Il Museo salodiano del Nastro Azzurro (così chiamato perché le onorificenze militari erano sostenute da un nastro di seta azzurra), situato al MuSa, è un’esposizione unica nel suo genere in Italia, che offre al visitatore un itinerario storico del Valor Militare dalle guerre d’Indipendenza alla seconda guerra mondiale.
Il museo resta fedele agli ideali per cui venne fondato negli anni Quaranta, ma si è recentemente rinnovato, col trasferimento dell’esposizione dagli angusti ambienti di Palazzo Fantoni ai nobili spazi del MuSa, il museo civico salodiano.
Nel trasloco, avvenuto nel 2015, il museo si è inoltre arricchito di alcune novità: una slitta d’emergenza utilizzata durante la Grande Guerra per il rifornimento delle posizioni d’alta quota fra Bresciano e Trentino; un obice, ora in restauro, donato dagli Alpini di Salò, anch’esso risalente alla Grande Guerra, dalle cui ferite nacque l’Istituto del Nastro Azzurro e l’idea stessa del museo; un nuovo allestimento nella Sala delle Armi dedicato a un’arma non convenzionale ma importantissima: la propaganda.
Il percorso storico prende avvio con le campagne napoleoniche (notevole la borraccia di Domenico Grisetti) e, attraverso le lotte risorgimentali e garibaldine che videro l’intensa partecipazione dei volontari salodiani, affronta sia la tragedia della Prima Guerra Mondiale, dalle cui ferite nacque l’Istituto del Nastro Azzurro e l’idea stessa del Museo, che della Seconda, offrendo anche testimonianze degli episodi bellici più prossimi a Salò.
«Esponiamo un migliaio di cimeli – ci aveva raccontato tempo fa il presidente della Federazione Provinciale dell’Istituto del Nastro Azzurro, Raffaele Rivolta – che rappresentano solo un decimo del patrimonio del museo». Che è particolarmente amato a Salò e dintorni, continuamente alimentato da donazioni spontanee.