Green book, amicizia anti-razzista sul grande schermo a San Felice

SAN FELICE DEL BENACO - Venerdì 26 luglio alle 21.30 per la rassegna “Estate al cinema” nel giardino del municipio si proietta “Green Book”, film che racconta l'amicizia anti-razzista tra un buttafuori italoamericano e un pianista afroamericano nell'America negli anni Sessanta. Ecco la recensione di Camilla Lavazza.

Trama: New York, 1962. Il locale dove l’italoamericano Frank “Tony Lip” Vallelonga lavora come buttafuori chiude per restauro e lui ha bisogno di trovare un lavoro per mantenere la famiglia.

Verrà assunto come autista del “dottor” Don Shirley, un pianista afroamericano che deve fare una tournée negli Stati del Sud. I due caratteri non potrebbero essere più diversi ma il viaggio è sempre un’occasione di conoscenza e di cambiamento….Ispirato a una storia vera.

Critica: A volte non bisogna andare lontano per trovare un buona storia da raccontare.

Il figlio di Frank “Tony Lip” Vallelonga , l’attore, produttore e regista Nick Vallelonga, non ha dovuto far altro che attingere ai ricordi di suo padre, alle lettere, parlare con i vecchi amici di famiglia, per costruire un’avventura on the road ambientata nei mitici anni ’60, ammantata di leggenda, come doveva essere apparsa ai suoi occhi di bambino quando il padre gli raccontava di quel viaggio di due mesi insieme ad un famoso pianista afroamericano che, come un re delle fiabe, abitava un lussuoso appartamento sopra la Carnegie Hall.

Pur toccando argomenti drammatici (le leggi razziali e la segregazione, ricordiamo che il titolo si rifà ad una pubblicazione dell’epoca, “The Negro Motorist Green Book”, che indicava ai viaggiatori afroamericani esercizi commerciali “amichevoli”) il film di Farrelly rimane quindi aggrappato ad un immaginario ottimista e leggendario, complici anche la minuziosa ricostruzione scenografica, autentica quintessenza del periodo, e la fotografia, calda e rassicurante.

La parola chiave per definire questa storia è appunto rassicurante, come la musica suonata da Don Shirley, che lui stesso non voleva fosse definita jazz (ed era sicuramente di difficile classificazione), che pare esaurirsi tutta nel virtuosismo interpretativo, proprio come la performance di Viggo Mortesen che, trasformista come sempre, si cala con coraggio nei panni di un italoamericano sovrappeso e grossolano.

Forse qualche stereotipo sugli italiani avrebbero potuto risparmiarcelo, magari anche solo la chitarra abbandonata in un angolo del salotto, ma il suo “duro-dal-cuore-tenero” è una perfetta spalla per il compassato e gelido musicista che nasconde un’immensa solitudine e qualche segreto privato.

Sullo schermo la “Strana coppia” funziona sempre, il viaggio catartico anche: da “Una poltrona per due” passando per “A spasso con Daisy” fino a “Quasi amici”, il tema è stato trattato innumerevoli volte. Rispetto ai soliti cliché qui però i ruoli si ribaltano, il bianco è rozzo e ignorante, il nero raffinato e colto, ed uno dei livelli un po’ più profondi del film è proprio la difficoltà di accettare questo ribaltamento di ruoli, da entrambe le parti, come nella bella scena in cui dei braccianti neri smettono di zappare la terra per osservare silenziosi ed attoniti quell’uomo ben vestito, raggomitolato sul sedile posteriore della sua elegante vettura guidata da un bianco in evidente condizione di inferiorità.

Ma anche Don Shirley in quella scena li osserva e sa di non appartenere più a nessuno dei due mondi.

Ecco allora forse che, al di là del tema del razzismo, che in fin dei conti ci appare trattato in modo un po’ edulcorato, facendo ricorso ad aneddoti purtroppo tristemente risaputi (l’artista nero che viene applaudito sul palco ma non può usare il bagno dei bianchi o mangiare nel loro stesso ristorante), emerge una questione più autentica e sincera, un po’ come accade nei brani “difficili da suonare, facili da ascoltare” di Don Shirley in cui sfuggono guizzi improvvisi di quella musica senza compromessi a cui l’autore aveva rinunciato, quell’impossibilità dolorosa di appartenere al mondo da cui si proviene ma da cui (per esperienze di vita, per crescita personale) si è irrimediabilmente separati e quello nuovo, a cui si aspira ma che ancora ci respinge: “Se per te non sono abbastanza nero e per loro non sono abbastanza bianco, se non sono abbastanza uomo, allora, dimmi, chi diavolo sono io?

La sceneggiatura sceglie di non andare a fondo in questo dolore e si comporta da brava favola di Natale, eppure questa frase, gettata come un sasso in un stagno, allarga le sue onde e lascia una scia che ci fa intravedere ben altra profondità, al di là di comode soluzioni acchiappa-Oscar, un po’ come la musica apparentemente “facile” del fino ad oggi trascurato Don Shirley, che probabilmente merita un secondo, più attento, ascolto.

Camilla Lavazza

GREEN BOOK – LA SCHEDA

Regia PETER FARRELLY

Sceneggiatura NICK VALLELONGA, BRIAN CURRIE,

PETER FARRELLY

Interpreti e personaggi

VIGGO MORTENSEN Tony Lip

MAHERSHALA ALI Don Shirley

LINDA CARDELLINI Dolores

SEBASTIAN MANISCALCO Johnny Venere

DIMITER D. MARINOV Oleg

P.J. BYRNE Produttore

DON STARK Jules Podell

BRIAN STEPANEK Graham Kindell

IQBAL THEBA Amit

TOM VIRTUE Morgan Anderson

NICK VALLELONGA Augie

JOE CORTESE Joey Loscudo JENNA LAURENZO Fran Venere

PAUL SLOAN Carmine ANTHONY MANGANO Danny

DAVID KALLAWAY Ray DAVID AN Bobby CRAIG DIFRANCIA Dominic

Fotografia SEAN PORTER Scenografie TIM GALVIN

Costumi BETSY HEIMANN Montaggio PATRICK J. DON VITO MusicheKRIS BOWERS

Prodotto da JIM BURKE, CHARLES B. WESSLER, BRIAN CURRIE, PETER FARRELLY, NICK VALLELONGA Produttori esecutivi JEFF SKOLL, JONATHAN KING, OCTAVIA SPENCER, KWAME L. PARKER, JOHN SLOSS Case di produzione DREAMWORKS, PARTICIPANT MEDIA, AMBLIN PARTNER, ISINNISFREE PICTURES, WESSLER ENTERTAINMENT

Durata 130 min

 

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