Trama: 1959. La famiglia afroamericana Meyers si trasferisce nell’idilliaca cittadina di Suburbicon, dipinta come l’incarnazione del sogno americano, dove trovano solo un’ostilità sempre più esplicita da parte dei concittadini.
Gli unici che paiono tollerarli sono i vicini di casa, i Lodge, tanto che i rispettivi figli fanno presto amicizia. Una sera due balordi sequestrano i Lodge uccidendo la madre, Rose, già costretta sulla sedia a rotelle a seguito di un incidente in cui guidava il marito, Gardner. Dopo il funerale la sorella gemella di Rose, Margaret, si trasferisce subito a casa loro ed il figlio Nicky comincia a nutrire dei sospetti…
Critica: George Clooney ama gli Stati Uniti d’America ma non l’ipocrisia che ne affligge la società ed è ben capace, come si era già visto nei suoi precedenti film da regista, di smascherarla anche attraverso l’ironia, che in questo film rende cupa e grottesca, anche grazie ai co-sceneggiatori, i fratelli Coen, di cui si sente fortemente l’influsso.
La storia fonde infatti due spunti: un soggetto noir dei fratelli Coen ed un fatto di razzismo realmente avvenuto a Levittown, Pennsylvania, che Clooney ha scoperto in un documentario del 1957 (i primi minuti del film ricalcano i fatti realmente avvenuti, compresa la scena della petizione, con una agghiacciante carrellata di volti animati dall’odio).
Le due storie scorrono quindi compenetrandosi di significati: la famiglia afroamericana viene presa di mira senza avere alcuna colpa, in un crescendo di odio sempre più cieco e fanatico, mentre i veri mostri si mimetizzano all’interno della “perfetta” famiglia Lodge.
Gli interpreti sono tutti eccezionali: Matt Damon, volutamente un po’ sciatto ed imbolsito, è il tipico padre di famiglia conservatore, ma sotto l’anonimo abito da impiegato cela un criminale improvvisato, incapace di fermare la spirale di violenza innescata dalle sue colpe (tema assai amato dai fratelli Coen).
I suoi occhiali rotti, aggiustati con il nastro adesivo, diventano un po’ il simbolo di questo suo cercare di “rattoppare” i danni provocati senza però riuscire a risolverli veramente e, anzi, aggravandoli sempre più.
Julian Moore appare nella doppia veste delle due sorelle gemelle, Rose e Margaret, riuscendo a differenziarle con pochi tocchi nella postura, anche quando Margaret deciderà di tingersi i capelli dello stesso colore della sorella defunta in un processo di appropriazione totale del suo spazio e di sostituzione nella vita della sua famiglia. Sempre bravissima, ci regala una panoramica di sorrisi ipocriti celati dalle maniere distinte di perfetta casalinga, che richiamano un po’ La signora ammazzatutti di John Waters, senza spingersi così a fondo sul registro grottesco.
Ottimo anche il tenero Noah Jupe, che interpreta Nicky con grande spontaneità, e perfettamente riuscita la scelta di tutto il cast, compresi i due scagnozzi, dalla fisicità appariscente e minacciosa.
Ambientazioni e costumi sono stati curati meticolosamente per immergerci in quella tipica atmosfera immortalata nelle illustrazioni di Norman Rockwell e la fotografia spesso cita i dipinti di Edward Hopper, imprescindibili riferimenti per ogni ricostruzione dell’epoca.
Clooney si conferma ottimo regista, capace di equilibrare con intelligenza i due temi della storia, riuscendo, nonostante l’inevitabile crescendo di violenza, a mantenersi esente da un eccessivo cinismo grazie ad uno sguardo ad altezza di bambino.
Camilla Lavazza
Anno 2017
Regia George Clooney
Soggetto Joel & Ethan Coen
Sceneggiatura George Clooney , Joel & Ethan Coen, Grant Heslov
Personaggi e interpreti
Gardner Lodge Matt Damon
Margaret / Rose Julianne Moore
Nicky Noah Jupe
Ira Glenn Fleshler
Louis Alex Hassell
Zio Mitch Gary Basaraba
Roger Oscar Isaac
Hightower Jack Conley
Sig.ra Meyers Karimah Westbrook
Andy Tony Espinosa
Sig. Meyers Leith Burke
Fotografia Robert Elswit
Musica Alexandre Desplat
Scenografia James D. Bissell
Montaggio Stephen Mirrione
Effetti speciali Brendon O’Dell
Costumi Jenny Eagan
Trucco Randi Mavestrand, Richard Redlefsen, Ellen Vieira
Produttori George Clooney, Grant Heslov, Teddy Schwarzman
Produttori esecutivi Barbara A. Hall, Hal Sadoff, Joel Silver
Durata 105 min