Flash mob per chiedere il rispetto del deflusso minimo vitale per il Toscolano
TOSCOLANO - Approda anche a Toscolano la campagna nazionale «La protesta dei pesci di fiume». La richiesta è quella di garantire al fiume Toscolano il deflusso minimo vitale, ovvero rilasci d'acqua nelle quantità previste dalla legge.
«La protesta dei pesci di fiume» è la campagna nazionale promossa da Wwf, Legambiente e altre associazioni per accendere i riflettori sulla sofferenza di fiumi e torrenti depredati da derivazioni e impianti idroelettrici.
Situazione in cui si trova anche il Toscolano. Anche qui, oggi dalle 15 alle 17 è in programma un sit-in per riaccendere i riflettori su un problema annoso: «La diga di Valvestino – spiega il Wwf Brescia e Bergamo – da anni non rispetta il deflusso minimo vitale, nonostante le segnalazioni di Comune e associazioni locali. La risalita delle trote lacustri verso i siti riproduttivi viene spesso ostacolata dall’assenza di acqua. Per il benessere dell’ecosistema è fondamentale il rilascio di una quantità di acqua sufficiente». ”
Questo il comunicato diffuso da Legambiente: «Torrenti depredati, biodiversità a rischio, incentivi per lo sfruttamento indiscriminato di una risorsa preziosa: i corsi d’acqua naturali sull’arco alpino sono fortemente a rischio a causa del numero crescente di domande per la realizzazione di nuove derivazioni e impianti idroelettrici (mini e micro idroelettrico). Nella sola Lombardia risultano attivi 705 centraline sotto i 3000 kw e centinaia sono le richieste attualmente in fase di valutazione. Questo processo è coinciso certamente con l’esigenza di incrementare la produzione di energie rinnovabili prodotte dal nostro paese per conseguire gli obiettivi della Direttiva 2009/28/CE e il piano di azione nazionale per le energie rinnovabili (Decreto Direttoriale 29 del Ministero dell’Ambiente), ma ha determinato un intenso conflitto con gli obblighi di qualità dettati dalla Direttiva Quadro Acque, la 2000/60/CE che invece impone la tutela e il miglioramento dei corpi idrici.
In regione Lombardia esistono 73 impianti di Grande Derivazione per una potenza nominale media annua complessivamente prodotta di circa 1224 MW a fronte dei291 MW prodotti dai 705 impianti di Piccola Derivazione. Per piccole derivazioni si intendono nell’85% dei casi derivazioni di torrenti montani e in questo caso si parla di produzione discontinua, perché dipende dalle condizioni di portata che, per i torrenti montani, sono molto variabili. Nelle province di pianura (PV, MN, LO, MB, MI, CR) dove le centraline sfruttano i tratti fluviali planiziali, canali e simili, si arriva ad una potenza installata appena superiore ai 40 MW, una inezia sulla potenza installata complessiva. La biodiversità acquatica, già oggi fortemente a rischio in conseguenza dell’alterazione morfo-idrologica dei corsi d’acqua oltre che a causa dei cambiamenti climatici, rischia di subire un ulteriore forte contraccolpo così come spariranno i pochi ecosistemi fluviali naturali rimasti. Un grave danno a fronte di un contributo di energia rinnovabile irrisorio.
«Negli ultimi decenni c’è stata una scarsa pianificazione strategica da parte della Regione e delle Province e una grave sottovalutazione dei rischi potenziali sullo stato ecologico dei corpi idrici legati alla realizzazione di questi strutture. Gli incentivi agli impianti idroelettrici sono serviti più ad alimentare speculazioni sui territori che a realizzare progetti effettivamente utili al fabbisogno energetico della regione–dichiara Lorenzo Baio, coordinatore settore acqua di Legambiente Lombardia–. A tutto ciò si deve aggiungere l’assenza di trasparenza nelle pratiche formali e i controlli insufficienti relativi al rispetto delle misure di mitigazione già oggi imposte. Da anni Legambiente con i suoi circoli territoriali, i comitati e le associazioni che hanno a cuore il territorio, cerca di fronteggiare un vero e proprio far west, sottolineando la mancanza di strumenti normativi adatti a dare delle regole a questo mercato. I presidi organizzati su tutto il territorio lombardo insieme ai comitati locali e alle tante associazioni sensibili al tema, dimostrano le preoccupazioni dei cittadini rispetto alla salvaguardia dei corsi d’acqua naturali».
Sono oltre 60 gli eventi previsti in contemporanea su tutto l’arco alpino e appenninico. Anche in Lombardia le iniziative sono previste per sabato 25 gennaio dalle 14 alle 17 lungo i siti fluviali che rischiano di avere un nuovo impianto, o già sono stati snaturati o che i presìdi locali intendono preservare.
Come simbolo della “Protesta dei pesci di fiume”è stato scelto il Cottus Gobio, una specie d’acqua dolce diffusa in tutta l’Europa e che in Italia è minacciata soprattutto a causa delle opere di regimazione dei corsi d’acqua e dalla diminuzione delle portate, oltre che dall’inquinamento.
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