«La signora senza camelie» è una commedia del 1952, diretta da Michelangelo Antonioni, con Lucia Bosé, scomparsa il 23 marzo scorso. Rai Storia, per omaggiare l’attrice italiana naturalizzata spagnola, ripropone questo film stasera, alle 21.10.
Trama: Clara Manni è una bellissima ex commessa divenuta, grazie alla partecipazione ad un solo film di genere passionale, una stellina del cinema.
Durante la lavorazione del secondo film, il suo produttore la convince a sposarlo, dopodiché, spinto dalla gelosia, la costringe ad abbandonare a metà la pellicola e si indebita per darle la parte di protagonista in una produzione pretenziosa, molto al di sopra delle sue capacità. Nel frattempo la ragazza viene corteggiata da un diplomatico e se ne innamora…
Critica: Nel 1949 Antonioni aveva filmato un documentario dal titolo “L’amorosa menzogna”, in cui analizzava il mondo del fotoromanzo italiano, mentre nel 1951 Luchino Visconti girava il suo “Bellissima” rivelando il lato meno luccicante del mondo del cinema, il dietro le quinte, i provini degradanti, i compromessi, le delusioni e le feroci disillusioni (Suso Cecchi D’Amico era co-sceneggiatrice in entrambi i film).
La “Signora senza camelie” (il titolo purtroppo è poco felice, si rifà ad una battuta all’interno della sceneggiatura) si colloca quindi in questo filone affidando la parte di protagonista alla giovanissima Lucia Bosé (alla cui recente scomparsa si rende omaggio con questa riscoperta di un film tra i meno noti del regista) per interpretare una parte che riflette aspetti autobiografici (anche lei ex commessa aveva una carriera iniziata in modo fulmineo con alcuni film importanti tra cui Cronaca di un amore, il primo lungometraggio di Antonioni). Nel cast spicca anche Gino Cervi, la cui presenza alleggerisce con un tocco rassicurante la drammatica vicenda.
La trama svela proprio “l’amorosa menzogna” che si cela dietro alla facciata del sogno cinematografico, mostrandone i lati commerciali e produttivi più squallidi, i gretti calcoli, gli aggiustamenti della sceneggiatura in corso d’opera a secondo delle convenienze, i cinema che smontano i film che non “incassano”, costruendo un parallelo con la vita sentimentale della protagonista.
Clara Manni, come uno spettatore davanti allo schermo, attua una “sospensione di incredulità” davanti agli uomini che incontra, si lascia convincere dal marito ad interpretare Giovanna d’Arco, pur sapendo di non essere all’altezza, vuole credere di non essere solo un’avventura per il diplomatico Nando (straziante la battuta di lei: “Vuoi non capisca queste cose? Mi spiace sia finita la nostra vacanza”), ma, in fondo è consapevole della finzione, come confesserà all’amico attore: “Tutto mi sembrava finto… ero finta anch’io”.
Girato in uno splendido bianco e nero, il film ci mostra uno spaccato della Cinecittà di quegli anni, con i set (stupenda la scena del palazzo borghese, con gli amici ricchi dei proprietari radunati per vedere “la gente del cinema”, e l’anziana madre che scopre inorridita una controfigura in lacrime), i personaggi che vagano sperduti tra i fondali in rovina (chissà se la scena del bacio davanti alle “ombre cinesi” create da un tecnico delle luci dietro al tendone ha influenzato il Wim Wenders di “Nel corso del tempo”), ancora attuale nel descrivere sia gli inganni del mondo dello spettacolo che divora le sue creature lasciandole trasformate senza via di ritorno (“Vuoi che torni a fare la commessa? Non capisci che ormai anch’io sono cambiata?”) sia i sentimenti e le illusioni della protagonista, una donna incapace di dire di no in un mondo di uomini che lo danno per scontato.
Camilla Lavazza
Personaggi e interpreti (Doppiatore):
Durata 105 min