Trama. Il racconto della turbolenta vita di Maria Stuarda (Saoirse Ronan), basato sul libro “Queen of Scots: The True Life of Mary Stuart” dello storico John Guy. Regina di Francia a 16 anni, già vedova a 18, Maria respinge le pressioni che la vorrebbero vedere risposata e decide di tornare nella natia Scozia per rivendicare la corona.
Dalla nascita, Maria ha come rivale al trono Elisabetta I (Margot Robbie), che è invece la Regina di Inghilterra. Sullo sfondo di tradimenti, ribellioni e cospirazioni che tramano nelle rispettive corti, si ricostruisce la storia di due Regine divise dal potere con una formula che riesce a offrire una lettura moderna delle questioni femminili.
Sappiamo già come andrà a finire la vicenda, il film lo mostra in apertura, è Storia: Maria fu decapitata e l’abito rosso che viene svelato con gesto teatrale ce la indica come martire.
Appunto dal teatro proviene la regista Josie Rourke che debutta al cinema con questo Maria Regina di Scozia, basato su un libro di John Guy, stimato professore di storia di Cambridge, le cui ricerche hanno rinnovato e rivalutato la figura di Mary Stuart svelandone aspetti inediti.
I film storici hanno sempre seguito il gusto del pubblico dell’epoca in cui vengono girati, per quanto riguarda scenografie, trucco e fotografia: dalle pellicole in technicolor anni ’40 e ‘50, in cui pareva del tutto plausibile vedere le dive del momento abbigliate con crinolina e corsetto ma con capelli cotonati e mascara, fino ai giorni nostri in cui i secoli passati sono perlopiù raffigurati con look naturali dai colori sobri.
Fin dalle prime scene di Maria regina di Scozia si nota quanto il successo planetario della serie, anch’essa di origine letteraria, “Il Trono di Spade”, abbia influenzato le preferenze visive degli attuali spettatori e, di conseguenza, le scelte degli autori. Un ulteriore collegamento con serie televisive di qualità e di successo è dato anche dallo sceneggiatore Beau Willimon ideatore di “House of cards”, altra storia di intrighi e conflitti.
La trama segue in parallelo le vite delle due giovani regine contrapposte nella lotta per il potere (la storiografia non offre prove che si siano mai incontrate ma ci sono buoni motivi per supporre che, anche se non ufficialmente, un incontro sia avvenuto, ed è una delle scene più suggestive del film) ed è ambientata in cupi castelli dove si tramano congiure ed assassinii, tra i paesaggi selvaggi della Scozia e dell’Inghilterra.
Grazie anche a questa confezione accattivante, il film riesce a presentare senza pedanteria una vicenda complessa, senza prendersi eccessive libertà se si eccettua il casting che, come già aveva fatto Kennet Branagh nei sui adattamenti per il grande schermo di opere Shakespeariane, annovera anche alcuni attori neri o dai tratti somatici asiatici nella parte di cavalieri e dame della corte. I due regni vengono rappresentati scenograficamente contrapposti: tanto è raffinato, ricco e studiato quello inglese, tanto è sobrio e pragmatico quello scozzese, a volte in accordo ed altre in contrasto con la personalità delle due sovrane, Elisabetta I Tudor, la “regina vergine” e Maria Stuart, accusata dai suoi nemici di promiscuità.
Contribuiscono a dar vita a questi due mondi paralleli i bellissimi costumi della pluripremiata Alexandra Byrne che ha utilizzato in modo inconsueto anche il denim, creando una palette inusuale ma verosimile per i vestiti degli scozzesi ed ispirandosi ai ritratti dell’epoca per i sontuosi abiti della corte inglese.
Saoirse Ronan riesce a dar vita ad una Maria volitiva e magnetica, certa dei diritti rivendicati, forte e coraggiosa più degli uomini che la circondano, eppure capace nei momenti privati di scherzare, danzare e fare musica, da fanciulla quale è ancora, con le sue dame di compagnia (le quattro “Marie”, figlie delle più nobili famiglie scozzesi, che fin da bambine erano state cresciute con lei) e con il musico italiano Davide Rizzio, a cui il destino riservò un ruolo cruciale. L’interpretazione modulata ed intesa della Ronan crea un personaggio vivo e realistico, regale ed umano al tempo stesso, moderno ma coerente con il personaggio storico.
Più penalizzata, forse, Margot Robbie, la cui bellezza statuaria risulta un po’ ingombrante nella prima parte, almeno finché non viene trasformata per gradi dal trucco, dopo che il suo personaggio viene colpito dal vaiolo, ed allora ha modo di esprimere con intensità i conflitti che animano una donna passionale e profonda, sempre consapevole dei doveri connessi al suo ruolo. Due donne di cui si sottolineano, dunque, più volte le differenze e la rivalità ma anche i punti in comune, prima di tutto l’essere in posizioni al vertice del potere, in un’epoca in cui le donne erano casomai relegate al ruolo di spose, amanti o madri dei regnanti. La maternità, per Maria mezzo per acquisire ulteriori diritti sul trono e cercata a caro prezzo, per Elisabetta sogno irraggiungibile, tanto quanto la bellezza perduta.
Entrambe fedeli, a loro stesse e ai loro ideali, l’una Cattolica, l’altra Protestante, rivali e divise dal “gioco dei troni”, le due regine ci appaiono sole, in un mondo di uomini spinti più dai loro vizi che dagli alti ideali che professano, forse le uniche in grado di comprendersi l’un l’altra ma impossibilitate a comunicare dai pregiudizi e dalla ragione di stato.
Camilla Lavazza
Titolo originale: Mary Queen of Scots
Regista Josie Rourke
Sceneggiatore Beau Willimon
Basato sul libro “Queen of Scots: The True Life of Mary Stuart” di John Guy
Personaggi ed interpreti
Maria Stuarda – Saoirse Ronan
Elisabetta I – Margot Robbie
Lord Darnley – Jack Lowden
Robert Dudley – Joe Alwyn
John Knox – David Tennant
Sir William Cecil – Guy Pearce
Duchessa di Hardwick – Gemma Chan
Conte di Bothwell – Martin Compston
Rizzio – Ismael Cruz Cordova
Conte di Lennox – Brendan Coyle
Lord Maitland – Ian Hart Lord Randolph – Adrian Lester Conte di Moray – James McArdle Musiche Max Richter Montaggio Chris Dickens
Direttore della Fotografia John Mathieson Scenografie James Merifield
Costumi Alexandra Byrne Trucco e Acconciature – Jenny Shircore
Produttori Tim Bevan, Eric Fellner, Debra Hayward
Durata 124 min
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