoscritta dall’Unione Europea
3) che il Parlamento Europeo intervenga per valutare il procedimento che ha condotto alla stesura dell’eventuale proposta progettuale come presentata dalle autorità nazionali coinvolte nella Proposta di Progetto denominata – LIFE18 NAT/IT/000957 – LIFE SCIPIONE, valutando eventuali omissioni alla luce degli obblighi previsti da parte delle stesse otre che degli organi dell’Unione Europea;
PREMESSA
Gli organi di stampa locale hanno dato notizia dell’avvenuta candidatura di una proposta progettuale per la conservazione del Carpione del Garda ( Salmo Carpio), specie endemica a rischio di estinzione (ENDANGERED) – LISTA ROSSA IUCN, per il tramite di un Bando Life ( Progetto LIFE18 NAT/IT/000957 – LIFE SCIPIONE).
Nonostante il declino di tale endemismo ittico sia documentato in letteratura dal lontano 19961, si è dovuto attendere il 2019 perché le autorità aventi giurisdizione in tema di pesca sul Garda si accordassero finalmente per vietarne la cattura su tutto il lago2.
I 23 anni trascorsi fra la diagnosi del problema e l’assunzione di provvedimenti coerenti per l’intero lago rappresentano il miglior indicatore della superficialità con la quale gli enti incaricati3 si sono approcciati al problema della conservazione di questa specie che non solo è endemica del bacino gardesano, ma è addirittura soggetta ad un processo d’estinzione che pare sulla soglia dell’irreversibilità.
La lacunosità e la frammentarietà delle informazioni scientificamente validate circa Salmo Carpio ha da sempre legittimato approcci gestionali dissonanti (quando non apertamente contrastanti).
Mancando la condivisione di un approccio ex ante, da riferirsi tanto al disegno della ricerca scientifica da condurre quanto al piano delle politiche di conservazione da perseguire, ciascun ente ha prodotto “proprie” ricerche che, come risultato, si sono ogni volta limitate a confermare la bontà dei propri presupposti di partenza.
Ad oggi le conoscenze scientificamente validate circa la biologia di questo salmonide rimangano pressoché nulle, nonostante le notevoli energie spese. Conseguentemente l’efficacia dei provvedimenti adottati a fini di conservazione rimane scientificamente indimostrabile, fondandosi su considerazioni altre4.
Anziché usare la distanza fra i desiderata ed i dati per misurare in modo univoco l’ampiezza e la complessità del problema della conservazione di un endemismo pelagico dalla biologia sconosciuta, si è preferito rendere la parzialità di sguardo il metodo su cui costruire le politiche di tutela a (presunto) beneficio di Salmo Carpio5.
Questa stessa parzialità, affligge la proposta di Progetto denominata LIFE18 NAT/IT/000957 – LIFE SCIPIONE che non considera alcune osservazioni di carattere biologico sulla specie emerse negli anni recenti e che vedono un crescente numero di segnalazioni di “Carpioni” con comportamenti anomali e mai riscontrati in precedenza prima dell’inizio dell’immissione nel Garda di Carpioni da ripopolamento di origine domestica.
Dovendo riassumere le strategie di conservazione adottate fin’ora, riproposte in modo acritico nel Progetto denominato LIFE18 NAT/IT/000957 – LIFE SCIPIONE, possiamo affermare che si sia puntato essenzialmente su attività di restocking con novellame prodotto in allevamento da riproduttori selvatici, da cui trarre nelle fasi successive una linea “domestica” allo scopo di aumentare la produzione di pesce per le successive immissioni.
Fin dalle prime attività sperimentali sono emerse enormi difficoltà legate all’allevamento in cattività di questa specie che, allo stato attuale delle conoscenze, sembrerebbe normalmente vivere e riprodursi in ambienti profondi radicalmente differenti dalle condizioni in cui fino ad oggi sono state condotte le prove di stabulazione secondo le tecniche della troticoltura classica.
Le conoscenze sulla dieta, sulle strategie riproduttive, sugli accrescimenti e sulla competizione con altre specie sono del tutto insufficienti per sostenere qualsiasi attività di intervento estensivo.
In allevamento sono state messe a punto a fatica selezioni successive di riproduttori con caratteristiche “domestiche” in un contesto di carente, se non del tutto assente, rigida regia scientifica.
I troticoltori commerciali, seppur dotati di indiscussa esperienza e professionalità nel settore, hanno ottenuto risultati adottando le tecniche di allevamento consuete.
I risultati quantitativi ottenuti in questo senso sono decisamente scarsi, non solo se confrontati con le rese delle troticolture commerciali, ma anche con quelle dei semplici incubatoi di valle.
Tale circostanza misurabile fa emergere una prima criticità in merito al principio dell’economicità delle attività finanziate.
Anche sotto il profilo della “qualità” degli individui ottenuti si evidenziano forti perplessità. “Piegando” la rusticità di questo pesce per renderlo adatto alle condizioni di allevamento tradizionali, che pesce si è ottenuto?
Anche volendo prescindere dal non trascurabile problema dell’integrità genetica di uno stock più volte “passato di mano”, non si può tacere sulle problematiche associate alle cosiddette “aberrazioni ecologiche” derivanti dalle trote c.d. commerciali immesse in natura a fini di ripopolamento che danno origine a popolazioni che nulla o poco hanno a che vedere con quelle selvatiche ed autoctone.
Risulta evidente come i risultati ottenuti con queste strategie di restocking possano risultare diametralmente opposti alle finalità di conservazione legalmente perseguite che sole giustificano l’erogazione di finanziamenti pubblici.
Senza entrare nel merito di disquisizioni scientifiche, basti citare l’autorevole parere fornito dal Gruppo di Lavoro sui Salmonidi dell’Associazione Italiana Ittioligi Acque Dolci (AIIAD, 2013) il quale sottolinea “come in un contesto di scarse o quasi del tutto assenti certezze scientifiche, nella gestione dei salmonidi, famiglia a cui il Carpione appartiene, debba essere adottato il “criterio di prudenza”.
Questa premessa è doverosa per introdurre le criticità riscontrate nel progetto LIFE18 NAT/IT/000957 – LIFE SCIPIONE e che intendiamo condividere con la Commissione di valutazione :
CRITICITA’
- mancando un coordinamento dall’alto teso ad operare l’integrazione delle informazioni cumulatesi per il tramite dei vari progetti gestionali svolti nel corso del tempo in merito al Carpione, a partire dal 2016 alcune associazioni di pescatori della sponda gardesana bresciana, con il supporto di operatori del settore pesca, hanno avviato con il Parco Alto Garda Bresciano, supportato dai propri tecnici, attività volte alla definizione di nuove e concrete strategie gestionali per cercare di sviluppare progettualità sperimentali di conservazione in situ della specie Salmo carpio, alternative o complementari ad alcune attività già intraprese da altri enti, in primis partendo dalle risultanze del progetto SALVACARPIO condotto da Regione Lombardia.
Nella stesura del presente progetto, non vi è traccia alcuna di quanto discusso dagli enti. Questo è il primo elemento di disappunto: come può un progetto assumere dignità scientifica se non “mette a valore” la conoscenza che nel frattempo è venuta affermandosi? La parzialità di prospettiva da cui nasce il progetto sarà utile a facilitare l’aggiudicazione di fondi, ma non è certo utile a far avanzare la ricerca.
A titolo di esempio eclatante di nuove informazioni emerse grazie alla ricerca scientifica ma ignorate da LIFE18 NAT/IT/000957 – LIFE SCIPIONE, citiamo la cattura di un Carpione femmina con uova in risalita lungo il Fiume Toscolano in occasione di una campagna di monitoraggio della fauna ittica avvenuta nel corso del 2016 durante le attività previste dal Progetto L.A.Cust.R.E. – Finanziate da Fondazione CARIPLO. ( La Trota Lacustre ed il recupero ambientale del Torrente Toscolano 2015-2018). Si tratta di uno di quegli aspetti cosiddetti “aberranti” e sempre più frequenti, che vedono alcuni Carpioni (che le indagini genetiche condotte dimostrano essere effettivamente tali) comportarsi in modo del tutto anomalo. Tali comportamenti, come detto, sono stati segnalati a partire dalle prime attività di ripopolamento con i carpioni “domestici”. coincidenza? Non lo sappiamo e ad oggi non abbiamo gli elementi scientifici per poterlo affermare con certezza, ma di sicuro si tratta di comportamenti anomali e mai osservati in precedenza.
2. In merito al ruolo delle attività ittiogeniche in cattività, si ritiene che l’immissione di esemplari di Carpione nati ed allevati in cattività sia nella migliore delle ipotesi ininfluente sull’effettivo restocking della residua popolazione selvatica del Carpione, nella peggiore rappresenti una grave minaccia per l’integrità della specie stessa a causa del rischio derivante dall’aggressione che ciò potrebbe rappresentare per il patrimonio genetico di Salmo Carpio.
In un caso l’attività va contro il principio di economicità previsto per le attività prodotte dalle pubbliche amministrazioni; nell’altro va contro gli obbiettivi di tutela che giustificano l’esistenza stessa del programma Life.
La citata cattura del Carpione femmina con uova in risalita lungo il fiume Toscolano rappresenta un dato etologico mai comparso prima in letteratura o rappresenta piuttosto il primo caso di un’aberrazione ecologica cagionata dalle immissione di Carpioni domestici a seguito dei progetti fin ora portati avanti?
Sebbene lo status estremamente critico dello stock selvatico di Carpione imponga in modo imprescindibile di passare attraverso la strategia obbligata della riproduzione in cattività, si ritiene che l’unica strategia ragionevole in questa fase di estrema criticità della specie sia quella di produrre il maggior numero possibile di uova embrionate ESCLUSIVAMENTE da riproduttori con adeguate e comprovate caratteristiche di rusticità ed integrità genetica, da posizionare presso i letti di frega tipici e storicamente documentati. Si tratta di perseguire il già citato criterio di prudenza, cercando di limitare gli interventi antropici a quelli strettamente necessari, puntando a rafforzare la specie seguendo nel limite del possibile le dinamiche naturali, dopo averle chiarite ed approfondite con attività di indagine specifica. Si tratta senza dubbio di una prospettiva che pone delle oggettive difficoltà operative ed implica tempi sicuramente più lunghi, ma che riteniamo sia la sola da sviluppare per evitare
3. Nel progetto, viene riportato Silurus glanis quale specie da contenere in quanto potenziale predatore del Carpione avente un ruolo nella sua rarefazione. Riteniamo che tale affermazione sia una forzatura idonea ad esporre se non l’intero progetto quantomeno la specifica azione connessa ed il relativo budget a forti critiche. Sebbene non si discuta sull’opportunità di contenimento in genere di glanis nelle acque lombarde e non solo, in una scala di priorità e di oggettiva valutazione costi-benefici di questa operazione, l’intervento di indagine e contenimento di questa specie sul Garda a vantaggio diretto del Carpione non trova alcun supporto scientifico concreto e ragionevole.
Nessuna menzione è invece rivolta alle specie che maggiormente interferiscono con il Carpione, stante la sovrapposizione di nicchia ecologica e verosimile competizione alimentare, quali i Coregoni (Coregonus spp.), salmonidi alloctoni introdotti nel Garda per i quali sono previste apposite azioni di ripopolamento a beneficio dell’attività alieutica svolte dagli stessi enti che ora presentano il Progetto per la salvaguardia del CARPIONE . Nessuna menzione nel progetto è rivolta inoltre alla Bottatrice (Lota lota), altro verosimile competitore di cui è accertato il fenomeno di predazione della uova. Se devono essere destinate risorse economiche in questo senso è allora opportuno investire su approfondimenti che vadano su una reale acquisizione di informazioni scientifiche a riguardo.
CONCLUSIONI
La sensibilità che si va diffondendo nell’opinione pubblica in tema di tutela ambientale è ormai palese. Grazie alla diffusione della filosofia ed alla pratica della pesca no kill, questa consapevolezza è letteralmente esplosa con largo anticipo nel mondo dei pescatori sportivi i quali hanno la fortuna di poter contare su Patagonia quale alfiere d’eccezione per portare avanti le proprie battaglie. L’ultimo documentario prodotto da questa azienda s’intitola Artifishal ed ha per oggetto le medesime tematiche di questa mia osservazione: “Quanto siamo disponibili a spingerci avanti nell’ingegnerizzare ciò che è selvatico? Ma come possiamo ingegnerizzare una specie della cui ecologia evolutiva non sappiamo nulla? Siamo disponibili a spendere milioni per non avere risultati? O addirittura a danneggiare i pesci selvatici con l’introduzione di pesci artificiali? Qual è il prezzo di un ecosistema?”
Il Carpione ha senza alcun dubbio necessità di un intervento di conservazione non più procrastinabile. Tuttavia ci troviamo in un contesto dove la mancanza di adeguate conoscenze sulla specie pone gli operatori in una posizione decisamente critica in cui il rischio di attuare strategie sbagliate che possano produrre un danno ecologico incalcolabile è quanto mai concreto. Il Carpione, benché estremamente rarefatto e sull’orlo dell’estinzione, è giunto fino ai nostri giorni indenne dal punto di vista genetico ed etologico e questo non certo grazie al nostro operato. Anzi: oseremmo dire NONOSTANTE il nostro operato.
Si tratta di un Salmonide e come tale estremamente plastico e potenzialmente in grado di ibridarsi con le diverse specie e lineamenti genetici delle trote (autoctone ed alloctone) che con esso condividono l’habitat lacustre del Garda. Se il fenomeno dell’inquinamento genetico e la perdita delle caratteristiche ancestrali della specie non si sono ad oggi verificati è solo grazie alla sua particolare biologia che lo porta ad avere comportamenti riproduttivi del tutto isolati da quelli delle altre trote. Possiamo noi correre il rischio di manipolare artificialmente uno stock residuo in una condizione di assoluta mancanza di certezze scientifiche? Siamo sicuri che con l’attività classica di allevamento in troticoltura, benché animati da buone intenzioni, non si ottengano Carpioni domestici in grado di interferire con l’isolamento riproduttivo della specie con gli altri Salmonidi? Noi riteniamo che questo rischio sia concreto e pesante. Lo dimostrano gli errori del passato compiuti in genere con i Salmonidi. Si tratta di un tema di assoluta attualità ed il contesto in cui ci troviamo ad operare nei confronti del Carpione è senza alcun dubbio quello peggiore e più delicato che si possa incontrare.
Per le ragioni sopra esposte riteniamo che il progetto LIFE18 NAT/IT/000957 – LIFE SCIPIONE se non ridiscusso vada in contrasto con l’articolo 3 del Regolamento UE 1293/2013, c.d. “Regolamento Life” poiché stante le criticità sopra dettagliate non è idoneo a:
- “contribuire alla protezione ed al miglioramento della qualità dell’ambiente ed all’interruzione ed all’inversione del processo di perdita di biodiversità […] ed al degrado dell’ecosistema”;
- “migliorare lo sviluppo, l’attuazione e l’applicazione della politica ambientale e della legislazione ambientale dell’Unione”;
- “sostenere maggiormente la governance ambientale” ad alcun livello, “compresa una maggiore partecipazione della società civile, delle ONG e degli attori locali”;
La “ qualità globale della proposta” risulta inficiata dal completo silenzio sugli aspetti problematici della stessa come sopra evidenziati, date le omissioni rilevate riferite tanto alla “ descrizione del contesto precedente l’attuazione” che al “rapporto indicativo costi/benefici”.
L’enfasi posta all’integrazione della biodiversità nelle decisioni finanziarie ed imprenditoriali (salvaguardare Salmo Carpio allo scopo di poter continuare ad offrirlo come prelibatezza gastronomica per turisti in vacanza sul Garda), nonché il riferimento alle specie esotiche invasive (Silurus glanis), paiono risultare meri espedienti retorici necessari a corrispondere ai criteri per aggiudicare risorse, del tutto fuori luogo ad inquadrare con effettiva obiettività la situazione vdi Salmo Carpio, comprensiva degli aspetti critici di quanto fin ora realizzato.
Come riferiscono le norme UE, la plurifunzionallità degli approcci nel quadro LIFE per essere un valore deve risultare “ben concepita”. A mio avviso per gli elementi sopra citati e del tutto omessi dal progetto questo non è il caso.
In fede
Davide Boni, Consigliere Comunale del Comune di Toscolano Maderno
1 Confortini , confrontando i dati relativi alle catture avvenute fra il 1988 ed il 1996 ad opera di pescatori professionisti ne evidenziava una riduzione del 96%.
2 Sulle cause della rarefazione di Salmo carpio sono state avanzate diverse ipotesi ma senza dubbio si tratta di concause tra cui la preponderante è il sovrasfruttamento degli stock avvenuto a partire dagli anni ’50 del secolo scorso, unitamente ad una regressione degli habitat idonei alla sua riproduzione. Sebbene già la Repubblica di Venezia con apposito decreto ne vietasse la cattura durante il periodo della frega(1464), la pesca al Carpione è sempre avvenuta in determinati periodi dell’anno (febbraio-marzo e secondariamente giugno) presso zone ben delimitate e circoscritte del lago di Garda. Questo perché il Carpione si radunava in banchi nei periodi riproduttivi e si concentrava nelle zone di deposizione delle uova. La pesca veniva quindi verosimilmente svolta in modo sistematico e massiccio proprio nel periodo più delicato e vulnerabile del ciclo vitale di questo pesce e cioè la sua riproduzione, con conseguenze disastrose per la popolazione.Fino agli anni ‘80 del secolo scorso la specie ha rivestito una notevole importanza commerciale: nelle annate ottimali, il pescato di Carpione poteva raggiungere i 200 q.
3 Province e Regioni affacciate sul Garda, oltre che di Parchi ed Istituti di Ricerca tutti promotori del Progetto Scipione
4 Azzardiamo l’ipotesi che la gravità della situazione in cui oggettivamente versa Salmo Carpio non sia considerata dai decisori politici come politicamente compatibile con l’esposizione mediatica di cui beneficia il più grande lago italiano, ogni anno destinazione di vacanza per milioni di cittadini europei. Pertanto la pressione sociale “a fare comunque qualcosa” eccede nettamente la capacità di convincimento di chi chiede invece di “ fare solo ciò che sia scientificamente sensato”. S’aggiunga inoltre la prosaica considerazione per cui “fare comunque qualcosa” è pur sempre utile a chi professionalmente risulta coinvolto nella filiera della conservazione come fino ad oggi interpretata.
5 Mutuando categorie derivanti dalle discipline psicosociali possiamo affermare che bias di conferma e rimozione, anziché rappresentare pericolosi trappole da evitare adottando un rigoroso approccio scientifico, hanno piuttosto rappresentato i presupposti delle ricerche e dei progetti aventi ad oggetto la tutela di Salmo Carpio.
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