Ecosistema Urbano: la classifica delle performance ambientali delle città lombarde
LOMBARDIA - Ecosistema urbano 2019: Mantova prima in Lombardia e seconda in Italia. il primato nazionale per performance ambientali spetta a Trento. Ecco il dossier di Legambiente sulle città capoluogo italiane.
È una mappa di un’Italia proattiva, che spende bene le sue risorse, che si evolve e pianifica le trasformazioni future, che non s’accontenta dello scenario contemporaneo e che produce ottime performance quella che emerge dall’edizione 2019 di Ecosistema Urbano, il dossier di Legambiente che ogni anno premia le performance ambientali delle città capoluogo italiane (il dossier nazionale completo qui https://ecosistemi).
Il rapporto, giunto alla sua ventiseiesima edizione, è stato presentato oggi a Mantova e realizzato con il contributo scientifico di Ambiente Italia, la collaborazione editoriale de Il Sole 24 ore e con il contributo scientifico di Ispra.
Proprio Mantova si attesta come miglior città lombarda e seconda nella graduatoria nazionale, preceduta da Trento.
Per Mantova, prima lo scorso anno, si tratta di una conferma di ottime performance generali. Infatti migliora ancora il suo punteggio complessivo, ottenendo 80,59%, che supera (unica assieme a Trento) il muro degli 80 punti percentuali. Il capoluogo lombardo contiene lievemente da un anno all’altro concentrazioni di polveri sottili e giorni di superamento dell’ozono e abbatte ulteriormente le perdite della rete idrica. Cresce ancora la percentuale di rifiuti raccolti in modo differenziato (sfiora l’85%). Stazionarie sia l’estensione delle isole pedonali sia le cifre del servizio di trasporto pubblico, mentre per i percorsi dedicati alle bici Mantova è seconda assoluta alle spalle di Reggio Emilia, con 31,86 metri equivalenti di itinerari ciclabili ogni 100 abitanti.
La classifica delle altre città lombarde vede Cremona 17esima, Sondrio 22esima, Bergamo 25esima, Lodi 27esima, Milano 32esima, Brescia 33esima, Pavia 40esima, Varese 41esima, Lecco 60esima, Como 68esima, Monza 79esima. Rispetto all’anno scorso spiccano i miglioramenti di Monza (guadagna diciannove posizioni) ma resta l’ultima città lombarda, Varese (+14), Lecco (+11), Pavia (+10), Lodi (+8), Cremona (+5). In calo invece Bergamo (-7), Milano (-9), Brescia (-2), Como (-6).
Nel rapporto vengono presi in considerazione diversi indicatori: aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia. I parametri derivano tutti da dati originali raccolti da Legambiente, eccezion fatta per uso efficiente del suolo (elaborazione Legambiente su dati Ispra e Istat), capacità di depurazione e verde (Istat), tasso di motorizzazione e incidenti stradali (ACI e ACI-Istat). L’insieme degli indicatori selezionati per la graduatoria complessiva dei 104 capoluoghi esaminati nel report copre i principali componenti ambientali presenti in una città, valutando tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacità di risposta e di gestione ambientale.
«Le città oggi hanno sempre di più il delicato ruolo di rappresentare il motore del cambiamento, perché possono incidere con forza ed efficacia sulla trasformazione ecologica della società – dichiara Barbara Meggetto, presidente Legambiente Lombardia –. Secondo le Nazioni Unite le città, pur occupando solo il 3% della superficie terrestre, sono responsabili del 75% delle emissioni di CO2 e fino all’80% del consumo energetico. Si si considera la concentrazione di abitanti che si muovono con mezzi di trasporto, riscaldano le proprie case, producono rifiuti, è chiaro come tutto questo abbia un impatto sempre crescente sui livelli di inquinamento. Le buone pratiche esistenti dimostrano quale sia la strada, ma è necessario metterle a sistema. Anche in Lombardia accanto a scelte politiche lungimiranti ci sono ancora resistenze e lentezze, perché non basta l’azione delle singole amministrazioni comunali, anche gli organi sovracomunali sono decisivi: basti pensare alla mobilità e allo smog dove la spinta di alcuni capoluoghi è frenata da provvedimenti della Regione come le deroghe al divieto di circolazione dei diesel».
Nell’ambito di Ecosistema Urbano saranno premiate da Legambiente le migliori buone pratiche cittadine: un’occasione per segnalare esperienze che hanno il pregio di introdurre significativi cambiamenti in ambiti specifici e che potrebbero essere riprodotte in altre realtà locali.
I premi saranno consegnati a Bergamo per la tranvia Tram delle Valli, considerato uno dei progetti più interessanti di riattivazione di linee ferroviarie dismesse; a Varese per la scuola “S. Pellico”, prima scuola a consumo zero, un edificio totalmente ristrutturato che unisce sicurezza e sostenibilità; a Cremona per il bio menù della mensa scolastica; a Milano per la mobilità: l’AreaC con il ticket di accesso in centro per disincentivare l’uso dell’auto rappresenta il più significativo caso di demotorizzazione privata in Italia e l’introduzione dell’AreaB si stima che tra 2019 e 2026 consentirà di ridurre le emissioni di PM10 da traffico di circa 25 tonnellate.
Milano riceve anche tre menzioni speciali: per il progetto “ Piazze Aperte” di rigenerazione urbana, che punta a dare nuove funzioni allo spazio pubblico creando socialità attraverso la liberazione di alcune piazze da cemento, asfalto e traffico in quartieri ai margini del centro storico densamente popolati; per il “Borgo Sostenibile”, 323 appartamenti ad alta efficienza energetica, aree verdi, ciclabili e percorsi pedonali, spazi per la condivisione e la socialità grazie al nuovo complesso residenziale di social housing a Figino, quartiere storico a ovest di Milano; per il Frutteto del Gallaratese a Milano, 12 ettari di verde e alberi da frutto attraverso il coinvolgimento degli abitanti dei quartieri Gallaratese e QT8.
Menzione speciale anche a Brescia per il progetto “Oltre la strada” che ha l’obiettivo di restituzione alla città di Porta Milano come quartiere e non più solo come ex sito industriale e arteria di traffico.
CITTA’ LOMBARDE NELLA CLASSIFICA NAZIONALE ECOSISTEMA URBANO 2019
Posizione 2019 | Ecosistema Urbano | Punti 2019 | Posizione 2018 | Punti
2018 |
2 | Mantova | 80,59% | 1 | 78,14% |
17 | Cremona | 63,86% | 22 | 61,60% |
22 | Sondrio | 62,58% | 25 | 59,82% |
25 | Bergamo | 61,43% | 18 | 62,19% |
27 | Lodi | 61,30% | 35 | 58,08% |
32 | Milano | 59,33% | 23 | 60,95% |
33 | Brescia | 58,96% | 31 | 58,66% |
40 | Pavia | 56,40% | 50 | 53,58% |
41 | Varese | 56,30% | 55 | 51,46% |
60 | Lecco | 50,98% | 71 | 48,13% |
68 | Como | 49,75% | 62 | 50,08% |
79 | Monza | 43,91 | 98 | 36,77% |
Focus sulla città di Milano, comparata alle performance delle altre metropoli
IL POSIZIONAMENTO DI MILANO TRA LE 4 ‘MILLION PEOPLE CITY’ ITALIANE: la città è inquinata, ha un traffico stradale pericolosissimo, è nemica di ciclisti e pedoni, spreca troppa acqua pulita, non produce energie rinnovabili.
Ma è anche campione nazionale nella riduzione dei rifiuti, nel trasporto pubblico e, sorpresa, una città molto meno grigia e più verde di come viene dipinta: a Milano più persone che cemento, il consumo di suolo non è (più) di casa
Nella classifica di ecosistema urbano traspaiono i vecchi mali e le nuove luci di Milano, al confronto con le altre 3 grandi città italiane, per intenderci quelle la cui popolazione si aggira o supera il milione di abitanti. Milano sopravanza le altre tre, con molti punti di distacco, ma è utile capire su cosa Sala ha ancora molto da lavorare.
I dolori di Milano ci sono tutti, confermati, alla voce smog. La peggiore in classifica, tra le 4, per ossidi d’azoto e ozono, mentre per le polveri sottili solo Torino riesce a fare peggio. Un male cronico sulla cui terapie la città non sembra abbastanza concentrata: eppure la qualità dell’aria resta il marchio peggiore che Milano si porta appresso, non solo nei confronti interni, anche in quelli internazionali. E le cose non vanno meglio sul versante auto: con 50 auto per 100 abitanti Milano se la passa molto meglio delle dirette contendenti, ma siamo ancora a livelli decisamente scarsi rispetto alle concorrenti europee, dove i livelli di motorizzazione sono più vicini a 30 auto su 100 abitanti. Malissimo il fronte delle infrastrutture ciclopedonali, e qui Milano è in buona compagnia, quanto a bassa dotazione sia di piste ciclabili che di isole pedonali, e ancora peggio su quello della sicurezza stradale: con 8,2 incidenti con morti e feriti ogni 1000 abitanti, Milano è la città in cui l’incidentalità è più grave, con numeri da bollettino di guerra.
Altri punti di grave demerito riguardano i consumi idrici e le energie rinnovabili. Milano spreca acqua in modo inaccettabile, con consumi procapite che sono quasi doppi rispetto al dato medio di tutte le altre città. E il fotovoltaico installato sugli edifici pubblici? Quasi inesistente.
Sono queste le ragioni per cui Milano si trova solo al 32mo posto della classifica delle città.
Per fortuna ci sono anche le luci, che sono quelle che fanno la differenza di Milano rispetto a Napoli (84mo posto), Torino (88ma), Roma (89ma). Non c’è partita sul trasporto pubblico, Milano batte tutti sia per viaggiatori trasportati che per capillarità della rete e frequenza dei mezzi pubblici. Anche sulla depurazione delle acque Milano vince, insieme a Torino. Idem sui rifiuti, Milano domina indiscussa sulla raccolta differenziata, e vince anche quanto a riduzione di rifiuti complessivi.
Ed infine ci sono due indicatori in cui Milano sfida i luoghi comuni. Milano risulta essere una città più verde di Roma e Napoli, e meno di Torino, ma soprattutto piena di alberi: sempre ragguagliando agli abitanti, ne ha ben il triplo di Roma e Torino. Ed è la città con meno consumo di suolo: non solo in termini di superficie urbanizzata (meno di 76 mq/abitante, a fronte di una media nazionale di tutti i capoluoghi di provincia pari a 182 mq/abitante) ma anche di evoluzione recente. Tra il 2015 e il 2018, infatti, Milano è l’unica città che ha aumentato la popolazione (+11.000 abitanti all’anno in media, mentre Torino e Napoli perdono 4.000 abitanti/anno, e Roma quasi 3.000), un dato che, confrontato con il moderato aumento di consumo di suolo (circa 12 ettari all’anno, contro i 52 ettari/anno di Roma) produce lo spettacolare risultato di una città in cui il consumo di suolo pro-capite diminuisce, o – in altre parole – la popolazione aumenta molto più dello spazio urbano necessario a contenerla. Milano è dunque oggi quanto di più simile ad un esperimento nazionale di rigenerazione urbana.
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