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LAGO DI GARDA - E' un' iniziativa del Circolo Vela Gargnano, che oggi ci racconta l'avventura di Hyak, progetto che vede coniugare sport, vela, malattie mentali.
COME NASCE “HYAK”
Nel 1997 gli operatori del Centro Psico-Sociale Alto Garda dell’Azienda Ospedaliera di Desenzano d/G (BS), con la collaborazione prima del Circolo Vela Gargnano (durante il convegno Navigando nel Grande Mare della Solidarietà) poi con la Canottieri Garda di Salò, il Circolo Vela Toscolano Maderno, il Circolo Nautico Portese (fino all’esperienza con Fraglia Desenzano) hanno iniziato a portare in barca a vela i pazienti gravi della Unità Operativa di Psichiatria n.21.
A sviluppare questa forma di riabilitazione sono stati nel tempo il dottor Gigi Nobili, responsabile dei reparti degli Ospedali di Gavardo e Salò, il dottor Franco Tirelli, medico e appassionato velista, oggi presidente del Circolo Nautico di Portese.
Le imbarcazioni del progetto sono un Carrera 38 avuto in dono da una famiglia del lago di Como e un Piviere, cabinato di 6 metri, che i pazienti del Cps di Salò hanno restaurato durante un corso dedicato alla manutenzione delle imbarcazioni. Il Piviere oggi ricoverato in un capannone dovrebbe tornare a nuova vita grazie ad un progetto che vedrà coinvolte varie realtà, come una associazione di categoria (Artigiani del legno), la Zona Gardesana della Federazione Italiana Vela. L’imbarcazione Carrera 38 Hyak ha partecipato al circuito delle veleggiate compresa la presenza alla 69° edizione della Centomiglia, nella versione Cento People, alle Regate di Portese, al Trofeo Veleggiata dell’Odio. La convinzione è che la vela sia un mezzo di trasporto estremamente particolare e affascinante.
Da qui l’idea di provare a valutare come pazienti psichiatrici gravi si adattassero ad una situazione che richiedeva la messa in atto di comportamenti antitetici alla loro patologia. Questo tipo di pazienti soffre di sintomi quali: impoverimento ideo-affettivo, autismo, deliri, allucinazioni uditive e visive, profonda diffidenza nei confronti del prossimo: tutte situazioni che portano, con l’andare del tempo, ad abbandonare qualsiasi progetto esistenziale. L’isolamento sociale che ne deriva mina oltremodo la qualità della vita di chi già porta in sé una grande sofferenza. Sottolineando l’esigenza di stimolare l’adattamento sociale, si è pensato di proporre ad alcuni pazienti un’esperienza particolare, il navigare in barca a vela, in cui la collaborazione reciproca e la fiducia nell’altro rappresentano i presupposti per il raggiungimento di una relazione e di un obiettivo comune.
La barca a vela è tutte queste cose (e molto di più), richiede collaborazione reciproca, fiducia, rispetto dei ruoli e dei tempi nel compiere le manovre; il tutto in una cornice naturale come il lago di Garda. Diventa obbligatoria una piccola digressione sul nome, infatti viene naturale chiedersi cosa significhi. In realtà il nome ha un precedente illustre, cioè è il nome della barca con cui Jack Nicholson nel film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” porta i pazienti di un reparto psichiatrico a fare una gita in mare.
Un altro obiettivo è legato alla lotta allo stigma del malato psichiatrico. “La discriminazione complica il tentativo delle persone con schizofrenia di riguadagnarsi le abilità di funzionamento sociale” (Schizofrenia e cittadinanza, 2001, Il pensiero scientifico Editore).
Lo stigma della malattia mentale non deve essere un ostacolo alla creatività e alla flessibilità nell’affrontare il disagio psichico in cui a volte il farmaco da solo non basta e assumono quindi sempre maggiore valenza terapeutico-riabilitativa le esperienze del mondo reale.
Sull’onda di un pensiero che non si limita ad applicare sterilmente linee guida e diagnosi medica nasce la possibilità di mettere in atto un progetto in cui coinvolgere il malato mentale rendendolo protagonista del palcoscenico della vita attraverso l’esperienza del lavoro di gruppo centrato sulla relazione e la condivisione.
L’esperienza empirica acquisita nell’andare in barca a vela ci ha permesso di evidenziare che alcune aree sintomatologiche in pazienti gravi affetti da schizofrenia o disturbo bipolare venivano favorevolmente modificate. Tale evidenza ci ha indotti a sviluppare un progetto volto a misurare, attraverso tests, il cambiamento dei sintomi in alcune aree specifiche della psicopatologia che ritenevamo essere più sensibili e modificabili dalla navigazione a vela.
Progetto Hyak per Fraglia Vela
Il risultato di un progetto organizzato al circolo velico di Desenzano
Posted by Giornale di Brescia on Sunday, 27 October 2019
Patologia target del progetto
Il progetto si rivolge a soggetti affetti da malattia mentale grave in particolare schizofrenia e specificatamente trova la migliore efficacia nell’affrontare la psicopatologia caratterizzata da sintomi “negativi”.
La schizofrenia è una malattia psichiatrica caratterizzata, secondo le convenzioni scientifiche, da un decorso superiore ai sei mesi (tendenzialmente cronica o recidivante), dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento e dell’emozione, con una gravità tale da limitare le normali attività della persona.
È da tenere presente che schizofrenia è un termine piuttosto generico che indica non una entità nosografica unitaria, ma una classe di disturbi, tutti caratterizzati da una certa gravità e dalla compromissione del cosiddetto “esame di realtà” da parte del soggetto. A questa classe appartengono quadri sintomatologici estremamente variabili per gravità e decorso.
La schizofrenia viene classificata da Timothy Crow (1980) e Nancy Andreasen (1982) in due tipi a seconda della prevalenza di sintomi “positivi” (produttivi) e sintomi “negativi” (deficitari). La distinzione tra sintomi positivi e negativi ha condotto a descrivere due tipi di schizofrenia:
- Tipo I: predominanza di sintomi “positivi”;
sintomi positivi: sono comportamenti o esperienze del soggetto “in più” rispetto all’esperienza e al comportamento dell’individuo normale. Questi sintomi possono essere: i deliri, le allucinazioni e la disorganizzazione del pensiero;
- Tipo II: predominanza di sintomi “negativi”;
sintomi negativi: rappresentano una condizione “in meno”, caratterizzata da declino o scomparsa di alcune capacità o esperienze del soggetto normale. Possono includere inadeguatezza nel comportamento, distacco emotivo o assenza di emozioni; povertà di linguaggio e di funzioni comunicative; incapacità di concentrazione, mancanza di piacere (anedonia) e mancanza di motivazione; minor risposta ai trattamenti con farmaci antipsicotici; compromissione cognitiva. Assumono significato centrale il disordine del pensiero e il deficit di capacità di pianificazione. L’altro aspetto fondamentale della schizofrenia di Tipo II è il deficit neurocognitivo con indebolimento di alcune funzioni di base quali: memoria, l’attenzione, problem solving, la funzione esecutiva e la cognizione sociale.
Mentre nella schizofrenia di Tipo I risulta decisivo l’intervento farmacologico in quella di Tipo II adeguati interventi psicoeducazionali e riabilitativi possono modificare nettamente l’andamento della malattia. Il Progetto HYAK si inserisce come strumento terapeutico-riabilitativo proprio nell’ambito di tale gruppo sintomatologico.
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