«Perché – spiegano ad AlbatrosFilm – abbiamo voluto realizzare questo documentario? Dopo le prime due settimane di spaesamento, a metà marzo ci siamo resi conto che le migliori energie della città si erano già attivate per uscire dalla grave situazione in cui siamo stati catapultati. Ci siamo chiesti quale fosse il contributo che potevamo offrire: come casa di produzione quello che sappiamo fare è usare il mezzo audiovisivo per documentare, per raccontare storie, per emozionare e motivare le persone».
Il documentario «2 mesi Brescia 2020» diventa memoria collettiva di un dramma che ha colpito tutti attraverso le riprese aeree sulla città deserta e dando voce a chi ha vissuto l’emergenza sanitaria in prima linea.
«Un dramma – continuano gli ideatori del progetto – che solo apparentemente ha portato alla paralisi totale: Brescia è una città che non si arrende, consapevole che la vita è gioia e felicità solo se dietro c’è il lavoro e la fatica, perché non si lavora mai solo per sé stessi, ma sempre anche per gli altri».
«Le limitazioni di movimento dettate dal lockdown – si legge nei titoli di coda – hanno condizionato inevitabilmente le nostre riprese. Le storie che abbiamo raccontato sono solo una piccola parte di tutte quelle che avremmo voluto documentare. Un po’ tutti ci siamo messi a servizio della comunità, cercando di dare il giusto contributo. Il documentario è il nostro atto di fede nei confronti della città. I due mesi di emergenza sanitaria sono passati. Ora inizia una nuova fase, forse più difficile. Ma solo uniti ce la faremo».