Nasceva cento anni fa lo scudetto tricolore che ancora oggi identifica la squadra che ha vinto il campionato di serie A e che campeggia sulle divise azzurre della Nazionale di calcio.
Il simbolo che tutti gli sportivi conoscono fece la sua comparsa a Fiume, che nel 1920 è sotto la Reggenza del Carnaro del Comandante Gabriele d’Annunzio e i suoi legionari.
È il7 febbraio 1920 quando le autorità fiumane decisero di organizzare una sfida tra una selezione delle squadre della città ed una rappresentativa del Comando militare.
Qualcuno suggerì di far giocare la squadra militare (che simboleggiava l’Italia) con la maglia azzurra, il colore dei nazionalisti, ma senza lo scudo sabaudo biancorosso, che campeggiava sulle divise delle nazionali italiane dell’epoca. Al suo posto, appare uno scudetto tricolore (bianco, rosso e verde), senza alcun fregio all’interno, che vuole rappresentare il repubblicanesimo. L’idea è di Gabriele d’Annunzio.
A quei tempi i calciatori dell’Italia vestivano la maglia azzurro mare della dinastia dei Savoia, con lo scudo crociato bianco e rosso. Era successo pure, che alle Olimpiadi interalleate svoltesi a Parigi nel 1919, gli italiani avevano sfilato con la bandiera bianca, rossa e verde sulle maglie, ma sempre con lo stemma sabaudo al centro. Il tricolore “repubblicano” in quel momento rappresentava un affronto a Casa Savoia, un simbolo antimonarchico, un’autentica sfida lanciata dallo stesso Gabriele D’Annunzio.
L’incontro si disputa il pomeriggio di sabato 7 febbraio allo stadio di Cantrida che per l’occasione ospita sugli spalti l’Alto Comando e d’Annunzio, acclamato dalla folla.
Bisogna, però, attendere 4 anni prima che lo scudetto arrivi negli uffici della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Nell’agosto del 1924 l’assemblea della FIGC, riunita a Torino, approvò la decisione in base alla quale la squadra campione d’Italia avrebbe avuto la facoltà di fregiarsi di questo speciale distintivo tricolore, che avrebbe portato sulle maglie per tutta la stagione seguente.
Lo scudetto di D’Annunzio comparve per la prima volta allo stadio Marassi il 10 ottobre 1924 sulle maglie del Genoa campione d’Italia. Nel 1925 lo portò il Bologna. Ma già nel 1926 sulle maglie della Juventus Campione d’Italia appare uno scudetto tricolore modificato con l’inserimento del simbolo sabaudo al suo interno. Nel 1931 la Juventus fece sparire lo scudetto, ponendo sulle strisce bianco-nere delle sue magliette lo scudo rosso sabaudo con il fascio accanto.
Lo scudetto tricolore ritornò in auge il 27 aprile 1947, quando la nazionale di calcio italiana ospitò in amichevole la Svizzera allo stadio Franchi di Firenze, davanti a 45mila spettatori. Inno di Mameli, giocatori schierati e sul petto degli azzurri per la prima volta nel dopoguerra, come riportano le cronache del tempo, si rivede lo scudetto tricolore “ideato” da D’Annunzio.
Per la cronaca ricorderemo che Italia-Svizzera finì con il successo degli azzurri per 5-2. Per l’Italia di Pozzo scesero in campo: Sentimenti IV (Juventus), Ballarin (Torino), Maroso (Torino), Grezar (Torino), Parola (Juventus), Castigliano (Torino), Menti II (Torino), Loik (Torino), Gabetto (Torino), Mazzola (Torino), Ferraris II (Torino).
Valentino Mazzola segnò la rete che aprì le marcature, poi segnarono due volte Menti II, il fiumano dei granata Ezio Loik ed ancora Menti II.
Quello stesso scudetto ancora oggi è cucito sulle divise di tutte le nazionali italiane e sulla maglia della club che vince il campionato.
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