“Il giudice Albertano e il caso del numero perfetto” è il sesto romanzo di Enrico Giustacchini con protagonista il detective ispirato alla figura del magistrato, diplomatico e scrittore medievale bresciano.
Si tratta, come i precedenti, di un giallo, ambientato naturalmente all’epoca in cui è vissuto il “vero” Albertano, ossia nel XIII secolo. La vicenda prende il via da due delitti che hanno per teatro, a breve distanza l’uno dall’altro, la Valle Camonica e la pianura. Prima, è il luogotenente del castello dei marchesi Antonioli, a Cimbergo, a venire strangolato e appeso alle mura della rocca; di lì a poco, è il sapiente monaco benedettino Cipriano a essere avvelenato nelle pertinenze dell’abbazia di Leno.
I due crimini, lo si scoprirà ben presto, sono legati da un’unica trama. Non solo: il giudice Albertano, chiamato a indagare, si renderà conto di trovarsi di fronte a un piano diabolico messo in atto da un assassino misterioso e spietato, il quale ha tutta l’intenzione di uccidere ancora.
Una sfida all’apparenza impossibile, che però Albertano, accompagnato dall’inseparabile Berengario, decide di raccogliere e di vincere a ogni costo, dando inizio a una corsa contro il tempo che assume le caratteristiche di un viaggio, convulso ma affascinante, attraverso la provincia bresciana.
La narrazione, ricca di suspense e colpi di scena, è calata in un contesto – quello, appunto, del territorio bresciano di metà Duecento, con la sua città, i suoi laghi, le montagne e le pianure – ricostruito da Giustacchini con accuratezza, nei luoghi e negli eventi, sulla base di meticolose ricerche documentali che conferiscono all’opera, pur nella cornice letteraria, una patente di assoluta plausibilità.
Enrico Giustacchini, Il giudice Albertano e il caso del numero perfetto, Liberedizioni, 160 pagine, 15 euro